Con un tono di volta in volta grottesco, surreale, fantasioso, questa nuova raccolta di Fabio Zuffanti dal titolo Amori elusivi (Fabio Zuffanti, Amori elusivi, Les Flâneurs Editore, 2019, pp. 122) ci regala un’incredibile girandola di storie, di episodi, di frammenti di vita con relativa galleria di personaggi, che ruota attorno ad unico grande tema, all’amore vissuto o immaginato ma sempre eluso. Si tratta di pezzi molto brevi, alcuni brevissimi, proposti con una scrittura limpida, lineare, non affatto pesante, che trova la giusta misura del racconto nell’arco di tre, quattro pagine al massimo, e nei quali l’intento principale pare essere non tanto quello di tratteggiare caratteri o di stigmatizzare certi modi di agire, quanto di porre sotto gli occhi del lettore quasi un gioco delle parti, in cui la più stramba umanità – stramba perché in molti casi è consapevole di quello che fa – sembra provare incredibilmente piacere nel tormento quotidiano a cui si sottopone, tuffandosi a capofitto nel mezzo di relazioni complicate, indefinite, spesso solo vagheggiate, nelle vicende più gravide di conseguenze, mossa da un’incomprensibile predisposizione a ingannare o a ignorare l’altro, a imporre condizioni o prese d’atto, o finanche a subire, in circostanze, insomma, che appaiono tutt’altro che limpide (“Juan Carlos Alvarez ha un grosso problema: ogni volta che gli capita di imbarcarsi in un rapporto duraturo con una donna ferma viene assalito da un irrefrenabile desiderio di tradirla.“)
Ci imbattiamo infatti in coppie che litigano, che si lasciano e si rilasciano per poi riprendersi e rilasciarsi; in uomini strenuamente impegnati nell’escogitare strategie elusive per tenere nascosta una relazione alla propria compagna, di cui però non vogliono fare a meno (le donne appaiono invece più dirette); in personaggi troppo buoni, per non dire ingenui, e poco portati a gestire una non facile vita di coppia quotidiana; in tipi romantici e sognatori persi dietro alle proprie fantasie amorose (“Pur avendo la intravista solo pochi istanti prima, già non ricordavo più il suo viso, visualizzavo mentalmente solo un paio di labbra piegate verso l’alto nell’atto di sorridere – labbra che coprivano tutto il mio campo visivo – il resto era nebbia.“) ma anche vittime di fissazioni e di follie insane, o attori di momenti cruciali in cui con estrema facilità tutto, all’improvviso, può apparire insensato e privo di prospettiva, destando un desiderio di vita che potrebbe rompere definitivamente il placido rito della consuetudine (“Questo vago senso di smarrimento che la accompagna ogni giorno da tempo, ma solo stasera, con un clic, ha cominciato a sbocciare annunciando l’inizio della fine, la trasformazione di quella torbida malinconia in infelicità“). Sono tutte tessere di un grande mosaico ironico e surreale che concorrono, alla fine, a dare bene l’idea di un gioco multiforme in cui i protagonisti paiono in fondo fare a gara nell’eludersi a vicenda, nel negarsi, nell’intraprendere percorsi che possono solo allontanarli.
Si ha anche netta l’impressione, ma potremmo in questo caso sbagliarci, che non ci sia da parte dell’autore alcuna intenzione di fornire risposte circa quello che ci viene narrando, quanto la premura di “mostrare” e di indurre così il lettore, attraverso questa nutrita casistica, a una presa di coscienza, a porsi conseguentemente delle domande sul perché e sui motivi che hanno potuto originare tali situazioni, domande a cui gli stessi protagonisti delle storie farebbero fatica a rispondere, vuoi perché impegnati a pensare ad altro, operazione pericolosa in ogni caso, cioè non presenti, vuoi perché probabilmente poco coinvolti dalla relazione di cui fanno parte, verità quest’ultima che emerge soprattutto dai dialoghi, in cui il tratto principale esibito dai personaggi è proprio quello di non riuscire a comprendersi, di non essere quasi mai sulla stessa lunghezza d’onda.
Senza mai propendere per gli uomini o per le donne, la raccolta di Zuffanti sembra quindi mettere in luce, in poche parole, l’incapacità di accettare l’amore vero, di affidarglisi con abbandono, attitudine a cui dovrebbe accompagnarsi anche il dovere di riconoscere l’altro come persona, di rispettarlo per quello che è, cosa inattuabile invece quando lo si riduce a puro oggetto di un desiderio effimero che pare purtroppo non trovare limiti o appagamento, come quando si è pervasi dallo spirito di consumare quante più relazioni possibili (“Come si fa , oggi come oggi, a pensare di accontentarsi? Abbiamo il mondo a disposizione e dobbiamo limitarci? Ma no! Io voglio vivere intensamente ogni istante della vita ed essere libera di conoscere chi mi pare.“), quando l’altro cioè è un mezzo e non un fine (“Lei. Non capisci niente, io non ho detto che non tengo a te, che non ti voglio bene, che non passo dei momenti speciali e che il sesso che facciamo non sia intenso e appagante. Ho detto che queste sensazioni che provo con te non esauriscono tutte le sensazioni che potrei provare con altri uomini. Con te trovo tutta una serie di cose bellissime, con un altro ne potrei provare altre, non le stesse. Cose diverse che tu non puoi darmi perché tu sei tu e vai benissimo così, ma non sei tutti gli uomini del mondo. Capisci cosa voglio dire?“).
Quale potrebbe essere, allora, e dove potrebbe risiedere, il valore ultimo che riconosciamo al disincanto di queste pagine? Dovremmo rattristarci, preoccuparci, o semplicemente sorridere delle tante situazioni grottesche e surreali che ci vengono proposte? Senza dubbio questa raccolta di Zuffanti potrebbe essere letta anche come un monito semiserio, o un richiamo. Di certo ci dà una mano a mettere in chiaro tanti di quegli aspetti, di quegli atteggiamenti, non sempre consapevoli, della vita quotidiana in cui gli uomini navigano senza realmente essere coscienti della rotta e di chi li affianca, preda come sono, purtroppo, di desideri e illusioni che fanno di loro un qualcosa di fumoso e assai poco limpido.
Edizione esaminata e brevi note
Fabio Zuffanti (Genova, 1968) è musicista e scrittore. Ha all’attivo oltre quaranta album come solista o leader di band quali Finisterre, Maschera di Cera e Höstsonaten e una fitta attività concertistica in tutto il mondo. È autore dei saggi Prog, 101 dischi al 1967 al 1980 (2016, Arcana), Battiato: La voce del padrone (2018, Arcana), del volume di poesie Il giorno sottile (2016, Mora) e della raccolta di racconti Storie Notturne (Ensemble, 2018).
Fabio Zuffanti, Amori elusivi, Les Flâneurs Edizioni, 2019, pp.122.
Recensione apparsa sul blog www.gianlucamassimini.it
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