Qualche anno fa avevamo scritto che i “stupefacenti deliri” di Davide Predosin – il libro in questione era appunto “Alcuni stupefacenti casi tra cui un gufo rotto” – mostravano “un autore privo di inibizioni, audace quel tanto da dare forma a quelli che possiamo chiamare autentici incubi”. Affermazione che non deve far pensare ad una letteratura con vocazione orrorifica o con chissà quale altro obiettivo inquietante. La lettura del “gufo” e dallo “Sturagoscia” (il romanzo epistolare a quattro mani scritto con Carlo Sperduti, l’altro disinvolto autore della scuderia Gorilla Sapiens) ha suscitato impressioni probabilmente contrastanti perché dentro quei racconti e a quell’epistolario nonsense c’era davvero un po’ di tutto; e anche adesso “Alcune personalità di spicco” conferma un’attitudine allo scritto “non convenzionale”. Difficile proporre un’altra definizione per racconti brevissimi, microracconti, storie telegrafiche che il narratore ha esplicitamente voluto battezzare sotto il nome di “crudismi”, tali e quali all’omonimo blog di Predosin navigatore della rete. In questo caso il “crudo” viene inteso alla stregua di schiettezza nonché di rudezza e di prossimità a tutta la più anomala caratterologia umana: un florilegio di ossessionati per lo più innocui se osservati nell’attimo sfuggente della loro vita ordinaria.
In realtà non sempre siamo di fronte a personalità particolarmente “di spicco”; o almeno così non sembra. Anche il titolo quindi riflette una netta attitudine al paradosso (e da questo punto di vista allora si capiscono le affinità col suo collega Sperduti e perché lo scambio epistolare delle “Sturangoscia” abbia funzionato così bene). Quello che nella presentazione al libro viene chiamato mescolare “arbitrariamente episodi tratti dalla vita con storie immaginifiche”, ovvero “l’intenzione di manomettere la convenzionale divisione tra realtà e fantasia”, si traduce in brevi immagini che in apparenza fanno molto letteratura minimalista, almeno se intesa come “attenzione alle vicende quotidiane nei loro aspetti più usuali e ripetitivi” (cit.). In concreto anche l’ordinarietà nelle pagine di Predosin fa il paio con stranezza, bizzarria e con paragoni a dir poco arditi: il “crudismo” inteso come osservazione dello strano in oggetti e azioni che dovrebbero o potrebbero essere anche molto ordinari. Il tutto espresso con un linguaggio e uno stile quasi contegnoso, imperturbabile, che fanno risaltare ancor di più le ossessioni bizzarre dell’osservatore “crudista” e dell’osservato “crudista”.
Così in “Domanda retoriche”: “Considerare la somiglianza formale tra la domanda filosofica classica ‘perché sono al mondo’ e la più prosaica ‘chissà che cazzo sono venuto a prendere in camera dovrebbe aiutarci a riprendere il controllo di noi stessi con rinnovato entusiasmo, ricordandoci che la risposta viene solo uscendo dalla suddetta camera, o impasse, dimenticando la domanda stesa e facendoci balenare, mentre attendiamo ad altre occupazioni, una risposta sotto sotto già nota e anche abbastanza scontata” (pp.27). Microtesti che non si limitano alle “manomissioni” del pensiero ossessivo, ma che, per fare un esempio, possono diventare veri e propri microracconti dove l’aplomb magari cede al vernacolo nazional-popolare. Così “Teresa” che “del resto è pur sempre la storia di una donna abruzzese inasprita dal tradimento e dall’abbandono del marito, che va a Roma, prende la vita per le corna e gli uomini per il cazzo, con tanta e tale foga da diventare proprietaria di tre case” (pp.60).
Per poi giungere al “Guastafeste”, che non si sa bene se sia il “formidabile” del titolo, ma che di sicuro rappresenta l’ennesimo personaggio monologante e preda di ossessioni: “Ma nonostante mi tengano d’occhio – in tralice, ma mi tengono d’occhio – non me la sento. Né di prendere la birra, che l’uomo barbuto, scioccato, continua a porgermi tremando, né di dire nulla che suoni conciliante, accelerando l’inevitabile piega che spesso queste cose finiscono per prendere” (pp.49).
Insomma, una raccolta di brevi scritti che confermano le attitudini già presenti in “Alcuni stupefacenti casi tra cui un gufo rotto”, che magari non permettono ancora di giudicare le qualità di Predosin sulla lunga distanza, ma che fanno di “Alcune personalità” un testo perfettamente in linea con le idee del “Gorilla Sapiens” (vedi “l’intervista” a presentazione dell’omonima casa editrice): “Adoro l’ironia, ho un’ossessione per la corretta lingua italiana e un certo appetito per la distruzione delle categorie. Mi piace parlare di grandi sciocchezze come di questioni filosofiche di poco conto. I Gorilla sapiens sono fatti così! Sarà forse per via di quella storia dell’estinzione, che non ci fa dormire sonni tranquilli, ma nei momenti di veglia ci piace prendere la vita con leggerezza”.
Edizione esaminata e brevi note
Davide Predosin, è nato al Lido di Venezia nel 1978. Ha vissuto al Lido, a Mogliano Veneto e a Venezia. Dal 2004 vive e lavora a Roma. Con Gorilla Sapiens ha pubblicato la raccolta di racconti “Alcuni stupefacenti casi tra cui un gufo rotto” (2014), il romanzo scritto a quattro mani con Carlo Sperduti “Lo Sturangoscia” (2015), e “Alcune personalità di spicco tra cui un formidabile guastafeste” (2019). Suoi racconti e articoli sono apparsi in diverse antologie e riviste. Il suo blog è Crudismi.
Davide Predosin, “Alcune personalità di spicco tra cui un formidabile guastafeste”, Gorilla Sapiens Edizioni, Roma 2019, pag. 136. Copertina di Francesco Fidani.
Davide Pedrosin in Lankenauta.
Luca Menichetti. Lankenauta, gennaio 2020
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