Ambrose Bierce, l’autore di questi racconti, non è molto conosciuto, lo stesso scrivente non ci si era mai imbattuto prima. La ragione sta forse nel fatto che la sua più immediata concorrenza in termini di stile e genere è rappresentata da due pezzi grossi come Poe e Lovecraft: il primo l’ha preceduto e il secondo l’ha succeduto, prendendo però ispirazione da Bierce stesso.
Probabilmente gli editori del libro sono a conoscenza di questo, ecco perché all’inizio troviamo una dettagliata biografia dell’autore e scritta dal curatore del libro, Matteo Zapparelli Olivetti. Consiglio vivamente di leggerla perché dalla sua vita si capisce molto della sua letteratura, particolarmente interessanti sono le circostanze della sua morte, che in verità è ancora avvolta dal mistero visto che Bierce semplicemente scomparse in Messico durante una battaglia.
Questa raccolta mette insieme alcuni suoi racconti che hanno in comune il tema dei fantasmi. Presenze ultraterrene che infestano luoghi con storie complesse e spesso violente o tristi e che sembrano tornare dalla morte perché aventi qualche conto in sospeso con il mondo dei vivi.
I racconti sono tutti brevi, poche pagine, e si leggono facilmente. Il racconto breve non è un genere facile, in poche righe bisogna creare atmosfere, suscitare curiosità, dare carattere ai personaggi, inserire dettagli che poi portano ad un bel finale. Bierce ci riesce benissimo ma per goderseli al meglio consiglio di leggersene uno o due al giorno. In questo modo è più facile memorizzare i vari dettagli di ogni racconto senza confonderli con quello precedente e allo stesso tempo si tiene un ritmo adeguato per ricordarsi lo stile generale del libro.
Come accennato, è impossibile non fare confronti con i suoi due colleghi più illustri, in particolare con Lovecraft, lo scrittore di Providence ha evidentemente imparato molto da Bierce: i personaggi che raccontano le loro vicende con dolore ma anche con fermezza, le atmosfere cupe e crepuscolari, la rivelazione finale chiusa in poche parole e che il lettore più accorto aveva già intuito. Lovecraft poi si spinse verso un mondo di orrori cosmici, ma pensare che ci sia arrivato anche grazie ad un “passaggio” attraverso un orrore più “quotidiano”, come quello di Bierce, non è così assurdo.
Da Poe, Bierce riprende un sottile gusto per l’ironia e ci regala quindi qualche perla di umorismo sparsa qua e là per i suoi racconti, eccone una inserita in “Al Di Là Della Parete”: “Avrete notato che l’indisposizione a scrivere una lettera di natura prettamente sociale è il quadrato della distanza tra voi e il vostro corrispondente. È una legge.”
Scelta interessante dell’Editore è quella di avere anche il testo originale a fronte, una bella possibilità per i conoscitori dell’inglese di entrare in contatto più diretto con i racconti.
Ho trovato questo libro molto piacevole, i fantasmi non passano mai di moda e per definizione, non sono soggetti al passare del tempo, forse è così anche per i racconti che li riguardano. Lo consiglio a chi ha voglia di un po’ di sano horror vecchio stile ma soprattutto agli estimatori di Poe e Lovecraft.
Edizione esaminata e brevi note
Ambrose Bierce (1842 –1914) è stato uno scrittore, giornalista, aforista e militare statunitense, tra i più noti della San Francisco, a cavallo tra il 1850 e i primi anni del XX secolo. Scomparì misteriosamente in Messico all’età di 71 anni, mentre si trovava là come corrispondente.
Ambrose Bierce, “Spettri di Frontiera”, a cura di Matteo Zapparelli Olivetti, con testi in lingua originale a fronte, Adiaphora Edizioni, Verona, 2019.
Follow Us