Cambogia, agosto-settembre 1955. A circa due anni (9 novembre 1953) dall’indipendenza dalla Francia il paese va verso libere elezioni. Sar, giovane insegnante, è segretario del vicepresidente del partito democratico, ma lavora nell’ombra per l’”Organizzazione”; Sary, ministro del governo e consigliere del principe Sihanouk, guida le mosse della campagna elettorale per una vittoria sicura; Somaly, giovane imparentata con la famiglia del principe, è la fidanzata di Sar, ma sta cercando la sua strada, forse nel mondo della moda, anche grazie al suo recente titolo di miss Cambogia.
Peter Fröberg Idling, che già quattro anni fa con Il sorriso di Pol Pot aveva portato lettori e lettrici nel piccolo paese asiatico, vi torna con questo Canto della tempesta che verrà, a mostrare, indagare gli antefatti lontani di quella tempesta che fu la presa di potere di Pol Pot. Pol Pot che altri non è che Sar, prima che cambiasse il suo nome, e che qui incontriamo giovane, diviso nei suoi vari ruoli di democratico, comunista, amante. Il romanzo offre una narrazione progressiva che va dal 22 agosto al 21 settembre, e segue in una prima parte le gesta e i pensieri di Sar; in una seconda Sary; nella terza Somaly. Ognuna di queste narrazioni (di cui la prima scritta in una insolita seconda persona singolare, mentre le altre due sono in una più canonica terza) occupa circa 10 giorni.
Canto della tempesta che verrà, a dispetto dei fatti che vi si narrano e delle inquietudini dei protagonisti, è un romanzo che restituisce un senso di quiete, dove quasi tutto ciò che conta veramente è sotterraneo, o subacqueo, con le piogge cambogiane a battere il tempo dei giorni.
La scrittura di Idling (o meglio, la sua restituzione in italiano di Laura Cangemi) è precisa, ferma, descrittiva non solo degli ambienti ma anche dei sommovimenti interiori dei protagonisti, e la seconda persona utilizzata per Sar rende un’immedesimazione con lui ancora più forte, e straniante, visto ciò di cui si renderà responsabile venti anni dopo. È un libro al tempo stesso facile e complesso: facile per la sua progressione temporale, per la capacità autoriale di restituire le varie voci dei personaggi con variazioni minime, ma significative, così Sar si troverà a metà strada tra la linearità di Somaly e la tendenza all’inciso, con un uso molto forte, anche graficamente, delle parentesi, di Sary, come a dimostrare che il pensiero politico e le successive azioni siano frutto di considerazioni e esami nel dettaglio delle varie possibilità, ma anche frutto di pensieri che mordono sé stessi, che non trovano una via d’uscita altra alla violenza, in ultimo termine; complesso perché le vicende che si susseguono, prese da punti di vista differenti, mettono alla prova la capacità di chi legge nel ricostruire sia le azioni dei personaggi nei periodi in cui non sono questi ad essere direttamente sulla pagina, che il contesto rappresentato dal paese nel periodo appena precedente e appena seguente alle elezioni.
Stralci, ad esempio delle varie parti:
Sar, “Ciò che Vannsak e gli altri non sanno è che nella tua casa senza pretese alla periferia meridionale della città hai tutt’altra tessera partitica. È un libriccino con una sottile copertina di carta su cui campeggia la scritta Parti Communiste français, e l’hai nascosto bene. […] Ma c’è un terzo ruolo, quasi sovrapponibile al primo, di cui nessuno è al corrente oltre a te. Ha a che fare con una ventitreenne di cui tieni la foto nel portafogli. Una donna di cui neghi l’importanza davanti all’Organizzazione. Come un uomo votato alla causa, pensi ogni tanto. Come il Pietro dei cristiani, pensi ancora più spesso. Perché la porta che l’Organizzazione crede che tu abbia chiuso è ancora spalancata.” (pag. 33-34);
Somaly, “Pensa anche che è passato più di un mese dall’ultima volta che ha visto Sar. Lo sente lontanissimo. Più lontano di un mese. Il tempo successivo al suo rientro le appare vagamente irreale, quasi come qualcosa che si sia inventata. Ripensa a quello che le ha raccontato Monsieur Hanin in un’occasione ormai dimenticata, che nel suo paese d’origine le fiabe cominciavano con <<in principio c’era o non c’era>>. Le sembra molto più bello e confortante della pretesa assolutista del <<c’era una volta>> francese. Pensa che in principio c’era o non c’era un fidanzato tornato da un paese lontano. Poi sarebbe andata come doveva andare.” (pag. 377);
Sary, “Non è un elettorato esperto, quello che i francesi si sono lasciati alle spalle. (Lo sa il cielo.) Perché capiscano cosa è meglio per loro è necessaria (secondo Sary, che su questo è d’accordo con suo padre) una certa rudezza. Quella che hanno davanti è un’occasione storica e la storia insegna che un processo così fuori dall’ordinario (anche qui condivide l’analisi del padre) richiede a volte una capacità di agire fuori dall’ordinario. Ma questo cosa comporta, all’atto pratico? (Possibilità da considerare: intralcio dei comizi, urne truccate, falsi conteggi dei voti, maltrattamenti, arresti, torture, neutralizzazioni e così via.)” (pag. 157-158).
Interessante è considerare il ruolo della Francia nella vita dei tre protagonisti: per Sar l’opportunità dello studio a Parigi è stata quella di curare la sua formazione politica; per Sary, invece, vivere nella capitale francese è stata più una sorta di occasione per farsi amicizie straniere, un soggiorno disilluso, anche se certo influente; per Somaly, che non vi ha mai messo piede, è il paese della cultura e della moda, il luogo a cui poter arrivare, magari grazie alla corona di Miss Cambogia. Si potrebbe forse pensare che Idling si sia immaginato queste storie d’amore, escamotage romanzesco per rappresentare le vicende cambogiane del 1955, ma non è così, poiché la relazione di Sar con Somaly, e quella di quest’ultima con Sary, sono vere, esattamente come le violenze ordinate dal ministro per guidare le elezioni. Canto della tempesta che verrà è un romanzo che ti immerge in un altro mondo, distante dal nostro eppure legatovi a causa della dominazione francese prima e delle interferenze internazionali poi, e che Idling ferma e filma sulle pagine come su pellicola. È la quiete (relativa) prima della tempesta, quando tutte le forze che si abbatteranno su questo piccolo paese si stanno formando, prendendo le misure, in una partita a scacchi che terminerà solo vent’anni più tardi.
Edizione esaminata e brevi note
Peter Fröberg Idling è nato nel 1972. Laureato in legge, ha lavorato come consulente legale per un’organizzazione internazionale in Cambogia, dove ha imparato la lingua khmer e ha preso ispirazione per il primo libro. Il sorriso di Pol Pot è stato votato dai lettori svedesi come libro dell’anno 2007.
Peter Fröberg Idling, Canto della tempesta che verrà, trad. Laura Cangemi, Iperborea, 2014. Euro 17,50
Titolo originale: Sång till den storm som ska komma
Sul sito Iperborea è possibile scaricare le prime pagine del romanzo, alla pagina del libro.
ab, novembre 2014 Lankelot
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