C’è qualcosa di debole in questo romanzo. Qualcosa di troppo acerbo, forse. Qualcosa che attende di essere messo a fuoco in maniera più profonda e viscerale. D’altro canto siamo di fronte ad un’opera prima, almeno in senso letterario, visto che “Teresa degli oracoli” è il primo romanzo dell’antropologa Arianna Cecconi che, in precedenza, ha scritto per lo più testi legati alla disciplina che studia e che insegna. In verità evidenti segni di natura antropologica sono presenti anche in “Teresa degli oracoli”, soprattutto nella dimensione legata ai sogni, alle tradizioni ancestrali, ai legami indissolubili tra uomo e natura. Ciò che mi è mancato, onestamente, è stato uno stile all’altezza della storia narrata: qui ho rilevato l’inesperienza o l’immaturità della scrittura letteraria della Cecconi. Scrivere un romanzo non è come scrivere un ottimo romanzo. Ma credo sia solo questione di tempo, di esercizio e di altre letture.
La Teresa del titolo, quella degli oracoli, è un’anziana donna ormai prossima alla morte. Teresa tace ormai da tanti anni e giace in un letto che, a un certo punto, è stato portato al piano di sotto, al centro del salotto. “Ci sono i tesori di famiglia che passano di mano conservando luccicori e speranze, ci sono gli scheletri di famiglia che stanno nascosti negli armadi, ci sono gli odori di famiglia, i primi a essere riconosciuti e gli ultimi che si scordano, e poi ci sono i segreti di famiglia. A volte tutti li conoscono. A volte è uno soltanto che li custodisce dentro la bocca. Teresa il suo lo aveva tenuto per tanti anni stretto tra i denti, anche quando quelli erano caduti e li aveva rimpiazzati con una dentiera di smalto e oro per non correre il rischio di farselo scappare. Ma quando si era accorta che la vecchiaia avrebbe potuto scioglierle le labbra, Teresa aveva deciso di smettere di parlare“.
Teresa è al centro del romanzo pur non emettendo nemmeno un suono né compiendo alcun gesto. La sua presenza è costituita da un corpo che sembra nascondere alfabeti lontani e piccoli strani eventi che accadono senza spiegazione. Teresa dovrebbe morire da un momento all’altro ma in realtà non muore ancora. Attorno al suo letto si affollano amuleti, santini, fili e oggetti bizzarri: una conchiglia lasciata da Pilar, una statuina di Padre Pio, una boccetta con un liquido verdastro, un’immagine di Santa Lucia, pezzetti di corteccia, semi, un baco da seta, “negli anni il letto della nonna si tramutò in un albero di Natale fuori stagione, un santuario di tutte le divinità“. Attorno al letto della donna, bianca come la cera e silente come l’eterno, si muovono le altre donne di famiglia. Sua sorella Rusì, le sue due figlie, Irene e Flora, e la nipote Nina, figlia senza padre di Irene oltre che voce narrante di “Teresa degli oracoli”.
Donne, solo donne. I pochi uomini sono per lo più dimenticati, spariti o allontanati. La memoria di Teresa era bucata da tempo. Aveva cominciato a perdere nomi, parole, facce. Poi, a un certo punto, mentre puliva i fagiolini, presa coscienza di non riconoscere nemmeno sua nipote Nina, Teresa aveva scelto di tacere. In quel silenzio di memorie disperse e di storie nebbiose è racchiusa però l’essenza di una famiglia. D’altro canto questo romanzo racconta proprio una storia di famiglia con i suoi intrecci, le speranze tradite, i misteri di ciò che è stato taciuto e poi dimenticato. Riappropriarsi e recuperare pezzi di passato in nome di Teresa ormai in fin di vita è l’unico modo per non farla morire mai. La memoria conserva, la memoria tramanda, la memoria protegge.
La vita parla anche attraverso ciò che non si vede o non si afferra, come i sogni. La fiaba degli oracoli tracciata dai miti antichi si interseca con il silenzio di Teresa che parla senza parlare. Tra le donne che sono accanto al suo corpo disteso che vibra appena, respiro dopo respiro, c’è il bellissimo personaggio di Pilar, la badante peruviana. Le sue leggende e la sua lingua quechua si mescolano a quelle della terra nebbiosa della Pianura Padana in cui Teresa vive senza alcuna difficoltà. Le culture si affiancano e si fondono senza particolare fatica poiché, da buona antropologa, la Cecconi sa che esistono radici comuni a ogni civiltà, indipendentemente dal tempo e dallo spazio. E le origini ataviche di cosa siamo sono dentro di noi anche se non lo sappiamo: “Ci portiamo addosso il passato come le balene che nel grasso della pancia conservano le ossa di quando camminavano. Mentre nuotano, enormi balene, i pesci le guardano senza sospettare che quei grandi animali al loro fianco un tempo respiravano aria e camminavano sulla terra. Forse neanche le balene lo ricordano, ma lo sanno dentro. Lo sa il loro corpo e quel segreto lo custodiscono nella pancia, sedimentato nel grasso di quella nuova vita“.
È una storia bella quella di “Teresa degli oracoli” poiché in essa aleggia una sorta di magico incantamento, quell’inspiegabile mistero che si può percepire senza mai afferrarlo. Il segreto di Teresa è rimasto infilato nella sua carne e nel suo continuare a vivere esattamente come prima ma sembra proprio che, prima di andare via, da quel suo letto di morte, come una sorta di sognante visione, la donna abbia svelato a sua figlia ciò che doveva essere rivelato, proprio come fanno gli oracoli.
Edizione esaminata e brevi note
Arianna Cecconi è antropologa, vive e lavora tra Marsiglia e l’Italia. Ricercatrice affiliata all’Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales, insegna antropologia delle religioni all’Università Milano Bicocca. La violenza politica, le pratiche magico-religiose, i sogni e il sonno sono i principali oggetti di ricerca di una lunga esperienza etnografica cominciata sulla montagna pistoiese, continuata sulle Ande peruviane, in Spagna e attualmente nella periferia di Marsiglia. Accanto al percorso universitario, svolge attività di formazione in contesti non accademici, collabora con radio, compagnie di teatro, scuole e centri socio-sanitari. Dal 2010 collabora con l’artista visuale Tuia Cherici nel progetto Oniroscope e con il centro del sonno dell’Ospedale La Timone di Marsiglia. “Teresa degli oracoli” (Feltrinelli, 2020) è il suo primo romanzo.
Arianna Cecconi, “Teresa degli oracoli“, Feltrinelli, Milano, 2020.
Pagine Internet su Arianna Cecconi: Academia.edu / Intervista (Matrika)
Follow Us