Dwyer Hickey Christine

Farley

Pubblicato il: 8 Dicembre 2019

Quando ci si trova davanti al racconto di una vita che in qualche modo va a ritroso o non segue un tradizionale percorso cronologico, viene quasi automatico pensare al film “Il Curioso Caso Di Benjamin Button”.

“Farley” inizia dalla fine: anno 2010, il protagonista, ormai anziano, durante la notte è caduto nel bagno di casa sua e qui è bloccato, con il corpo che ormai sembra aver ceduto e i pensieri che invece guizzano da una parte all’altra come impazziti.

I capitoli successivi tornano progressivamente indietro di dieci anni per volta, ripercorrendo appunto la vita di Farley fino ad arrivare ai primi anni dell’infanzia, nel 1940. Nel mezzo, la vita di un impiegato di Dublino, con i suoi problemi, i suoi momenti critici e quelli felici, gli amici, i parenti e i rapporti spesso complicati con tutti loro.

Nonostante sia la storia di una vita, è quasi magistrale come l’autrice Christine Dwyer Hickey riesca a non far succedere molto: la maggior parte della narrazione sono infatti i pensieri del protagonista e l’azione è assai limitata. Un libro principalmente introspettivo e lirico. Scelta ben precisa e sicura dimostrazione di bravura da parte dell’autrice, ma che alla lunga risulta un po’ pesante per il lettore medio e ammetto che a volte mi sono ritrovato a saltare inconsciamente interi paragrafi.

Lo stile è molto interessante, grigio, scuro come l’autunno irlandese, a tratti amaramente ironico e perfino poetico. Lessico crudo e che non si fa troppi scrupoli, non c’è molto spazio per sentimenti positivi nella testa di Farley. Ecco un bell’esempio preso dal primo capitolo, mentre Farley è disteso in bagno dopo la caduta e sente la vicina rientrare a casa: “nel giro di pochi minuti potrebbe essere lì, in quella stanza. In piedi sopra di lui, che lo guarda dall’alto in basso. Che guarda lui, arrotolato come un cane attorno al gabinetto, con le palle che penzolano fuori dal pigiama sporco. Un filo di bava che gli cola da una parte. Un occhio che lacrima.”

I primi capitoli, quelli dove Farley è più anziano, sembrano essere più lunghi e scorrere più lentamente, una caratteristica di cui ci si accorge man mano che si va verso la giovinezza e l’infanzia, dove il tempo sembra più veloce e tutto meno complesso. Molto interessante è come il suo punto di vista sembra diventare più acuto con il regredire dell’età, quasi a volerci suggerire che forse della vita ci si capisce di più quando si è bambini che quando si è anziani.

A questo proposito, ho trovato molto bello uno dei paragrafi finali: “eppure i piedi rimangono solidi, ancorati al letto del fiume. È il crepuscolo o forse l’alba, ma in ogni caso nota che una morbida tonalità rossastra sta cominciando a spandersi nel cielo, a ricadere sugli alberi, lungo la riva, giù nel fiume. È solo. Solo sulla riva del fiume. Un uomo, un ragazzo, un bambino; di nuovo un uomo, tutto insieme.” Il protagonista non è un anziano, non è un bambino, è un uomo, nella sua interezza e in tutte le fasi della sua età, un personaggio quasi atemporale nel senso che resta coerente a sé stesso in tutte le fasi della sua vita, un concetto abbastanza filosofico e di sicuro impatto.

Non posso dire di aver amato questo libro e neanche di averlo letto facilmente, ma posso dire di averlo trovato interessante e che l’autrice dimostra un sicuro talento letterario. Lo consiglio agli appassionati di romanzi lirici e a quelli a cui piacciono le atmosfere cupe.

Edizione esaminata e brevi note

Christine Dwyer Hickey, vive a Dublino. È scrittrice di romanzi, racconti e testi per la televisione. Il suo romanzo “Farley” si è aggiudicato il The Irish Novel of the Year 2012 ed è stato nominato per Impac 2013 Award. Il suo precedente romanzo, “Tatty”, campione di vendite in Irlanda e
Inghilterra, è stato inserito tra le 50 opere irlandesi più importanti degli anni Duemila. Tra gli altri romanzi “The Lives of a Woman” e la trilogia dublinese: “The Dancer”, “The Gambler” e “The Gatemater”.
Christine Dwyer Hickey, “Farley”, traduzione di Sabrina Campolongo, Paginauno, Vedano Al Lambro (MB), 2019.