Cuomo Antonio, Grossi Giuseppe, Liguori Luca

Cult. I film che ti hanno cambiato la vita

Pubblicato il: 17 Febbraio 2020

Da piccola, la sera dovevo andare a dormire alle 9. Non avevo mai sonno a quell’ora. Mi giravo e rigiravo nel letto in preda alla noia per un tempo che pareva infinito. Solo quando in TV davano i film con Bud Spencer e Terence Hill, potevo restare sveglia fino a tardi, per guardarli insieme a mio padre.
Mio padre, di solito ombroso e taciturno, davanti a quei film era di un umore eccezionale. Rideva e rideva, mentre volavano ceffoni e manrovesci, bottiglie spaccate, tavoli divelti… Io non capivo cosa ci fosse da ridere. Ma ridevo pure io, perché in quei momenti mio padre era contento come non lo vedevo mai.
In fondo, a chi non piaceva immaginare “un mondo in cui bastavano i sonori sganassoni di Bud e Terence per risolvere ogni problema. Niente pistole o fucili, niente superpoteri, niente armi chimiche o futuristici laser”. Sganassoni, e padellate in testa.

Alcuni film entrano nella nostra storia personale lasciandovi un segno. Per questo ho particolarmente apprezzato Cult. I film che ti hanno cambiato la vita. Perché, rispetto a quel che mi aspettavo (una semplice guida che proponesse schede di film, con trame e informazioni utili), Cult tratta ogni film andando a rompere la superficie, per estrarne il valore simbolico. E di alcuni, a mio avviso, coglie così bene l’essenza, da rievocare ricordi ed emozioni che vanno oltre il film, direttamente nel vissuto personale. Questo volume, insomma, non ci parla solo dei cult movie, quelli con cui siamo cresciuti, ma del modo in cui questi hanno segnato la nostra vita.

Cult. Un titolo coraggioso. Che però può facilmente esporre a critiche e a qualche delusione, se ad esempio tra i film presenti non vi fossero proprio quelli da noi considerati cult. La soggettività intrinseca nel concetto di cult movie, e la mole sconfinata del materiale selezionabile, rende impossibile infatti trovare una formula che possa accontentare tutti.

Per molti il film cult deve essere un film di scarso successo portato poi alla ribalta da visioni e riscoperte successive; per altri coincide con l’idea di classico, un film (magari d’autore) amatissimo dai cinefili e dalla critica”.

A bilanciare l’ingombranza del titolo, troviamo un paragrafo nell’introduzione in cui gli autori Luca Liguori, Antonio Cuomo e Giuseppe Grossi definiscono almeno in parte (benché sempre in modo astratto) il loro concetto di cult.

Per noi di Movieplayer.it il cinema diventa cult nel momento in cui traccia un solco importante nella cultura popolare e quindi, di riflesso, nella vita di tutti noi”.

In definitiva, seppure il nostro film preferito dovesse mancare all’appello, credo ci si possa ampiamente accontentare del lavoro corposo e accurato svolto da questi autori nel proporci ben centotrentacinque titoli, “tutti chirurgicamente sezionati ed esaminati in schede meticolose come solo dei veri Nerd navigati del settore saprebbero fare”.

Dal film d’animazione Akira al tenero extraterrestre E.T., passando per Clerks e Ghostbusters. Da Zoolander a Roger Rabbit. Da Donnie Darko a Dirty Dancing, che poi “diciamo la verità: quella presa acrobatica prima o poi l’abbiamo provata tutti. O almeno immaginata. Abbiamo preso la rincorsa o abbiamo sollevato, ci siamo affidati o ci siamo fatti carico di qualcuno”.
L’immancabile ragionier Fantozzi, dalla lingua che fa il tergicristallo davanti a una tentazione, dai rantoli timidi, la voce ovattata, la cui grandezza “è stata tutta qui: nel farci sentire migliori di lui mentre ci stavamo trasformando in lui; nell’illuderci di poterci salvare nascondendoci dietro il nostro dito puntato verso quel grassoccio signore perennemente frustrato”.
Fino ad arrivare a distopie visionarie, come Brazil. Perché “ci sono film che conquistano tutti, e ce ne sono altri che conquistano a fondo. Brazil è nel secondo gruppo, tra quelli che forse non tutti conoscono [… ] ma che sono venerati da quella nicchia di spettatori che hanno avuto la fortuna di imbattervisi nel corso della propria vita”.
Tra i film dell’orrore, troviamo L’esorcista; Nightmare; Non aprite quella porta; e il leggendario La notte dei morti viventi. Anche questo entrato nel mio immaginario così profondamente, che ancora oggi passando attraverso un cimitero, cerco qualcuno in lontananza da additare, sussurrando a chi è con me: «Guarda, quello è uno zombie…». E ogni volta penso quanto sarebbe emozionante se lo fosse davvero e ci inseguisse per metterci le mani al collo, e quanto sia bello sapere che in realtà non succederà mai.
L’apparizione del primo morto vivente in questo film è, in effetti, un momento epocale. “Un uomo ben vestito, con tanto di giacca e camicia, si aggira all’interno del cimitero per poi attaccare i protagonisti”. Una figura delineata nei minimi dettagli fisici e comportamentali (la camminata lenta, il morso contagioso…) al punto da diventare l’archetipo degli zombie negli anni a venire.

A parte la breve introduzione e un’altrettanto concisa prefazione, le 275 pagine di questo volume sono riservate solo alle schede dei film. Ciascuna molto curata, non solo nel testo descrittivo — che, come già detto, non si limita a descrizioni tecnicistiche delle trame, va dritto al cuore del film — ma anche nella grafica. Ogni scheda infatti è corredata da illustrazioni a tema, che arricchiscono un’impaginazione già ricca di dettagli visuali, font elaborati, geometrie e sfondi colorati, per un layout vivace, sebbene talvolta un po’ carico. Ogni scheda, inoltre, riporta le informazioni essenziali (titolo, durata, anno, regia, genere, principali interpreti), e alcuni riferimenti più sostanziali, come la scena cult, la frase cult, quel che ci rimane del film, e svariate curiosità riguardanti il backstage.

Insomma, “un vero e proprio ricettario sui cult movie”, come lo definisce Lorenza Di Sepio nella prefazione. “Non resta che sfogliarlo come un album di figurine dicendo: ce l’ho, ce l’ho, mi manca” e colmare qualche lacuna, qualora vi fosse.

Edizione esaminata e brevi note

Luca Liguori, classe 1977, appassionato ed esperto di cinema. Nel 2008 fonda Movieplayer.it, di cui è direttore.

Antonio Cuomo nasce a Napoli nel 1972. Nel 2008 è tra i fondatori di Movieplayer.it, di cui è caporedattore.

Giuseppe Grossi nasce a Bari nel 1985. Arriva nella famiglia di Movieplayer.it nel 2014.

Luca Liguori, Antonio Cuomo, Giuseppe Grossi, Cult. I film che ti hanno cambiato la vita, Multiplayer Edizioni, 2019