Quando la realtà supera l’immaginazione: ecco la dimostrazione che non serve scervellarsi troppo a creare trame intricate, indagini al cardiopalma e complotti inaspettati, molto spesso tutto questo è già a disposizione nella buona e vecchia realtà, basta solo scavare un po’.
Ed è esattamente quello che fa questo libro: che il celebratissimo poeta cileno Pablo Neruda sia morto pochi giorni dopo il golpe militare di Pinochet, è un fatto abbastanza noto, se non altro per la sua valenza simbolica. Le cause, ufficialmente un tumore alla prostata, lo sono un po’ meno. Ancora meno nota però è la pletora di teorie, testimonianze, supposizioni che invece sostengono che Neruda sia stato assassinato.
Il poeta era malato da tempo, su questo sono tutti d’accordo, ciò che questo libro contesta però sono le cause del decesso. L’autore, Roberto Ippolito, è un giornalista che ha già al suo attivo altri libri d’inchiesta e questo si nota: per dipanare una tale matassa di documenti, testimonianze, prove, teorie e materiale ci voleva decisamente un professionista. Per poi mettere tutto su carta in modo che risultasse leggibile al lettore medio, c’era bisogno di un giornalista. Il talento narrativo contestualizza tutta la situazione, ci riassume i prodromi del golpe e ne analizza le conseguenze, ampliando verso la fine lo sguardo anche alle reazioni degli altri paesi, in particolare degli Stati Uniti, che come è risaputo, hanno avuto un ruolo importante in tutta la vicenda del Cile, così come in quelle di molti altri paesi.
Il libro riassume e ricostruisce tutto il contesto e tutti i dettagli di una vicenda che ad oggi non si è ancora conclusa: sono infatti in corso da qualche mese, ulteriori analisi di laboratorio condotte in Canada e a quanto pare ostacolate dalle autorità cilene. La conclusione dell’autore è chiara, troppe coincidenze, molteplici eventi che non combaciano tra loro, tanti piccoli fatti che insieme smontano la versione ufficiale: “Qualcuno può davvero, con onestà, ancora pensare che la morte nella camera 406 sia naturale? L’omicidio di Neruda è nei fatti. Anche al di là dell’inchiesta giudiziaria.”
Lo stile del libro intrattiene e aiuta la lettura, ci sono però degli evidenti limiti e capitoli dove la necessità di sciorinare dati, documenti, verbali, relazioni, lo fanno assomigliare più ad un rapporto di polizia. Il rischio di questo tipo di libri è che siano scritti interamente in questo modo, ritengo quindi ci sia più merito nell’averlo evitato che demerito nell’aver ceduto in qualche capitolo.
In generale la vicenda mi ha appassionato, l’opera è ben scritta e la storia è degna di un bel thriller con trama originale, personaggi ben costruiti, moventi chiari e misteri non del tutto risolti. Solo appunto i capitoli più descrittivi mi hanno fatto calare l’attenzione e saltare qualche riga. Ciò non toglie che sia stato scritto a regola d’arte, con fonti precise e ben documentate, fatti analizzati e ben ricostruiti come un vero e proprio puzzle. La speranza è che contribuisca un giorno ad arrivare alla verità su quello che veramente successe.
Lo consiglio ovviamente agli appassionati del grande poeta cileno ma anche agli estimatori dei generi thriller e giallo.
Edizione esaminata e brevi note
Roberto Ippolito, giornalista, scrittore e organizzatore culturale, è direttore editoriale della rassegna “Libri al centro” a Cinecittàdue a Roma e ideatore di “Nel baule” al Maxxi. Ha diretto il festival letterario di Ragusa “A tutto volume”. Dopo aver curato l’economia per il quotidiano «La Stampa», è stato direttore comunicazione Confindustria, direttore relazioni esterne dell’Università Luiss di Roma e docente di Imprese e concorrenza alla Scuola superiore di giornalismo della stessa università. Tra i suoi libri Evasori (Bompiani 2008), Il Bel Paese maltrattato (Bompiani 2010), Ignoranti (Chiarelettere 2013) e Abusivi (Chiarelettere, 2014).
Roberto Ippolito, “Delitto Neruda”, Chiarelettere, Milano, 2020.
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