“Sollevammo lo sguardo e con studiata lentezza lo volgemmo verso di lei. Era immobile con il gomito alzato appoggiato alla spalla di Billy, in quella posa sembrava una modella: la canottiera bianca, le gambe atletiche nude sotto gli shorts e le All Star rosse ai piedi che si accavallavano. A me pareva la versione romagnola di Daisy Duke. Sentii con chiarezza due potenti battiti. Uno era sicuramente il cuore. L’altro era molto più in basso. Si girò con lentezza molto più studiata della nostra e lasciò che i suoi occhi grigioverdi si prendessero le mie pupille, e anche tutto il resto. Un vortice, una galassia, un buco nero” (p.28)
Sembra passata una vita, eppure sono soltanto 30 anni. Sembra passata una vita a noi 45enni di oggi perché l’onda lunga del secolo breve ha sconfinato in modo prepotente nel nuovo millennio, spazzando via non soltanto i residui del Muro di Berlino, ma anche alcune certezze malriposte in merito ad un benessere ritenuto stabile e dato troppo in fretta per acquisito. Ricordare l’estate del 1989 – poco prima che il muro fosse abbattuto, e a un anno di distanza da quelle che divennero le notti magiche di Italia 90 -, per noi adolescenti di allora è un’operazione che va oltre la mera e semplice nostalgia: è come fare un viaggio a ritroso in un altro mondo, rispetto all’attuale. Se c’è però un sentimento che resta simile se non identico, nonostante i passaggi di tempo, è quello del primo innamoramento. Le prime palpitazioni adolescenziali, quel vuoto che ti prende allo stomaco… il primo bacio. È ciò che in sostanza ci racconta Carlo Bertocchi, con la sua opera prima, edita da Terrarossa, Mezza luce mezzo buio, quasi adulti, un po’ romanzo di formazione e un po’ viaggio socio-antropologico nella rossa Romagna al tempo in cui le ideologie erano ancora fortemente connotative e caratterizzanti, nell’estate che avrebbe preceduto l’abbattimento del muro il quale, fino ad allora, aveva diviso non una semplice nazione ma due aree geografiche con opposte concezioni del mondo.
Siamo in un paesino della Romagna, al culmine dell’estate del 1989. Per Bert e la sua banda di coetanei – tutti 14enni o quasi – è l’ultima estate prima delle superiori. Ma c’è anche il gruppo di quelli un po’ più grandi, capeggiati da Billy, il bulletto della zona, che agli occhi di Bert non ha solo il torto di avere una diversa estrazione politica familiare rispetto alla sua, ma anche di stare insieme alla ragazza dei suoi sogni, Matilda. A riscaldare ulteriormente l’atmosfera del luogo, tanto da sollecitare le paure e le fantasie dei ragazzi, arriva la notizia che nei campi delle loro scorribande si nasconde un assassino d’origine albanese, che avrebbe sparato alla fornaia del paese. Assassino, o presunto tale, con il quale il nostro protagonista si troverà inavvertitamente a contatto. Agosto è inoltrato, l’estate avanza velocemente, e Bert dovrà dirimere questioni cruciali per la sua giovane età: Come comportarsi con l’albanese? Come fronteggiare Billy e la sua banda? Ma soprattutto, come conquistare la bella Matilda?
Cosa resterà degli anni 80? Si chiedeva Raf, proprio nel fatidico 1989 evocato dal romanzo in questione. Anni che allora sapevano di disimpegno e riflusso ideologico, se paragonati alla decade precedente, e che oggi vengono inaspettatamente rivalutati da artisti, storici, sociologi, giornalisti, letterati e non solo, proprio perché ci ricordano la spensieratezza di un’epoca che a confronto con l’attuale sembra quasi un’età dell’oro. E certamente lo è stata, per chi come l’autore di Mezza luce, mezzo buio, era adolescente in quel periodo, non fosse altro perché a certe latitudini il tempo e le emozioni erano ancora più spontanee e dilatate che nei grandi centri urbani. Ma al di là del tempo storico e del contesto sociale e geografico che ci viene raccontato, quel che Carlo Bertocchi efficacemente restituisce attraverso le sue 160 pagine è quell’emozione che ruota intorno al primo bacio e che resta ragionevolmente immutata per ognuno. Immutata non solo nel ricordo di chi l’ha vissuta, ma anche probabilmente nelle dinamiche che attraversano una modernità per altri aspetti fin troppo veloce e rapida nei suoi continui stravolgimenti.
La costruzione narrativa di Bertocchi regge ed è sempre sufficientemente credibile, nonostante alcune distinzioni fin troppo manichee dei personaggi, tanto da rasentare il caricaturale. Non ha particolari lampi ma è abbastanza godibile. Anche la sottile trama gialla è più al servizio del suo assoluto protagonista – alter ego (Bert), che di una storia di cui intuiamo già ampiamente gli snodi, una volta acquisiti tutti gli elementi. Ciò che convince pienamente ed è degno d’attenzione, in Mezza luce mezzo buio, sono i suoi brillanti dialoghi. Bert, in particolare, ha delle battute e dei pensieri fulminanti che ricordano vagamente – come suggestione generale, vista la distanza linguistica e temporale – quei lampi di genio che Salinger mise in bocca al suo Giovane Holden, e tutto ciò investe il racconto di una freschezza e di una vitalità fuori dal comune rispetto agli attuali italici romanzi di genere. Da questo punto di vista, l’autore riesce a mantenere desto l’interesse del lettore per l’intero arco narrativo. Ed è un pregio non da poco, considerando che siamo di fronte ad un’opera prima, la quale peraltro ha anche il merito di saper restituire le atmosfere del tempo e del luogo attraverso descrizioni e dettagli – dai soprannomi dei ragazzi, tipici di quegli anni, come Ciccio, Trillo, Tex, Billy, alle bevande che oramai al bar non trovi più, come spuma, cedrata, e forse anche il chinotto – sempre ben calibrati. Anche le forti connotazioni ideologiche, come dicevamo in precedenza un po’ troppo artificiose e a senso unico, sono però amalgamate in modo abbastanza armonioso ad un contesto generale che ricorda quello raccontato con soave spensieratezza dalle opere di Guareschi. L’ espediente dell’assassino che genera la curiosità degli adolescenti, più che richiamare Stephen King e il suo Il corpo (racconto tratto dalla raccolta Stagioni diverse, da cui venne tratto il bellissimo film Stand by me – ricordo di un’estate), dove i ragazzi andavano in cerca di un cadavere, come rito di passaggio dall’infanzia all’adolescenza, è un logico appiglio per Bert nel voler attirare l’interesse di Matilda, che pur essendo sua coetanea lo riteneva fino ad allora un ragazzino. Meno efficace, dal punto di vista strettamente narrativo, il sottotesto morale (la paura del diverso), toccato di sfuggita nelle conclusioni.
Opera evidentemente autobiografica, sia pur romanzata con andamento quasi fiabesco, Mezza luce mezzo buio, quasi adulti ha il pregio di restituire al lettore il senso profondo di ciò che ha vissuto, che sta vivendo o che ancora deve vivere, ovvero quell’emozione della prima cotta e del conseguente primo bacio, che non può essere estranea ad alcuno e che, a ben guardare, è davvero una delle poche, vere ragioni irrinunciabili del nostro tragitto terreno. Un’emozione “al limone”, ad uso esclusivo dell’adolescente che siamo o che siamo stati, che nella vita – come ci suggerisce l’autore – non dovremmo mai smettere di cercare.
“Dall’acquazzone del giorno prima il tempo era cambiato. Guardando intorno e in alto, il blu era una distesa uniforme, ma che l’estate stesse terminando era chiaro anche dalle locandine con la programmazione dei cinema. L’ultima proiezione all’aperto sarebbe stata a breve, con una bella scazzottata di Bud Spencer e Terence Hill: il prete sapeva il fatto suo per attirare giovani leve alla casa di Dio. Il cine-circolo della FGCI invece era come sempre nel trip intellettualoide, aveva in programma per la prima al chiuso la solita mattonella in bianco e nero”. (p.94)
Federico Magi, ottobre 2019.
Edizione esaminata e brevi note
Carlo Bertocchi nasce in mezzo agli 70 nella Romagna di confine: non quella famosa delle balere e della crema solare, quell’altra. La sua giovinezza è stata segnata dalla visione di Guerre Stellari ma, incapace di costruire astronavi e spade laser, ha preferito prima dedicarsi alla cucina, poi alle scienze sociali e da sempre alla scrittura. Si è diplomato alla scuola Holden e continua a studiare e leggere con entusiasmo. Questo è il suo primo romanzo e vede la luce anche grazie agli insegnamenti di Cristiano Cavina e Marco Missiroli, putacaso romagnoli anche loro.
Carlo Bertocchi, Mezza luce mezzo buio, quasi adulti, Terrarossa Edizioni, Collana: Sperimentali, 2019.
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