Il sogno americano, una prospettiva, una possibilità ed una speranza per intere generazioni. Allo stesso tempo una narrativa, una logica secondo cui i più meritevoli e “hard-working” alla fine ce la fanno. Non c’è dubbio che gli Stati Uniti siano veramente stati la terra delle possibilità in passato, sul fatto che lo siano ancora però si potrebbe discutere. Questo libro è tra quelle opere che indaga sotto la superfice di quel sogno e quello che trova non è certo positivo.
Ci troviamo nello stato di Washington, estremo nord-ovest del paese, più precisamente nella cittadina di David, immersa nelle grandi foreste delle montagne e la cui economia si basa sull’industria del legname. La protagonista è Vera Violet O’Neel, ragazzina nata e cresciuta appunto a David, in Cota Street. Non viene specificato il periodo ma a giudicare dalla musica ascoltata dai protagonisti (grunge, Dropkick Murphys, Radiohead) e dall’assenza di smartphones è ragionevole pensare che siamo nella seconda metà degli anni ’90.
La globalizzazione qui ha significato solo la perdita del lavoro per buona parte delle famiglie a causa della delocalizzazione. Le foreste però si prestano bene ad un altro tipo di produzione, quella delle metanfetamine ed ecco che i laboratori prendono il posto delle falegnamerie e le strade cominciano a riempirsi di droga, le famiglie si sfasciano e accumulano debiti, le adolescenti si ritrovano incinte e abbandonano la scuola, i ragazzi s’illudono di poter fare facili guadagni smerciando droga e si mettono nei guai con la legge. Più volte nel libro viene marcata la distanza tra questa realtà e quella delle grandi città, Seattle in particolare, la destinazione finale della droga, il luogo da dove la moda, lo stile e la musica come il grunge, vengono ma che in qualche modo è la causa di tutto questo sfacelo.
Per i giovani come Vera e i suoi amici il destino sembra essere segnato, un lavoro mediocre senza sbocchi, sempre che lo trovino, ridotte possibilità di andarsene, il solo tenersi alla larga dalle droghe e non essere ricercati è un risultato notevole. Vera in particolare viene da una situazione familiare già disastrata di suo, sua madre li ha lasciati, il padre è instabile, il fratello è nei guai. Vera non riesce a vedere un futuro per sé, è immersa nella realtà dei suoi guai quotidiani e questo la priva di ogni speranza. Ha una relazione con Jimmy James, un ragazzo della sua età, anche lui con una buona dose di problemi, si sono conosciuti a scuola dopo essersi rispettivamente menati in due diverse occasioni.
Questa mancanza di speranza si avverte in tutto il libro, Vera stessa ce lo dice all’inizio della narrazione: ”Papà mi aveva raccontato queste storie perché vedeva qualcosa nei miei occhi. Una rabbia che sarebbe rimasta. Una durezza che doveva avere un significato. Vedeva come camminavo tutta impettita. La mia vita sarebbe stata difficile. Ero una guerriera. Ero nata per quello.” Vera riuscirà alla fine ad uscire dalla cittadina e a trasferirsi a St. Louis in Missouri, ma fuggire da Cota Street non significa fuggirne tutti i suoi problemi, come avrà modo di scoprire.
L’autrice, Melissa Anne Peterson, è qui al suo esordio e si può dire che ha probabilmente ricorso al suo vissuto visto che è nata è cresciuta in una cittadina tra le montagne di Washington. Il libro si divide in capitoli che in qualche modo rappresentano storie a sé stanti ma che fanno comunque parte dello stesso contesto ma non è raro che un intero capitolo sia dedicato ad approfondire qualche altro personaggio. La scrittura varia moltissimo, da paragrafi corti e stringati fino a periodi più lunghi e allucinati che spesso assumono una sfumatura quasi poetica. In generale non è uno stile facile da seguire, di certo però riesce ad esprimere in modo egregio la sensazione di chiusura, di inevitabilità e di pessimismo dei protagonisti. Una sensazione che in molti modi fu propria di quella generazione e che portò appunto alla creazione grunge.
Questo non è un libro allegro, non a caso assomiglia molto a “Motel Life” di Willy Vlautin, pubblicato sempre da Jimenez Edizioni e recensito dal sottoscritto sempre qui su Lankenauta: la morte del già menzionato sogno americano, l’abbandono delle periferie americane, il senso d’ingiustizia e d’inevitabilità, la mancanza totale di speranza di un futuro migliore, sono tutte tematiche comune ai due libri.
Consiglio questo libro a chi ha letto “Motel Life” ma anche a tutti gli appassionati di letteratura americana contemporanea.
Edizione esaminata e brevi note
Melissa Anne Peterson, cresciuta in una comunità di tagliaboschi nello Stato di Washington, ha lavorato per dodici anni in diversi centri di recupero delle specie in pericolo di estinzione tra il Washington e il Montana. Suoi scritti sono apparsi su Camas Magazine, Flyway: Journal of Writing & Environment, Oregon Quarterly e Seal Press. I ragazzi di Cota Street è il suo primo romanzo.
Melissa Anne Peterson, “I ragazzi di Cota Street”, traduzione di Gianluca Testani, Jimenez Edizioni, Roma, 2020.
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