L’attività esorcistica (secondo i dizionari, uno scongiuro attraverso cui una persona investita di un potere sacro si dichiara capace, in virtù di quel potere o attraverso l’invocazione di un essere soprannaturale, di allontanare una potenza avversa o malefica) nel tempo attuale sembra appartenere a un universo superstizioso decisamente superato, chiuso in qualche vecchio cassettone della soffitta da saperi scientifici relativi alla mente e alle sue (per la verità ancora poco esplorate) capacità, piuttosto che all’effettiva esistenza di una realtà invisibile e intangibile che provocherebbe, oltre a turbamenti interiori di notevole entità, qualche effetto visibile.
C’è un interesse “laico” intorno agli esorcismi, una curiosità dell’uomo comune spesso mista a paura di un ignoto spaventoso o dipinto tale. E c’è una onesta ricerca da parte della stessa Chiesa di un fondamento teologico a eventi talora (o per ora) inspiegabili. Per il credente cristiano, la fonte primaria di questa ricerca è senza dubbio la Sacra Scrittura, con tutto il corollario di commenti, studi esegetici, riflessioni filosofiche.
In questo filone si instrada il libro di Francesco Filannino, il cui accattivante titolo (La fine di Satana) tratto dallo stesso Vangelo di Marco su cui si concentra lo studio, prefigura l’argomento dell’attività di liberazione dell’esorcista per eccellenza, Gesù. Giova ricordare che i Vangeli nascono con la finalità di narrare l’opera redentrice di Dio, anche se – pur nel loro essere sinottici – non vengono composti nello stesso momento storico e sono indirizzati a comunità diverse.
Marco – forse il primo redattore della narrazione evangelica che fornirà il materiale alle successive di Luca e Matteo – si concentra sull’attività di guarigione e liberazione operata da Gesù durante il suo ministero terreno ed è effettivamente l’unico a raccontare tutti e quattro i principali esorcismi da lui compiuti. Filannino presenta lo stato dell’arte relativo al tema, proponendo un excursus storico e tematico degli studi sugli esorcismi per esplorare poi la narrazione marciana.
I quattro episodi hanno alcuni tratti comuni: l’incontro tra l’esorcista e il demonio; il riconoscimento della potenza dell’esorcista da parte del demonio (forse sarebbe meglio dire: il riconoscimento della divinità nell’esorcista da parte del demonio); un dialogo tra l’esorcista e il demonio; il comando di uscita pronunciato dall’esorcista; l’allontanamento del demonio; l’impressione destata nelle persone che assistono alla scena. Nei quattro esorcismi principali narrati da Marco (l’esorcismo nella sinagoga di Cafarnao, la liberazione dell’uomo geraseno, l’esorcismo “a distanza” della figlia della donna siro-fenicia e la cacciata di uno spirito muto e sordo da un ragazzo) Filannino si propone di sondare altrettanti filoni teologici marciani: la cristologia, l’escatologia, la soteriologia e il discepolato.
L’attività pubblica di Gesù si apre con la “giornata di Cafarnao” durante la quale egli compie diverse azioni (insegna, guarisce, libera): l’esorcismo operato nella sinagoga (luogo simbolico) in giorno di sabato (tempo simbolico, su cui gravava l’astensione obbligatoria da ogni attività) diventa (p. 33) “il grande portale d’ingresso alla missione di Gesù nel secondo vangelo.” È contro le pratiche sterili del giudaismo che Gesù spesso mostra avversione, entrando a gamba tesa nel mondo legalista farisaico e di fatto rompendo con una tradizione millenaria poco propensa ad accogliere un’immagine così rivoluzionaria e nuova della divinità. La modalità di Gesù non incontra le simpatie del potere, che vede bene la minaccia al suo inamovibile controllo, ma incontra quelle della gente comune, che gli riconosce un’autorità nuova, superiore a quella vuota e incoerente dei capi religiosi.
Filannino studia i quattro episodi tenendo presente il filo narrativo generale del Vangelo di Marco, così che si crea una continuità: è un viaggio terreno, quello di Gesù, tra debolezze e fragilità. Tuttavia sarebbe riduttivo pensare queste azioni come pura metafora, e fuorviante. Marco aveva uno scopo ben preciso nel raccontare la vita di Gesù attraverso le opere miracolose da lui compiute: confessare la natura divina di Gesù, e soprattutto dimostrare la prossima venuta del Regno di Dio. Non dimentichiamo il secondo protagonista di ogni esorcismo, il demonio. Gesù ha a che fare con le potenze infernali molto spesso, sempre è per esse causa di rovina, sempre le sottomette e questo davvero prefigura la sua vittoria finale in senso escatologico. In quest’ottica va letto il secondo esorcismo, quello compiuto nella regione gerasena (più che nel suo capoluogo), con un’intera legione di demoni costretta a supplicare colui che essi riconoscono immediatamente come “Figlio di Dio”. Qui tuttavia accanto alla liberazione dal Maligno, vediamo compiersi una restaurazione umana ad opera di Gesù: l’uomo reietto, tenuto alla larga da tutti a causa delle sue condizioni, ritrova con la liberazione la piena dignità di membro della comunità, cui addirittura viene dato il compito di testimoniare la ritrovata e piena libertà.
Come il geraseno posseduto, è una gentile (cioè non ebrea) anche la donna siro-fenicia, di cui Marco si attarda a ricostruire origine e nazionalità e con la quale Gesù intesse un colloquio ricco e sfaccettato (che richiama l’altro dialogo con una donna, presso un pozzo di Samaria). L’attenzione non è posta sull’esorcismo (che non vediamo, così come non udiamo comandi, dialoghi con i demoni, proclamazioni) ma sulla fede di una donna pagana, certa in cuor suo che proprio quell’uomo può fare quanto ella chiede. È sulla parola (di fede) di lei che la figlioletta verrà guarita: Gesù porta un messaggio di salvezza che travalica i confini delle “pecore perdute della casa di Israele”(come dirà in Matteo) e investe ogni nazione, e ogni creatura. L’ultimo esorcismo apre la tematica della fede necessaria agli esorcismi, fede assente nei discepoli incapaci di sbrogliarsela con lo spirito muto e sordo di un ragazzo, “fede incredula” di un padre che tuttavia – come la madre pagana del precedente esorcismo – avverte dentro di sè che Gesù può ottenergli la liberazione del figlio, fede inesistente nella folla convinta del fallimento dell’esorcismo. Una volta rimasto con i discepoli perplessi, Gesù li istruisce “sulla necessità di una costante fiducia in Dio nell’esercizio di quell’autorità che egli stesso ha dato loro perché siano i continuatori della sua missione” (p. 155) e il padre del ragazzo diventa il modello da seguire: il potere di scacciare i demoni non appartiene agli uomini, ma è possibile solo attraverso la fede orante.
La puntuale esegesi dei brani si basa su un gran numero di studi sull’argomento: Filannino non dimentica alcuna ipotesi attorno alla sintassi, alle pericopi, ai termini utilizzati da Marco (a tratti l’insistenza su questi aspetti linguistici fa pensare a un redattore del testo sacro attentissimo a ogni aspetto sintattico e narrativo – ipotesi per altro convincente dal momento che senza dubbio agli antichi compilatori era chiara la potenza insita nella parola) offrendo così al lettore un panorama interpretativo assai vasto.
Nel primo esorcismo dunque la questione centrale è l’identità di Gesù (tema cristologico), che gli stessi demoni riconoscono “Figlio di Dio”, e il messianismo che sottende il riconoscimento provoca la richiesta del silenzio su di sé da parte di Gesù, che non vuole dare adito a false interpretazioni, almeno finché la sua esistenza umana non si concluderà. Sulla Croce (e oserei dire, nel sepolcro vuoto) verrà svelata pienamente la natura di questa persona senza possibilità di fraintendimenti. Il secondo esorcismo (tema escatologico) rivela che “ la missione di Gesù segna la fine del dominio del male” (p. 230) e pone un accento particolare sulla testimonianza (all’ex indemoniato viene negato di seguire Gesù, perché il suo compito da quel momento in poi sarà di evangelizzare l’intero territorio “gentile” della Decapoli).
Con l’esorcismo “a distanza” sulla figlia della donna siro-fenicia (tema soteriologico), Gesù mostra chiaramente la portata universalistica (per alcuni conseguenza dell’intervento della donna) del suo messaggio di salvezza, mentre la liberazione dallo spirito muto e sordo di un ragazzo pone l’attenzione sulla fede (dei discepoli incapaci di cacciarlo, del padre dubbioso ma aperto alla buona notizia) nell’opera di Dio (tema del discepolato).
Il testo di Filannino è estremamente ricco di riferimenti (molto ampia anche la bibliografia a fine testo, nutrite e comode da consultare le note a piè di pagina), l’esegesi scritturale è rigorosa, in alcuni tratti assolutamente riservata a addetti ai lavori, eppure al termine della lettura resta una domanda, che potrebbe diventare forse il punto di partenza di un approfondimento futuro. Gesù, durante gli anni oggetto della narrazione evangelica, compie numerosi “segni”, specificatamente per l’economia di questo testo alcuni esorcismi, che ci mettono a conoscenza della sua natura divina, della sua predominanza sulle forze del Male, del messaggio universale di salvezza, e di come la fede sia necessaria per approcciare la liberazione. Che collegamento ha tutto questo, se un collegamento esiste, con il presente dei credenti? Quale messaggio è dato all’uomo del nostro tempo che crede e prega? Quale all’uomo che di Dio ha perso ogni traccia?
Certamente nello stesso Vangelo di Marco, al capitolo 16, Gesù, prima di salire al Padre, dà dei compiti precisi (andate… predicate… ) ed enuncia i segni che dovrebbero accompagnare chi crede, tra cui – non a caso! – l’attività di liberazione (“nel mio nome scacceranno i demoni”) e la guarigione. La fine di Satana in un certo senso appartiene senz’altro al mistero della Morte e Risurrezione di Cristo, ma l’uomo naturale continua ad avere a che fare con le “armate sconfitte” da Gesù duemila anni orsono.
Se la narrazione marciana non è solo un racconto o uno stile letterario, forse va recuperata come esempio di ciò che i credenti (coloro che hanno accolto l’insegnamento di Gesù) sono chiamati a operare in mezzo a un’umanità sofferente, con la stessa modalità evangelizzatrice. E se il demonio non è solo una presenza dei tempi antichi, o una metafora per spiegare fenomeni fisici oggi riportabili a malattie della psiche o del corpo, allora la narrazione marciana trascende la dimensione sincronica e offre un modello spirituale di comportamento e di fede anche al credente contemporaneo.
Edizione esaminata e brevi note
Francesco Filannino è presbitero della diocesi di Trani-Barletta-Bisceglie, dottorato in Scienze Bibliche al Pontificio Istituto Biblico, è docente di Ebraico e Greco del Nuovo Testamento alla Pontificia Università Lateranense.[…] Ha pubblicato La vita nel suo nome. Tradizioni e redazioni dei Vangeli (2007) e Tra il precursore e i discepoli: la missione di Gesù nel Vangelo di Marco (2019). E’ autore di articoli su riviste nazionali e internazionali [dalla quarta di copertina]
Francesco Filannino, La fine di Satana: gli esorcismi nel Vangelo di Marco, Edizioni Dehoniane, Bologna, 2020. 285 p.
Ilde Menis, agosto 2020
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