Devo anticipare che “La via dei topi. Sulle tracce dei nazisti in Argentina” non rientra esattamente nelle mie corde. Non amo questo genere di romanzi ma sono perfettamente consapevole che, al di là di me, ci siano moltissimi lettori interessati a una storia, complessa e ben costruita, che coinvolge consoli, servizi segreti, militari, massoni, personaggi in incognito, nazisti scampati alla loro stessa fine e altre strane figure storicamente esistite. Appena sotto il titolo, in copertina, è riportata la dicitura “romanzo storico”. Sicuramente questo è un romanzo storico ma è anche una spy story, un giallo, un thriller e, in parte, anche una vicenda ispirata a ciò che viene comunemente definita fanta-storia poiché agli eventi veri o verosimili narrati si mescolano anche segmenti di materia “leggendaria” che, storicamente parlando, non è mai stata documentata seriamente. Ciò non toglie nulla al fascino della trama né alle vicende che l’ex diplomatico Emilio Barbarani ha deciso di utilizzare per costruire il suo nuovo romanzo.
Il protagonista della vicenda, voce narrante del romanzo, può essere serenamente associato allo stesso Barbarani. Il personaggio principale de “La via dei topi” è un diplomatico, proprio come l’autore. Si tratta, infatti, di un console italiano giunto da pochissimo a Buenos Aires, in Argentina. Siamo nel 1974 e l’uomo, fin dai primi giorni di permanenza nel Consolato d’Italia in Argentina, si rende conto che la sua vita e la sua professione non saranno affatto semplici né sicuri. Fin da subito i colleghi, e non solo, gli suggeriscono di stare molto attento a non dare confidenza agli sconosciuti. Lo invitano a non parlare troppo, a non far capire cosa fa, a non intrattenere rapporti con persone poco note: il Paese è poco sicuro e chiunque potrebbe dimostrarsi tutto il contrario di ciò che dice di essere. Il clima di sospetto e ambiguità pervade tutto il romanzo e anche una bella ragazza conosciuta in un bar potrebbe rivelarsi una spia al soldo della polizia cittadina.
Il console italiano viene presto a conoscenza di una misteriosa figura di cui molti gli parlano con grande circospezione. Si tratta dell’Ufficiale. Una persona dall’identità enigmatica che i poteri forti locali, di palese ispirazione conservatrice e di destra, stanno cercando con impegno. L’Ufficiale, infatti, sembra essere una delle figure più eminenti e sfuggenti della sinistra presenti in territorio argentino. I militari, la polizia e gli uomini al potere sono legati a una matrice ideologica ben definita e lottano forsennatamente contro quelli che per loro rappresentano il nemico. Basta poco a scatenare sparatorie per strada, forme di giustizia sommaria, rapimenti che finiscono per lo più con interrogatori, torture e omicidi. La scomparsa di giovani prelevati dalla polizia è quasi la regola, i desaparecidos sono sempre più numerosi.
“La via dei topi” non è solo il titolo del romanzo ma anche il tragitto che, forse pochi conoscono, percorso da molti gerarchi nazisti, tecnici tedeschi e scienziati al soldo del Terzo Reich per giungere fino in Argentina alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Nel 1962 lo stesso Eichmann venne rintracciato in Argentina dal Mussad che lo rapì e lo portò in Israele per processarlo. Ma dove sono finiti questi gerarchi? Dove sono finiti gli scienziati e i materiali pericolosi che questi portarono con sé durante la fuga in Sud America? Quale progetto avevano in mente di allestire una volta finita la Guerra? I misteri della storia, i poteri nascosti, le strane manovre finanziarie hanno mantenuto viva e attiva una piccola e pericolosa enclave nazista sopravvissuta in un luogo segreto in Cile. “Oggi la preoccupazione di americani e europei, russi inclusi, è sapere dove si sono rintanati le migliaia di fuoriusciti nazisti che sono giunti in Argentina con il beneplacito delle Forze Armate locali, e cosa stiano facendo“.
Barbarani sfiora argomenti storici che, ancora oggi, rimangono un tabù. Come, ad esempio, la vera morte di Hitler che, secondo la storia qui narrata, non sarebbe avvenuta nel famoso bunker a Berlino ma, dopo una fuga rocambolesca e ignota ai più, si sarebbe verificata in Argentina nel 1962. Personalmente non reputo accettabile questa versione, ma riconosco che, se parliamo di invenzione narrativa, tutto, o quasi, diventa plausibile. Ognuno fa letteratura a proprio modo. Come scritto prima, non amo questo genere di storie perché, in un certo senso, trovo che si somiglino un po’ tutte. Preferisco un altro genere di letture e di atmosfere ma ciò non toglie che, di tanto in tanto, possa misurarmi anche con romanzi molto distanti dai miei gusti. Onestamente mi aspettavo tutt’altro, forse un libro che somigliasse di più a un saggio romanzato dedicato alla presenza dei nazisti in Argentina, perché è indubbio che ce ne siano stati diversi. In ogni caso è evidente che Barbarani ha un’ottima conoscenza di certi ambienti e di certi meccanismi, è appassionato di storia e sa scrivere degnamente. Consiglio il suo romanzo a tutte le persone appassionate di misteri e di versioni alternative della storia.
Edizione esaminata e brevi note
Emilio Barbarani è nato a Verona nel 1940 e vive a Roma. Laureato in Legge e in Scienze politiche, nel 1967 intraprende la carriera diplomatica. Dopo aver prestato servizio a Madrid e a Buenos Aires, nel 1974, in seguito al colpo di stato militare, viene inviato a Santiago del Cile, dove tornerà come ambasciatore nel 1998. Ha concluso la sua carriera come ambasciatore a Lisbona. Nel 2019 ha ricevuto il Premio speciale internazionale Flaiano di narrativa per il suo libro “Chi ha ucciso Lumi Videla?” (Mursia).
Emilio Barbarani, “La via dei topi. Sulle tracce dei nazisti in Argentina“, Ianieri Edizioni, Pescara, 2019.
Pagine Internet su Emilio Barbarani: Radio Radicale (intervista) / Ispi (scheda) / Festival della diplomazia
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