Papa Francesco

Malattia, sofferenza e unzione degli infermi

Pubblicato il: 16 Ottobre 2019

L’incontro con la malattia e con la sofferenza in generale è uno dei gradini più difficili da salire nell’esperienza umana. C’è chi su quelle scale ci passa l’esistenza, perché costretto dagli eventi della propria vita o di quella dei propri cari e chi sceglie di fermarsi accanto a chi soffre, di fare un pezzetto di strada, di condividere un cammino aspro e faticoso per guarire, attraverso la comunione con il malato, anche le proprie ferite.

Il libretto che viene proposto raccoglie stralci (e non i testi completi) di riflessioni, o di indirizzi di saluto, che papa Francesco detta tra il 2015 e il 2018 in occasione di alcune giornate del malato, a incontri sul tema anche con chi lavora nel settore delle cure mediche, durante l’Angelus o nei pellegrinaggi. Parole rivolte ai malati certamente, ma anche agli operatori sanitari, ai religiosi, a chi si occupa professionalmente della malattia, alle famiglie, definite “primi ospedali”, e alle comunità cristiane che sempre dovrebbero avere un occhio di riguardo e una vicinanza preferenziale ai sofferenti di qualsiasi tipo.

Avvicinare il mistero del male è faticoso, darne spiegazione pressoché impossibile. La fede aiuta ad accettare e ad avere sentimenti di compassione (cioè di condivisione della sofferenza) verso i malati, senza pretendere di mettersi al posto di Dio. In queste brevi righe l’accento non è mai teologico, ma sempre profondamente umano e rigorosamente scritturale: si fa riferimento a ciò che del dolore ha detto Gesù così come tramandato dai Vangeli e dagli Apostoli, e a come l’ha vissuto, negli altri e personalmente.

Gesù ha affrontato senza timore la sofferenza, l’ha abbracciata, l’ha consolata, ha guarito i malati nel corpo e nello spirito, si è fatto uomo con l’uomo più diseredato e solo. Ha chiesto soprattutto di fare altrettanto. Ha subìto una tortura e una morte da innocente, per liberarci definitivamente dal dominio del Male.

E tuttavia, purtroppo, col Male i conti li facciamo ancora. Francesco richiama alcuni luoghi cari al cattolicesimo: l’offerta della propria malattia a completamento di ciò che manca in noi dei patimenti di Cristo, a favore della Chiesa e del suo corpo mistico – secondo un famoso passo paolino nella Lettera ai Colossesi –, offerta che dovrebbe aiutare il sofferente a vivere con fiducia e speranza la propria amara condizione; il primato dell’amore su ogni tipo di infermità sia da parte di chi soffre (Dio ci ama nonostante la malattia, nessuna malattia fisica o spirituale rende l’uomo indegno dell’amore di Dio), sia soprattutto da parte di chi assiste, opera, aiuta e accompagna il malato (sapienza del cuore è uscire da se stessi, stare con l’altro, “il fratello”, imparare a non giudicarlo); la presenza amorevole di Maria, madre del Cristo, accanto a ogni uomo; l’occhio spirituale fisso alla Croce, luogo per eccellenza del mistero insondabile del Male, che per Grazia in quello strumento di tortura vede anche la sua inesorabile sconfitta.

Una domanda del Papa che occupa poche righe di un breve saluto a una delle molte Udienze generali così recita, muovendo dal racconto evangelico delle guarigioni compiute da Gesù: mi chiedo dove sono le porte davanti a cui portare i malati sperando che vengano guariti!

Il Santo Padre ha ragione, mi chiedo se si colga la portata della sua richiesta: a fronte di moltissime esortazioni di Gesù, ma anche di molte testimonianze contenute negli Atti degli Apostoli e nelle Lettere di San Paolo, la cristianità (soprattutto cattolica) ha poco a poco perduto l’abitudine di pregare con i malati per la loro guarigione (il termine esatto è pregare “sui” malati), quasi che sia un’indebita richiesta, perché se uno è malato non può fare altro che accettare la propria condizione per essere gradito a Dio.  Conoscendo tuttavia i pronunciamenti del Papa su questo tema, mi chiedo come mai i curatori (e suppongo selezionatori) dei testi del Pontefice relativi a questo argomento abbiano preferito non includere i molti incoraggiamenti che il Papa fa alla Chiesa proprio nel senso detto (presenti talvolta nel corpo stesso dei messaggi, qui riportati solo parzialmente). Il richiamo alla preghiera c’è, ma più come medicina per l’anima, non già come fonte di guarigione. E si riaffaccia il dubbio di una scelta ben precisa dei brani da pubblicare, onde non incorrere in accuse di fondamentalismo ammiccante ad altre realtà cristiane, magari non cattoliche. Recentemente (2018) il Pontefice ha parlato della preghiera di intercessione che va fatta con coraggio, non certo a mezza voce, “sfidando Dio” se abbiamo fede che possa cambiare la nostra situazione (o quella per la quale preghiamo). In questa raccolta mi sembra che si sottolinei soprattutto la necessità della fede come mezzo di riappacificazione con Dio anche nel persistere della malattia e la necessità della “prossimità” al malato come manifestazione tangibile dell’amore di Dio: aspetti di profonda umanità che sembrano però sorvolare sulla possibilità non così eccezionale delle guarigioni, spesso confinate alla sfera del meraviglioso e del fantastico, realtà invece tangibili di cui abbiamo quotidiana esperienza, anche quando avvengono a livello spirituale (che non è cosa da poco). L’unzione degli infermi – che correttamente il Pontefice ricorda non essere necessariamente “estrema” – è utile nei casi gravi, può essere ripetuta e va senza dubbio accompagnata da una preghiera fiduciosa. In questo senso va interpretata l’appendice di rituali e preghiere per i momenti comunitari dedicati a tale pratica di fede (giornate del malato ad esempio).

È chiaro che occorre una vicinanza umana fatta di dedizione, amicizia, benevolenza ai sofferenti (e alle loro famiglie, troppo spesso lasciate completamente sole): Papa Francesco richiama molte volte a questa responsabilità le comunità cristiane. Chi ha fatto un po’ di vita di parrocchia sa quanto sia difficile smarcarsi dalla tentazione di “lasciar fare agli altri” quando di mezzo ci sia la malattia (penso ad esempio a quella psichica, in questa raccolta purtroppo poco ricordata), soprattutto quella meno gradevole e facile da trattare.

Gli scritti scelti sulla malattia, se pure perfettamente in sintonia con la grande umanità di papa Francesco, e sebbene incardinati soprattutto nel Vangelo, offrono a chi legge diversi spunti di meditazione, ma non completano a mio parere un panorama che lo stesso Papa ha contribuito ad arricchire in questi anni e che molti movimenti all’interno della Chiesa hanno declinato in veri e propri servizi di accompagnamento ai malati anche gravi, portando speranza, conforto, spesso assistendo a profondi cambiamenti positivi nelle vite di tante persone che nonostante la sofferenza si sono riscoperti accolti e amati. Ed è quello che Francesco augura a chi soffre, la scoperta di una dimensione di accoglienza nella quale trovare una collocazione (contro la “cultura dello scarto”) piena e degna, nonostante malattia e disabilità. Occorre un cambiamento di prospettiva nella società e nelle comunità perché si abbia piena realizzazione di una prossimità all’altro – specie se malato, debole, solo: noi siamo anche le mani di Dio, spesso le uniche che tanti possono sperimentare. Ed è necessario unire alle opere anche la fede e la preghiera, per evitare un umanesimo apprezzabile, ma fine a se stesso: pregare permette di entrare nei territori aridi del male con coraggio, speranza e fiducia nell’amorevole presenza di Dio lungo i misteriosi percorsi della nostra esistenza.

Edizione esaminata e brevi note

Jorge Mario Bergoglio (Buenos Aires, 1936-) è dal 13 marzo 2013 papa della Chiesa Cattolica e Vescovo di Roma. Numerosissimi gli scritti, a partire dal 1982, in lingua spagnola e italiana. Due le encicliche finora uscite: Lumen fidei (2013) e Laudato si’ (2015). Quattro le esortazioni apostoliche: Evangelii Gaudium: Esortazione Apostolica sull’annuncio del Vangelo nel mondo attuale (2013); Amoris laetitia: Esortazione Apostolica sull’amore nella famiglia (2016); Gaudete et exsultate: Esortazione Apostolica sulla chiamata alla santità nel mondo contemporaneo (2018); “Christus vivit”: Esortazione Apostolica post-sinodale ai Giovani e a tutto il Popolo di Dio (2019)

Papa Francesco, Malattia, sofferenza e unzione degli infermi: riflessioni e indicazioni. A cura di Luca Guglielmoni e Fausto Negri. Bologna, EDB, 2019. 96 p.