C’è da chiarire subito un equivoco. Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella sono accreditati come gli “autori” di “Così parlò il Cavaliere”, versione più ampia di quel libro che accompagnava il DVD del documentario “Silvio Forever”. Ma la cosa appare una forzatura: se è vero che la firma dei due giornalisti la troviamo nella pur intelligente prefazione, “Lo Statista Guascone”, per il resto la parola passa totalmente al nostro ex premier e ai suoi servi, immortalati dai lanci dell’Ansa alle intercettazioni.
Così scrivono i due autori (della prefazione) dopo aver citato alcuni commenti inorriditi della stampa estera: “Ci vorranno anni, per ricostruire un’immagine sobria del nostro Paese. E Dio sa, lo ripetiamo, quanto volte come cittadini abbiamo sognato un primo ministro professionale, asciutto, serio fino ad essere addirittura noioso. Come giornalisti, però, ci saremmo persi centinaia di impedibili pepite d’oro che fanno arrabbiare, indignare, ridere, sbalordire, scandalizzare, su tutte le materie; dalla politica internazionale alla religione, dai materassi ai regalucci, dalla cucina al sesso, dalla morte alla musica ..Tutto ciò che abbiamo raccolto, a futura memoria, in questo dizionario del berlusconismo spinto” (pag. 12). Il libro ricorda molto “Le mille balle blu” di Travaglio e Gomez, una ricca raccolta di bugie, dei detti e contraddetti, delle favole che Berlusconi, imprenditore e poi politico (ammesso abbia mai cambiato mestiere) ha raccontato agli italiani: un’operazione editoriale piuttosto facile viste le tante parole in libertà che il nostro Silvio ci ha regalato in questi suoi lunghi anni da venditore.
Operazione “antologica” che, com’è stato per Travaglio e Gomez, fa di Rizzo e Stella più dei curatori che autori. C’è semmai da apprezzare l’approccio appunto da dizionario, e quindi una raccolta alfabetica che ci propone a colpo sicuro la nostra bestialità preferita.
Iniziamo con qualche piccolo assaggio. G come Gheddafi: “Muammar è un grande amico mio e dell’Italia. E’ il leader della libertà” (Ansa, 2004); P come Peso: “Mai nella storia il nostro Paese ha avuto il rispetto e il peso che ha oggi sulla scena internazionale” (Ansa, 2010); P come Putin: “Putin, come persona, è il contrario di come viene dipinto dalla stampa occidentale. E’ sensibile, aperto, ha il senso dell’amicizia, ha rispetto per tutti, soprattutto per le persone umili, e una profonda comprensione della democrazia” (Ansa, 2010); D come Democratico: “Io sono assolutamente certo di essere l’uomo più democratico che sia giunto ad essere primo ministro in Italia” (Asca, 2002); C come Culona: “Una culona inchiavabile” (a Valter Lavitola parlando di Angela Merkel); C come Conquista: “Nella mia vita io non ho mai, neppure una volta, dovuto dare dei soldi a qualcuno per una prestazione sessuale. Le dico anche perché. Perché chi ama conquistare, la gioia e la soddisfazione più bella è la conquista” (a una giornalista durante la conferenza stampa congiunta con Zapatero del 10 settembre 2009); C come Conflitto d’interessi (1): “Io prendo l’impegno, nei primi cento giorni del mio governo, di approvare in Consiglio dei Ministri e inviare in Parlamento una regolamentazione del conflitto d’interessi” (Corriere della Sera, 10 maggio 2001); C come Conflitto d’interessi (2): “La questione del conflitto d’interessi l’hanno risolta gli italiani, che dal 1994 mi rinnovano la loro fiducia” (ad Alfonso Signorini, “Chi”, 19 marzo 2008).
E poi tante tante barzellette, che giustamente vi risparmio. Rispetto il già citato libro di Travaglio abbiamo una maggiore attenzione quindi a quelle performance che sanno tanto di Bagaglino, sempre molto amate dai suoi fans; e soprattutto quasi cento pagine dedicate al “così dissero di lui”, ricca antologia di feroci critici e di maggiordomi adoranti. A volte colti nelle due versioni, prima e dopo l’acquisto. A futura memoria Daniela Santanchè (si proprio lei, quella che è necessario leggere anche in “Brava gentaglia” di M.Travaglio) prima di venire arruolata come sottosegretaria: “E’ un signore di una certa età. Che non sa più innovare il suo linguaggio. Odora di stantio” (“La Repubblica”, 8 aprile 2008). Suggestiva l’opinione di uno statista amatissimo a sinistra: “Berlusconi mi è simpatico. E’ un ottimo imprenditore. E’ sicuramente un uomo intelligente. Se non si farà risucchiare dalla politica pura, e mi sembra che non ne abbia alcuna intenzione, potrà fare molto per l’Italia” (Fidel Castro a Paola Rossi, “Sette”, 14 luglio 1994). A parte che sarebbe interessante mettere a confronto un fan del regime di Castro e un adorante berlusconiano per capire meglio come funzionano le cose, forse il Líder máximo ha mostrato una visione un tantino troppo ottimista sul suo amico Silvio; salvo aver colto bene la mancanza di risucchiamenti nella gorgo della politica pura. In fondo il Cavaliere, scesa “in campo” o meno, ha continuato a fare il mestiere di sempre: il venditore. Per finire una piccola dose di sputtanamento internazionale: “Possiamo riassumere la situazione dicendo che gli italiani ammirano Berlusconi perché è un furbo, concetto esclusivamente italiano e praticamente intraducibile” (Nick Squires, “Brisbane Times”, 2 giugno 2009. Tratto da Klaus Davi, “Porca Italia”).
Un libro furbo, se per furbizia intendiamo facile da assemblare; ma anche difficile da inquadrare (cronaca politica, storia recente, un libro di barzellette tipo quelli di Totti?) e probabilmente nemmeno troppo disimpegnato: non è detto che faccia ridere così tanto.
Edizione esaminata e brevi note
Sergio Rizzo è nato ad Ivrea nel 1956. Responsabile della redazione romana del “Corriere della Sera”, ha lavorato a “Milano Finanza”, al “Mondo” e al “Giornale”. Ha scritto con Franco Bechis “Il nome della roso. La storia della casa editrice Mondatori” pubblicato dalla Newton Compton nel 1992.
Gian Antonio Stella è nato ad Asolo nel 1953. Inviato ed editorialista del “Corriere della Sera”, dopo l’esordio nella saggistica con “Schei. Il mitico Nordest dal boom alla rivolta”, ha scritto numerosi libri. Tra i quali “Tribù. Foto di gruppo con Cavaliere”, “L’orda. Quando gli albanesi eravamo noi”, “Odissee. Italiani sulle rotte del sogno e del dolore”, “Sogni e fagotti” (con Maria Rosaria Ostuni), “Avanti popolo. Figure e figuri del nuovo potere italiano” e il romanzo “Il maestro magro”.
Sergio Rizzo, Gian Antonio Stella, “Così parlò il Cavaliere… E così dissero di lui. Nuovo dizionario del berlusconismo spinto”, Biblioteca Univ. Rizzoli (collana Saggi), Milano 2011, pag. 260
Luca Menichetti. Lankelot, luglio 2012
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