Benedict Marie

La donna di Einstein

Pubblicato il: 2 Aprile 2020

Quando qualcuno ha notato che stavo leggendo “La donna di Einstein” di Marie Benedict, non ha mancato di suggerirmi la visione della prima stagione della serie TV “Genius“, dedicata ad Albert Einstein, andata in onda su National Geographic e interpretata da Geoffrey Rush e Johnny Flynn nel ruolo di Albert Einstein; da Emily Watson e da Samantha Colley nel ruolo di Mileva Marić. Per ora mi sono dedicata al libro della Benedict, se capiterà vedrò anche la serie TV che, comunque, non ha attinenza diretta con il romanzo che ho appena letto il quale, in realtà, si concentra prevalentemente sulla figura di Mileva Marić, la studiosa di fisica e di matematica, che sposò Albert Einstein agli inizi del ‘900, quando non era ancora diventato il “genio” e Premio Nobel che tutti conosciamo.

La storia di Mileva Marić, per ammissione della stessa Marie Benedict, è qui ricostruita cercando solo una minima aderenza alla realtà storica e documentata: “Ogniqualvolta mi è stato possibile, nell’arco generale della storia (date, luoghi, nomi) ho cercato di attenermi ai fatti, prendendomi le libertà necessarie ai fini narrativi […] Senza dubbio alcuni dei fatti narrati in questo libro sono solo congetture. La donna di Einstein è e resta prima di tutto fiction“. Ne prendiamo atto anche se, in fondo, questo romanzo storico e biografico, concentrato sulla vita e sul ruolo che Mileva Marić ha (o avrebbe) avuto nel favorire il successo professionale e accademico di Einstein, è soprattutto la descrizione di una vita sacrificata al “genio” di un uomo, la rinuncia di una donna che ha abdicato al suo destino di potenziale studiosa per rivestire semplicemente il ruolo di moglie e di madre, quello che la società del tempo attribuiva regolarmente alle donne. Secondo la storia raccontata ne “La donna di Einstein”, Mileva Marić, grazie alla sua spiccata intelligenza e al suo talento, avrebbe potuto avere un futuro radioso in campo scientifico e accademico, un futuro a cui pochissime donne del tempo potevano aspirare se non avesse scelto di mettersi da parte, di vivere all’ombra di un marito così ingombrante e, a quanto pare, anche piuttosto egocentrico.

Va detto che la figura del grande, brillante Albert Einstein non esce particolarmente bene da questo romanzo. Il suo personaggio, non si sa quanto vicino al vero Einstein, risalta per essere un individuo egoista, opportunista, individualista e fin troppo concentrato su di sé e sui propri successi. Mileva Marić, personaggio principale e voce narrante de “La donna di Einstein”, ci restituisce di suo marito un ritratto quasi disturbante. Il romanzo ripercorre le fasi della giovinezza e della maturità di Mileva, partendo dal suo arrivo al Politecnico di Zurigo, in Svizzera, nell’ottobre del 1896. Mileva, o Mitza, è serba, ha un problema all’anca che le fa trascinare un piede quando cammina, ha sempre amato le materie scientifiche ed è la quinta donna della storia ammessa al corso quadriennale di fisica e matematica del prestigioso Politecnico di Zurigo. Ed è proprio qui che Mileva conosce Albert: “Alla mia destra, un giovanotto con una zazzera scarmigliata di riccioli scuri non mi levava gli occhi di dosso. In un gesto alquanto insolito per me osai incrociarne lo sguardo, ma persino quando lo fissai a viso aperto, sfidandolo a prendersi gioco dei miei sforzi, quegli occhi dalle palpebre un po’ cadenti non mutarono direzione. Al contrario, si incresparono agli angoli mentre il proprietario sorrideva sotto l’ombra scura gettata dai baffi. Un ghigno sconcertato. Ammirato, persino“.

Le vicende reali e quelle inventate, inevitabilmente, arrivano a confondersi. Ciò non toglie nulla alla ricostruzione narrativa di fatti di cui, ovviamente, nessuno può sapere nulla: anche in questo caso la letteratura supplisce alla storia. Mileva è una ragazza schiva e diffidente, Albert un giovanotto sfacciato e sicuro di sé. Il loro rapporto si fonda sulla grande passione che entrambi nutrono per le discipline scientifiche. Albert è concentrato su questioni della fisica, Mileva è un portento in matematica. La loro unione nasce da un’intesa mentale, prima di tutto. L’ipotesi che la teoria della relatività, a cui è legato indissolubilmente il nome di Einstein, sia stata, in realtà, frutto di una deduzione o di una illuminata visione di Mileva, rappresenta il cuore del romanzo. In questo caso le prove storiche perdono consistenza mentre si rafforza la versione, sicuramente più intrigante, che vuole la mancata dottoressa in fisica Mileva Marić come prima e autentica ideatrice di una teoria rivoluzionaria. La sua figura, nei decenni, è sfuggita e sbiadita al cospetto di quella di suo marito, eppure in tanti sono d’accordo nel considerare la Marić come una presenza indispensabile per gli studi condotti da Einstein. Forse lui non sarebbe stato il genio che è stato senza Mileva Marić.

Oggi è difficile immaginare una donna di così grande talento mettere da parte le sue aspirazioni, i suoi studi, il suo percorso accademico per dedicarsi a un marito e due figli. Mileva Marić lo ha fatto. Nel romanzo seguiamo il suo dolore nel vedere che suo marito preferisce pubblicare articoli di grande valore scientifico scritti insieme, riportando solo il proprio nome. La firma di Mileva Marić scompare, annientata. Mileva sopporta affronti pesanti, tollera gli egoismi e le ambizioni trionfali di un marito che, col tempo, riesce a conquistare onori e titoli anche sfruttando le risorse intellettuali di una donna che gli resta accanto senza protestare. Mileva resta relegata in un angolo della vita di Albert, un angolo che col tempo si fa sempre più buio e stretto. La corrispondenza tra i due, (questa sì autentica) rinvenuta di recente, mette in luce un Einstein inaspettato, autoritario e piuttosto sgarbato nei riguardi di sua moglie. Il loro matrimonio è finito con una separazione: Mileva è tornata a Zurigo coi figli, Albert è rimasto con la sua amante-cugina a Berlino.

Edizione esaminata e brevi note

Marie Benedict ha lavorato come avvocato a New York, ma ha sempre avuto la passione della storia e dell’archeologia. È stata proprio questa passione a farle venire voglia di raccontare nei romanzi lati meno conosciuti della storia reale: è nato così La donna di Einstein. Ha studiato alla Boston University School of Law, e vive a Pittsburgh con la famiglia.

Marie Benedict, “La donna di Einstein“, Piemme, Milano, 2017. Traduzione di Cristina Ingiardi. Titolo originale “The Other Einstein” (2016).

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Pagine Internet su Mileva Marić: Wikipedia / Enciclopedia delle Donne / Dizionario Storico della Svizzera