Ho incontrato le streghe di Salem non molto tempo fa. Le ho incontrate grazie a “Io, Tituba strega nera di Salem” di Maryse Condé di cui ho già scritto. E il nome di Salem, inevitabilmente, si accosta a una delle cacce alle streghe più celebri ed efferate di sempre. Infatti è proprio in questo villaggio, nel cuore della rigida comunità puritana, nell’anno 1692, che si è generato uno dei fenomeni di isterismo collettivo più gravi di sempre che, oltre ad aver coinvolto circa 200 persone, ha condotto alla morte, con l’accusa di stregoneria, ben 19 persone, soprattutto donne. L’abominio avvenuto a Salem, ben noto in tutto il mondo, ha ispirato Elizabeth Gaskell, una delle più importanti scrittrici britanniche del XIX secolo, nella creazione di “Lois la strega”, pubblicato inizialmente nel 1859 in tre parti sulla rivista di Dickens e successivamente, nel 1861, in un volume unico.
Siamo al cospetto di ciò che si può definire un romanzo breve. La Gaskell ha voluto immaginare e ricostruire la vicenda di una delle giovani accusate di stregoneria a Salem. Lo stile ottocentesco si respira tutto fin dal principio. Trasluce dalle descrizioni, dall’uso delle parole, dal modo sempre composto, tenue e misurato di avvicinarsi a vicende comunque feroci. La Gaskell ha saputo rendere alla perfezione le atmosfere grottesche e folli che hanno condotto al processo alle streghe più assurdo della storia. Una follia che l’autrice sottolinea in mille dettagli, nelle fissazioni di alcuni personaggi, nelle ossessioni religiose dei puritani, nelle manie di chi percepisce la presenza del maligno anche nei gesti o nelle parole più innocue. Una follia che l’autrice si permette spesso e in maniera chiara di condannare esplicitamente.
Lois giunge a Salem nel 1691. È sola e molto giovane. I suoi genitori sono morti e lei non ha altra scelta che imbarcarsi per il Nuovo Continente con la speranza che suo zio, il fratello di sua madre, voglia accoglierla in casa. A Barford, il villaggio da cui proviene, ha lasciato un giovane che le ha confessato il suo amore e che le ha promesso di venire a cercarla in America. Quando Lois giunge a casa dello zio capisce in fretta di ritrovarsi in una ambiente ostile. Sua zia e i suoi tre figli non le mostrano alcun segno di affetto ma non ha scelta: deve restare dov’è.
In alcuni tratti e per alcuni dettagli la storia di Lois coincide e sembra quasi intrecciarsi con quella di Tituba del romanzo della Condé. Molti elementi della vicenda di Lois sembrano rispecchiarsi in quelli della storia di Tituba. In entrambi i casi, infatti, le prime accuse di stregoneria giungono dalla voce di una bambina. Una bambina che incolpa una donna di casa. È solo l’inizio di quello che, nell’arco di pochissimo tempo, si tramuterà in una piccola strage. Lois, come Tituba, si ritrova infangata dall’accusa di stregoneria, un’accusa dalla quale non sa come difendersi. Lois è solo una ragazzina e non riesce nemmeno a capire cosa abbia mai potuto fare per ritrovarsi addosso una colpa così grave. Lei conosce le Sacre Scritture, conosce e teme le streghe e, proprio per questo, non crede di esserlo.
“La testimonianza poteva essere falsa o no, che la testimone ci credesse o meno, ma deve essere ben chiaro quale immenso e terribile mezzo di vendetta era a disposizione di tutti. Poi certo, anche le accusate stesse alimentavano il panico che si andava creando. Alcune, temendo la morte e sperando nell’assoluzione promessa a chi confessava, ammettevano codardamente gli immaginari crimini di cui erano accusate. Altre, fragili e terrorizzate, arrivavano a credere nella propria colpa, affette dai morbi dell’immaginazione che in tempi del genere trovavano terreno fertile“, è la Gaskell stessa a prendersi lo spazio per spiegare il clima che venne a crearsi a Salem nel 1692. Ed è proprio in questo clima che si trova incastrata Lois, una giovane troppo ingenua o troppo dentro il suo tempo per avere la forza di ribellarsi. Lois non è una spavalda giovinetta né un’eroina senza paura, Lois è una vittima. Una delle tante vittime della stupidità e della paura umana, del cieco e ottuso fervore religioso, della suggestione fanatica di chi è semplicemente troppo folle o troppo misogino per comprendere quali debbano essere i limiti dell’agire.
Edizione esaminata e brevi note
Elizabeth Gaskell è nata a Londra nel 1810, orfana di entrambi i genitori, venne allevata dalla famiglia della zia. Nel 1832 sposò il pastore William Gaskell, molto impegnato nel sociale. La loro casa divenne un luogo di incontro per una cerchia di intellettuali anticonformisti. Dopo la morte del figlio, si dedicò alla scrittura a tempo pieno. Oltre a otto romanzi e a numerosi racconti, pubblicò nel 1857 la biografia dell’amica Charlotte Brontë (Castelvecchi, 2015). Morì ad Alton nel 1865. Elliot ha già pubblicato, nel 2015 e 2016, i romanzi “Cranford. Il paese delle nobili signore”, “Ruth” e “Mary Barton”.
Elizabeth Gaskell, “Lois la strega“, Elliot, Roma, 2017. Traduzione dall’inglese di Ilaria Mascia. Titolo originale: “Lois the Witch“.
Pagine Internet su Elizabeth Gaskell: Wikipedia / Enciclopedia delle donne / Sito dedicato
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