I Balcani sono una regione complicata, geograficamente parlando non è nemmeno sicuro dove inizino e dove finiscano, quando poi si comincia a studiarne la storia, i popoli, i confini attuali e quelli passati, diventa una vera e propria sfida anche per l’analista più motivato.
Un luogo così merita una letteratura di viaggio adeguata ed è questo che “La Frontiera Spaesata” ci vuole offrire: si tratta sicuramente di un libro di viaggio, ma non è un diario, nemmeno una guida o un reportage. Si tratta di alcuni “itinerari” ideali, pensati dall’autore e narrati in seconda persona come una sorta di consigli o suggerimenti. Abbiamo in tutto cinque capitoli, più un intermezzo e qualche sezione finale, con altrettanti itinerari proposti: si parte da Trieste, poi si va in Istria, Koper/Capodistria, Piran/Pirano, Ljubljana/Lubiana, Pola/Pula e infine Zagreb/Zagabria. Come si può vedere, anche i doppi nomi portano i segni di una storia complicata, una storia che chiaramente riguarda molto anche l’Italia e infatti non mancano storie e approfondimenti sulla questione istriana e molto altro.
La narrazione, come detto, si svolge in seconda persona e ci porta un passo alla volta nelle varie tappe dell’itinerario come in una sorta di flusso di coscienza (lo stream of consciousness di James Joyce che tra l’altro da giovane trascorse dei mesi a Pola/Pula come insegnante d’inglese). Appare chiaro fin dalle prime pagine che ci troviamo davanti ad un autore colto e ad un viaggiatore esperto: abbiamo continui riferimenti letterari, citazioni, rimandi, excursus linguistici, insomma un livello letterario sicuramente alto ma d’altro canto adeguato ad un autore, Giuseppe A. Samonà, con un dottorato in storia e una carriera nella ricerca universitaria.
Ci sono molti passaggi nel libro che sfiorano la poesia, nota di merito alle parole che l’autore dedica a Trieste, eccone alcune:” Perché da sempre – seguimi – Trieste sposta e confonde i confini, mischia la natura, e le genti. Lungo le sue acque si parla italiano, nelle sue montagne sloveno, qua e là capita di sentire il tedesco, il serboocroato (o invece di –), l’albanese, il greco. Vive quando quelle genti, quelle lingue, si incuriosiscono le une delle altre, soffre, muore, quando cercano di ignorarsi, o combattersi, imporsi l’una sull’altra.”
Un libro quindi che cerca di spiegarci un po’ della complessità balcanica, senza però cercare di renderla più facile, ce la presenta, ce la fa vedere in molte sue sfaccettature e ci lascia con la sensazione di saperne forse un po’ di più e di voler quanto prima visitare, o anche rivisitare, quei luoghi. La narrazione è talvolta talmente fitta di nomi, dettagli, citazioni e rimandi che è forse meglio non leggere troppe pagine per volta, meglio centellinarle in modo da prestarci la massima attenzione e non farsi sfuggire nulla.
Una letteratura di viaggio sicuramente differente, colta, studiata, lenta, assolutamente distante dalla logica “mordi e fuggi” a cui siamo spesso abituati e che raramente si preoccupa di grattare oltre la superfice, dove invece si trovano gli spunti più interessanti. Un libro che pochi potrebbero scrivere, proprio per via dello spessore intellettuale che lo sorregge e che premette una conoscenza non affatto comune dei luoghi narrati.
Consiglio questo libro a tutti gli amanti del viaggio e in particolare a coloro che intendono visitare, o hanno visitato, i Balcani.
Edizione esaminata e brevi note
Giuseppe A. Samonà, è nato nel 1958 a Roma, dove ha conseguito un Dottorato in Storia delle religioni antiche all’Università «La Sapienza». Lasciata l’Italia nei primi anni 80, ha vissuto e insegnato a Parigi, New York e Montréal rispettivamente presso École Pratique des Hautes Études, State University of New York at Stony Brook e Université du Québec à Montréal). Ha pubblicato studi sul Vicino Oriente antico e sull’America indiana al tempo della Conquista. È stato cofondatore della rivista franco-italiana Altritaliani, ed è codirettore della rivista transculturale franco-canadese ViceVersa. Attualmente vive a Parigi, dove insegna e si occupa di questioni relative alla traduzione.
Quelle cose scomparse, parole (Ilisso 2004; con una versione ampliata in e-book, nel 2013) è la sua prima opera di narrativa. Fa parte delle antologie di narratori La terra della prosa e Con gli occhi aperti (Exòrma 2014 e 2016, a cura di Andrea Cortellessa), e dell’antologia di critica 12 apostati (Damiani 2015, a cura di Filippo La Porta). I fannulloni nella valle fertile, di Albert Cossery (Einaudi 2016, con un saggio introduttivo), è la sua ultima traduzione dal francese.
Giuseppe A. Samonà, “La Frontiera Spaesata”, Exòrma Edizioni, Roma, 2020.
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