Barbaglia Alessandro

Nella balena

Pubblicato il: 31 Maggio 2020

C’è la balena di Giona. C’è la balena di Capitano Achab. C’è la balena di Pinocchio. E poi c’è la balena di Herman, figlio della Donna Sirena e dell’Uomo Pesce. Herman che vive “Nella balena” di Alessandro Barbaglia. Romanzo che può essere fiaba, fiaba che è intrisa di versi, versi che somigliano a un soffio. C’è una testa, all’inizio. È la testa della storia che inizia da un bimbo di sei soli anni. Un bimbo che deve imparare e crescersi in fretta. “Il gioco preferito di Cerro è accorciare le distanze dal padre, Emilio. Per sentirlo vicino prova a invecchiarsi, a mettersi addosso più anni di quelli che ha. A vestirsi e pettinarsi come lui, tanto per cominciare“. Cerro è come lo chiamano tutti, Cerro è il nome che gli ha assegnato sua madre davanti agli amatissimi alberi di cui misurava gli anelli e le rughe. Alessandro gli viene dall’uomo che nella Storia chiamano Magno. Ma Alessandro è sempre stato Cerro, soprattutto da quando sua madre, che nuotava come una ninfa, è annegata in acque che non aveva immaginato imprevedibili come avrebbe dovuto.

Aprile a Novara affligge come una piaga. Alessandro, che poi è sempre Cerro, è un uomo adulto che deve badare a suo padre come fosse suo padre. “Sono tuo padre. A colazione mi faccio imboccare di pasta al pesto che ho cucinato senza sapere che ore sono, mi faccio raccontare le fiabe, ma sono tuo padre e decido io quel che devi fare! Cerro è un passerotto che vola nel temporale, vorrebbe arrabbiarsi. Invece ricomincia“. È sempre più grande, o più vecchio, di quello che dicono i suoi anni. Santina lo aiuta in casa come fa da tanti anni ma Emilio, che per lavoro curava la mente degli altri, ora è costretto a veder sfumare la sua per colpa di quella malattia che ti fa perdere pezzi di coscienza, d’anima e di memoria. Una malattia infida e spietata che riconosce ma che non vuole dire.

E poi c’è Herman. Anche lui è un bambino di sei anni, ma lo è nel 1931 e lo è negli Stati Uniti. Herman, come detto, è figlio della Donna Sirena e dell’Uomo Pesce. Non lo è tanto per dire, lui è esattamente il figlio di una Donna Sirena e di suo marito, l’Uomo Pesce. Herman è nato in un circo, in quel cosmo magico in cui i mostri diventano pure meraviglie, in cui la bella Bird Millman danza su una corda tesa a decine di metri da terra o in cui l’Uomo Elefante esibisce i suoi muscoli d’acciaio. Herman è nato e vive tra gli incanti piazzati sotto a un tendone. Il destino, però, lo porterà lontano, a viaggiare con una balena. Una balena le cui cronache, nei primi anni Cinquanta, riempivano colonne di giornali e le bocche di stupore.

Lei, la balena, venne chiamata Goliath. Era stata arpionata nei mari del Nord e venduta a un venditore di prodigi che di nome faceva Giuseppe Erba. Goliath ha viaggiato negli anni per città e Paesi, svuotata di ogni organo e imbevuta di trementina, ha portato con sé la portentosa mostruosità che diletta o sconcerta gli occhi degli animali umani. A migliaia, in mezzo mondo, sono arrivati a posare i piedi tra i fanoni di Goliath. Poi subentra la fiaba di Barbaglia che ci fa trovare Herman proprio lì, ad accudire quel mammifero degli abissi affinché continui a vivere anche fuori dagli Oceani. Il figlio della Donna Sirena e dell’Uomo Pesce avrebbe mai potuto fare altrimenti?

Dove si trova il nesso tra la storia di Cerro e quella di Herman? Non ha alcun senso anticiparlo, ovviamente. Nel romanzo c’è tutto. Meglio: c’è tutto ciò che serve sapere. Ed è abbastanza. Abbastanza per rimanere ammaliati. La poesia, che Barbaglia evidentemente frequenta e sa maneggiare, fa tutto il resto. Ho letto di chi dice di aver fatto fatica. Fatica? Come si può affaticarsi al cospetto di un sogno che soffia e galleggia e si fa bambino e poi balena e poi madre o padre e poi desiderio e poi torna a essere sogno? La fatica non c’è quando si legge un libro come “Nella balena”, la fatica si fa altrove, non qui. La suggestione pervade ogni pagina di questo romanzo: le parole, il loro succo e la loro magia, sanno farsi specchio di un racconto in cui verità e invenzione si fondono abilmente. Leggere poesia è quel che a molti manca. Chi di poesia non si è mai nutrito forse faticherà a capire e faticherà a leggere, questo è vero.

Edizione esaminata e brevi note

Alessandro Barbaglia, poeta e libraio, è nato nel 1980 e vive a Novara. Nel 2017 ha pubblicato con Mondadori “La Locanda dell’Ultima Solitudine”, finalista al premio Bancarella. Il suo secondo romanzo, “L’Atlante dell’Invisibile”, è uscito nel 2018. Ha curato l’antologia di poesia “Che cos’è mai un bacio? I baci più belli nella poesia e nell’arte” (Interlinea, 2019) e racconta storie vere al 97% per il canale podcast pocketstories.it.

Alessandro Barbaglia, “Nella balena“, Mondadori, Milano, 2020.

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