Travaglio Marco, Gomez Peter

Se li conosci li eviti

Pubblicato il: 25 Aprile 2008

C’è una palese inesattezza nell’ultima opera di Travaglio – Gomez: il titolo.
“Se li conosci li eviti” è una sorta di continuazione ideale di “Onorevoli wanted” e prologo a quello che potrebbe presto essere un “Onorevoli wanted 2. Il ritorno”.
O meglio ancora “Onorevoli wanted 2” e basta, visto che non se ne è andato proprio nessuno.
Qui sta l’inesattezza.
Conosciuti e non evitati perché, come sappiamo, grazie al “porcellum” l’attuale legge elettorale, proporzionale senza preferenze, regalataci dall’On. Calderoli, l’elettorato sostanzialmente non fa che approvare le nomine effettuate dalle segreterie dei partiti.
I quali partiti, a differenza di un qualsiasi semplice elettore (informato), pare si siano dimostrati ancora una volta molto comprensivi nei confronti dei loro famigli.

Probabile però che questa tornata elettorale non fosse proprio quella adatta per chiedere conto di candidature non prive di ombre e di fedine penali tutt’altro che immacolate: a fronte del persistere di un’endemica disinformazione e della filosofia del “chissenefrega se fa gli affari suoi l’importante è che faccia anche i miei”, l’ingloriosa vita e morte del governo Prodi ha trascinato con sé consenso, voti, voglia di farla pagare, ed ovviamente ancor meno attenzione verso chi si andava a nominare.
Ma veniamo al libro e al suo più noto autore.
Quanto osservato in precedenza su Travaglio, e sui suoi meno noti colleghi come Peter Gomez, vale anche per “Se li conosci li eviti”.
Mi permetto di parafrasare alcune righe da me scritte mesi fa, utili anche per “Se li conosci li eviti”: “Bisogna dare atto a Travaglio che la sua serena ed inesorabile cattiveria non conosce limiti di sorta: la sua assoluta mancanza di remore nello sbugiardare le panzane imbastite dai partigiani e dagli scherani di destra, centro, sinistra, rendono il libro sicuramente poco digeribile sia per la categoria dei lettori ideologicamente schierati, sia per tanti suoi colleghi (a memoria tra gli ultimi schiumanti ci sono Sergio Staino e Oscar Giannino, personaggi arrampicati su opposte barricate)”. Rispetto a pochi anni fa, nonostante le vane promesse di combattere l’antipolitica con la politica (pulita) poco è cambiato; ne consegue che un’altra citazione, tratta questa volta dalla prefazione ad “Onorevoli wanted”, potrebbe essere stata scritta tranquillamente come presentazione all’ultima opera dei due perfidi giornalisti: “Il fatto di comparire in questo libro non significa essere colpevoli. Significa semplicemente che, al momento dell’elezione, queste persone avevano alle spalle quanto meno un pesante sospetto di aver violato la legge. Una condizione che, in un qualunque altro paese civile, ne avrebbe impedito o sconsigliato la candidatura e l’elezione. Nei paesi civili, infatti, chi finisce sotto inchiesta abbandona la politica, o almeno la carica che ricopre, in attesa di chiarire la propria posizione dinanzi alla legge. Se poi la chiarisce, dopo essersi difeso con nude mani, senza coinvolgere il partito o le istituzioni che rappresenta, ritorna in campo. Altrimenti se ne resta a casa, o eventualmente in carcere. In Parlamento meglio di no. Il Parlamento come alternativa all’ora d’aria non è un bello spettacolo” (“Onorevoli wanted”, pag. 18-19).

Non c’è dubbio che l’uomo e polemista Travaglio possa risultare poco simpatico, nel suo accompagnarsi a personaggi discutibili, pronto a schierarsi comunque dalla parte di magistrati passibili di essere considerati, per parafrasare il detto, le persone sbagliate nel posto giusto, autore di affermazioni quanto meno azzardate in merito ad argomenti quali terrorismo islamico, politica del lavoro e via dicendo.
Diverso discorso sul cronista.
In questo campo, a voler tenere fermi i principi espressi sul suo “La scomparsa dei fatti”, e depurati dalle sempre discutibili opinioni personali, il nostro giornalista diventa difficilmente attaccabile: i fatti, appunto, i documenti di cui ci ha reso consapevoli con i suoi libri inchiesta, rimangono tali al di là delle interpretazioni e dei giudizi di ciascuno sui protagonisti della politica.
Due i passi chiave “bipartisan” presenti nell’introduzione: “Veltroni e Franceschini avevano promesso di non candidare condannati, nemmeno in primo grado, e neppure personaggi sottoposti a giudizio. Invece hanno candidato almeno due pregiudicati, qualche condannato in primo e secondo grado, e diversi imputati ed indagati. Berlusconi, a suo modo è stato di parola: si era impegnato a non presentare “supposti autori di reati”, infatti ha candidato decine di colpevoli non supposti ma sicuri” (pag. 16).

“Se li conosci li eviti” è uscito nelle librerie il 28 marzo, come una sorta di vademecum elettorale (le ultime pagine sono dedicate a un breve confronto tra i programmi delle due mini-coalizioni PD-PDL, costi e relativa copertura. Fonte: “Il Sole 24 Ore”). Un “vademecum” che, frutto di una coppia di ben noti “giustizialisti”, come ben si intuiva dalla prefazione, non poteva non rivolgere le proprie attenzioni ai singoli candidati (e probabilmente, vista la legge elettorale, già tranquillamente eletti).
Le schede, una sorta di poco onorevole “Who is who”, sono oltre 150, non sono limitate alla fedina penale, ma mettono in rilievo la coerenza tra slogan, dichiarazioni ad uso dell’elettorato e comportamenti (ad esempio i difensori della morale pubblica, quelli che amano tanto l’istituzione familiare da averne più di una), le presenze o le assenze in Parlamento, le figuracce pubbliche, i conflitti d’interesse e via dicendo (ogni scheda ci mostra: anagrafe, curriculum, segni particolari, fedina penale, assenze). Per limitarci alle disavventure con la giustizia dei prossimi onorevoli, tra condannati, rinviati a giudizio, prescritti, sulla scorta delle schede presenti nel libro possiamo fin da ora proporre una classifica, con la PDL ancora una volta vittoriosa, PD che tallona a distanza e un UDC che, pur piccolo partito, si difende molto bene: PDL 56, PD 18, UDC – Rosa Bianca 9, Lega Nord 8, Partito Socialista 3, Sinistra Arcobaleno 3, La Destra 2, Aborto No Grazie 1.
I reati in questione non sono dei più lievi: truffa, riciclaggio, frode sportiva, peculato, turbativa d’asta, diffamazione, voto di scambio, concussione, aggiotaggio, corruzione, resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale, associazione mafiosa e via dicendo.

Giusto per consolarci pare che a questo giro manchi il condannato per omicidio.

A questo documentatissimo “who is who” bipartisan, si aggiungono delle liste (di prescrizione, potrebbero aggiungere i più polemici garantisti): quella di coloro che hanno votato l’indulto, poi la “lista somari”, tratta dal fior da fiore del programma “Le iene” (“Che cos’è la Consob? Non lo so, l’abbiamo sentita sempre….”:Elisabetta Gardini – FI); “Quando è stata scoperta l’America? 1862”: Luigi Vitali – FI); “Come si chiama il nostro Papa? Giovanni Paolo VI”: Giuseppina Fasciani – Ulivo), la “lista tengo famiglia” fatta di parenti e congiunti di ogni tipo, “lista libera stampa” con citazioni quanto meno suggestive di chi ha una concezione molto particolare del giornalismo e della verità (“mi sono battuto perché Biagi non lasciasse la televisione, ma alla fine prevalse in Biagi il desiderio di poter essere liquidato con un compenso molto elevato” – Ansa, 18 febbraio 2008), “lista monnezza” di chi ha segnalato dipendenti da far entrare negli organici del Commissariato straordinario per l’emergenza rifiuti in Campania (ente creato nel 1994), “lista Casa Nostra” elenco dei politici che hanno acquistato casa a Roma a prezzi di saldo. Poi la lista “buoni” anch’essa bipartisan, fatta con chi ha dimostrato particolare , di chi si è opposto all’indulto, ai condannati in commissione antimafia o alla legge sulle intercettazioni: qui si citano Vizzini (FI), Giorgia Meloni (AN), Angela Napoli (AN), Silvana Mura (IDV), Nando Dalla Chiesa (PD), Bruno Tabacci (Rosa Bianca), Franca Rame e pochi altri.

Liste con nomi quanto mai discutibili se vogliamo entrare nell’ottica di un giudizio che vada oltre certe attività o battaglie specifiche; ma l’abbiamo già detto più volte: il valore aggiunto di questi perfidi vademecum sta nell’informazione che ci viene data in merito a singole questioni. Poi ognuno la pensi come gli pare: per quello che mi riguarda tra i “magnifici 20” della “lista buoni” ci sono personaggi che, a destra come a sinistra, culturalmente e politicamente, mi sono distanti anni luce e di cui, al di là del singolo episodio “virtuoso”, non ho la minima stima.
A seguire l’indice, da cui si coglie bene l’attenzione rigorosamente bipartisan di Travaglio – Gomez nei confronti di coloro che, pur in presenza di qualche trombato illustre, si propongono di rappresentarci:

– Elenco personaggi:
– Introduzione

Le nostre liste
– I buoni
– I cattivi

Le loro liste
– Popolo delle libertà;
– UDC, Rosa bianca;
– La Destra;
– Aborto? No grazie;
– Partito Democratico;
– Sinistra arcobaleno;
– Socialisti democratici italiani.

Appendice
Destra: le leggi vergogna;
Sinistra: le leggi vergogna:
Elezioni politiche 2008: programmi a confronto.

Ora che scrivo è il 25 aprile 2008, festa della Liberazione (non dalla loro), le elezioni ci sono state e si ricomincia.
Chi avesse pazienza certosina, grazie al libro, nel verificare chi tra i candidati è stato nominato e chi trombato, potrà già capire se il record denunciato dal citato “Onorevoli wanted”, e riguardante la scorsa legislatura, sia stato battuto.
Buona lettura.
(Si fa per dire)

Dalla quarta di copertina:
“Mi sono battuto fino all’ultimo perché Enzo Biagi restasse alla Rai.” (Silvio Berlusconi, febbraio 2008).
“Non penso affatto di presentarmi come leader del centrosinistra.” (Walter Veltroni, gennaio 2006).
“Voglio che sia a tutti chiaro che non esiste alcuna possibilità che An si sciolga e confluisca nel
nuovo partito di Berlusconi.” (Gianfranco Fini, novembre 2007).
“Italia, Italia, vaffanculo!” (Mario Borghezio, luglio 2005).

Edizione esaminata e brevi note

Peter Gomez, inviato dell’Espresso, è autore con Marco Travaglio di libri come Regime (2004), Inciucio (2005), Mille balle blu (2006), tutti pubblicati dalla Rizzoli. Con Livio Abbate ha scritto I complici (Fazi 2007). Con Pino Corrias e Marco Travaglio firma il blog voglioscendere per Chiarelettere.

Marco Travaglio scrive per l’Unità, l’Espresso, A, la Repubblica e Micromega. Il suo più recente successo (con Gianni Barbacetto e Peter Gomez) è Mani sporche (Chiarelettere 2007). Altri suoi libri, tra i tanti, sono La scomparsa dei fatti , Uliwood party, Montanelli e il cavaliere, Intoccabili, L’odore dei soldi, Bravi ragazzi.

Marco Travaglio, Peter Gomez – “Se lo conosci li eviti” – Chiarelettere editore – Principio Attivo, pp. 576

Recensione già pubblicata su ciao.it il 25 aprile 2008 e qui parzialmente modificata

Luca Menichetti. Lankelot, aprile 2008