A dieci anni dalla sua morte è probabile che il nome di Giuseppe Sinopoli sia relegato nella memoria dei musicofili e rimanga ignoto ai più. Eppure di un intellettuale come lui, di immensa cultura e con un’enorme vastità di interessi, avremmo ancora bisogno, non fosse altro per sanare l’immagine di un’Italia in caduta libera. Una profondità di conoscenze testimoniata sia dal suo curriculum artistico sia dai suoi studi accademici (potrà sorprendere ma la sua intelligenza, anche nelle vesti di studente, si è dimostrata molto più brillante rispetto quella di altri noti intellettuali italiani, tipo quello che, pur strepitoso, con ventinove esami in un anno ha conseguito una laurea in Albania).
L’erudizione di Sinopoli è testimoniata anche dal suo libro “Parsifal a Venezia”, una sorta di racconto-saggio: il maestro, terminata la prova al pianoforte della prima parte del terzo atto del capolavoro wagneriano, si ritrova sperso nella sua Venezia e, durante questa passeggiata notturna, riflette sulla partitura e sulla struttura della città, labirintica, che sfugge da ogni astrazione. Quel silenzio tipico della città lagunare e il “tema dell’errore”, che ancora risuona nelle sue orecchie, gli fanno perdere l’orientamento e si ritrova a vagare tra le calli veneziane: inizia la “storia di uno smarrimento e soprattutto del lento, faticoso riconoscimento del senso e della direzione”. Sinopoli, in questo suo volontario perdersi tra le suggestioni wagneriane e le suggestioni veneziane, sempre mostrando un particolare interesse per il sacro, si avventura in numerosi collegamenti tra musica e filosofia, evidenziando tutte le sue conoscenze sui miti e sull’architettura dei popoli antichi: “il mio viaggio stava assumendo sempre più una dimensione simbolica” (pag. 77).
Il viaggio all’interno della città, artificiosa come poche nel suo dipanarsi per labirinti, diventa un percorso nel quale le simbologie del Graal e della lancia del Monsalvat si fondono con le strutture urbanistiche di Venezia. Da qui l’idea che la pianta della città lagunare, con al centro la doppia spirale costituita dal canal Grande, sia appunto quella di un labirinto: luogo in cui ci si perde e dal quale si può rinascere; una sorta di rito di iniziazione nel quale è possibile riconoscere un percorso simile a quello di Parsifal, il “puro folle” pietoso, il giovane barbaro ingenuo. Un susseguirsi di archetipi, a volte spiazzanti, che trovano spesso conforto in numerose citazioni tratte da autori come Julius Evola, René Guénon e soprattutto Mircea Eliade. Questo congiunto omaggio a Venezia ed al mito di Parsifal, tutto costruito cogliendo comuni simbolismi ed analogie, viene condotto sulla scorta di approfonditi studi sulle antiche civiltà dell’area mediterranea (ricordiamo che, caso più unico che raro, gli fu assegnata una laurea post-mortem in archeologia: avrebbe dovuto sostenere la tesi il giorno del suo funerale). Una lettura impegnativa: per cogliere da subito le relazioni tra simboli, archetipi proposti da Sinopoli, sono richieste pregresse conoscenze soprattutto in merito al mito di Parsifal ed alla interpretazione che ne diede Wagner con la sua opera del 1882. Pagine che forse rivelano un certo compiacimento nel mostrare una così profonda erudizione ma che soprattutto rivelano il volto peculiare di Sinopoli, un umanista quasi “leonardesco” nel suo spaziare dalla scienza alla filosofia, dall’archeologia alla psicanalisi, dalla musica alla storia delle religioni.
Come scrive Cesare De Michelis nell’introduzione al libro, per Sinopoli “prima di tutto veniva la ricerca della verità, prima dell’arte e della sua stessa arte, e le strade che ad essa potevano condurre andavano battute tutte, senza risparmio, nessuna esclusa. Il vero e il buono, dunque, venivano prima del bello, anche se quest’ultimo rappresentava un inquietante segnale di allerta, un ineludibile avvertimento di grandezza”.
Edizione esaminata e brevi note
Giuseppe Sinopoli è nato a Venezia nel 1946. Compositore e direttore d’orchestra, si è laureato in medicina e chirurgia nel 1971 a Padova e in archeologia presso la facoltà di lettere e filosofia La Sapienza di Roma. È stato direttore musicale della Staatskapelle di Dresda e della Philarmonia Orchestra di Londra, nonché uno dei direttori del Festival di Bayreuth. È morto a Berlino, mentre dirigeva l’orchestra della Deutsche Oper, il 21 aprile 2001.
Giuseppe Sinopoli, Parsifal a Venezia, Marsilio (collana Gli specchi della memoria), Venezia 2002, pag. 141, euro 12,50
Luca Menichetti. Lankelot, maggio 2012
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