Terra Dino

Profonda notte

Pubblicato il: 25 Aprile 2015

Luisa Marinho Antunes, nell’ampia introduzione a “Profonda notte”, ci ricorda come, all’indomani della sua pubblicazione (1932), l’opera ebbe un’accoglienza piuttosto contrastata, e come lo stesso Umberto Barbaro, esponente del movimento immaginista proprio come Dino Terra, scrisse di un romanzo ricco di espressioni stravaganti e di uno stile faticatissimo e stentato. C’è da pensare che anche il lettore contemporaneo possa trovarsi quanto meno spiazzato di fronte alle pagine sperimentali e provocatorie di “Profonda notte”; ed in tal senso diventa quindi imprescindibile conoscere la figura di Dino Terra nel contesto culturale del suo tempo e soprattutto la filosofia che lo animava. Come scrive ancora la professoressa Luisa Marinho Antunes: “il contenuto delle immagini, dei simboli, i motivi e i significati non si potevano – e non si possono – separare della scelte stilistiche, perche essi forma(va)no un corpo unico” (pag. IX).

Difficile tra l’altro riassumere brevemente la trama di un romanzo – non romanzo – una sorta di pièce teatrale con tre personaggi sulla scena (“recito come un esperto attore, ma, invece che per la ribalta falsissima ed estranea. recito sul palcoscenico della veracissima mia propria vita; nel teatro della realtà”) – che non è soltanto letteratura ma che contiene elementi ascrivibili alla filosofia, all’antropologia e alla psicologia. Il narratore e protagonista della vicenda si chiama Glico, che malgrado il suo percorso di vita e la disgrazia purificatrice che lo ha investito, agli occhi del prossimo può apparire fino all’ultimo come un avventuriero equivoco. Questi effettivamente si è reso protagonista di un gioco di seduzione con Helai che poi ha voluto gettare tra le braccia dell’amico Marco. L’idea cinica di godere di una donna altrui – una versione raffinata e  letteraria del detto “l’erba del vicino è sempre più verde – cede presto alla gelosia e ad un sentimento profondo: vicenda amorosa e scelte di vita che sembrano proprio rispondere alla visione di Søren Kierkegaard della “progressiva concentrazione dell’uomo, biologico e sociale, nell’io essenziale” (pag. XVIII). In altri termini le tre parti del romanzo vengono interpretate in riferimento ai tre stati identificati dal filosofo danese: l’estetico, l’etico e il religioso, che, nel passaggio da stato a stato, implicano sempre un cambiamento radicale ed una sorta di choc. Per il narratore il passaggio allo stato “religioso” sarà causato da una tragedia: la morte di Helai ad opera di quello che, nelle lettere che chiudono il romanzo, viene definito gentiluomo fiorentino; mentre – come ricordavamo – per ironia della sorte è Glico, poi davvero diventato devoto alla sua Helai, ad essere scaricato dai benpensanti tra la “gente equivoca”. Il flusso di pensieri del narratore  rappresenta altresì un’incessante chiarificazione interiore che testimonia il travaglio di colui che è in procinto di cambiare stato; e che per lo stesso lettore può diventare guida al romanzo: “conosco e faccio amicizia con una donna, durante il breve periodo di amicizia ho per lei la simpatia che si ha per tutte le donne giovani, piacenti e non stupide. Mi accorgo che sto per innamorarmene. Ed invece di gioirne, mi ribello alla legge, rifiuto opponendomi orgogliosamente alla natura. E per provare il mio trionfo cerco a lei un amico. Viene il terzo. Vedendola intrattenersi piacevolmente con lui ne soffro. Il dolore mi fa sapere che sono ormai irrimediabilmente innamorato” (pag. 61).

E’ vero che “Profonda notte , opera minore di un letterato originale ed ancora poco conosciuto, è stata raccontata innanzitutto in relazione alle sperimentazioni formali del tempo, ma, anche se non citata esplicitamente nella monografia “La figura e le opere di Dino Terra nel panorama letterario e artistico del ‘900” (a cura di Daniela Marcheschi), ci pare opportuno citare le parole di Fabio Finotti: “Non è la costruzione ma la destrutturazione narrativa che interessa Terra. Una storia bel congegnata, originale, capace di avvincere il lettore, è completamente al di fuori dalle sue corde – non dico delle sue possibilità – dei suoi interessi culturali […] E’ un percorso di intellettuale, attraverso la letteratura, piuttosto che di letterato in senso stretto quello a cui mira Terra”[1].

Ed ancora per cogliere il rapporto stretto con le “tre modalità esistenziali” di Søren Kierkegaard: “una conoscenza [ndr: quella dell’itinerario culturale di Terra] che servirà – forse – anche ad illuminare un’idea fondamentale del Novecento che spesso sfugge tanto agli studiosi di letteratura quanto a quelli di filosofia. E cioè l’idea che per molti la letteratura è stata nel secolo scorso, non un modo per scrivere, ma un modo per pensare – per pensare in forme nuove – ciò che la filosofia non riusciva più a pensare coi suoi strumenti”.[2]

Se è vero che molte espressioni potranno apparire obsolete, pur inserite in un contesto sperimentale, e che forse le antiche riserve di Umberto Barbaro potranno essere fatte proprie da molti lettori, secondo noi, anche per “Profonda notte” valgono le parole che Daniela Marcheschi ha riservato per il più noto “Ioni” (1928): “ciò che colpisce è appunto lo sperimentalismo tecnico, un’abilità vertiginosa di montaggio e smontaggio dell’opera letteraria […] una costruzione per quadri, realizzata quasi con una  tecnica cubista, a creare sezioni di racconto incrociate e discontinue”[3].

 

  1. 1.”La figura e le opera di Dino Terra nel panorama letterario e artistico del ‘900″. A cura di Daniela Marcheschi. Marsilio, 2009 Venezia, pp. 92.
  2. 2. Ivi, pp. 95.
  3. 3. Ivi, pp. 26.

Edizione esaminata e brevi note

Dino Terra, pseudonimo di Armando Simonetti (Roma, 1903 – Firenze, 1995). Fu scrittore, drammaturgo, critico, pittore. Intellettuale votato all’idea della creazione di una nuova cultura, fu amico di Chiaromonte e Moravia, di artisti come Paladini, Levi, De Chirico, Guttuso, ed ebbe contatti con Gramsci e Tilgher. Tra i suoi romanzi ricordiamo “Ioni” (1929; 2014), “Metamorfosi” (1933) e “La pietra di David” (1948).

Luisa Marinho Antunes è professoressa di letterature comparate all’Università di Madeira. Su Terra e i suoi rapporti con le avanguardie portoghesi a Parigi, e non solo, ha già scritto nel volume Marsilio “La figura e le opere di Dino Terra nel panorama letterario ed artistico del ‘900” (2009).

Dino Terra, “Profonda notte”, Marsilio (collana “Ricerche”), Venezia 2015, pp. XXVI-182. Introduzione di Luisa Marinho Antunes.

Luca Menichetti. Lankelot,  aprile 2015