Truini Giuseppe

Di polvere e di altre gioie

Pubblicato il: 1 Novembre 2015

Di sicuro non faremmo un gran servizio al lettore se ci mettessimo a raccontare per filo e per segno la trama di un’opera surreale come “Di polvere e di altre gioie”; e non tanto perché si svelerebbero il finale ed eventuali colpi di scena (a rigore ce ne sono), ma perché il libro di Giuseppe Truini vive innanzitutto di personaggi che, pur immersi fino al collo nello squallore contemporaneo, appaiono a dir poco fiabeschi. Il protagonista è Oscar Fiori, Os per gli amici, un “puro” che fa l’operatore sociale e si occupa di Edera, una ragazzina immobilizzata su una sedia a rotelle, che comunica mediante un sintetizzatore vocale, e soprattutto prima destinataria del racconto delle “polveri e delle altre gioie”. Per capire poi quali sono le gioie e qual è la polvere del titolo, diventa indispensabile conoscere i parenti, gli amici e colleghi della Cooperativa che circondano il buon Os. La situazione, se andiamo a leggere le sinossi del romanzo, di primo acchito potrà apparire pure truce, ma tutto si stempera appunto nella descrizione di figure bizzarre e fumettistiche, e in dialoghi altrettanto surreali: al centro del racconto una trasmissione televisiva, “La sedia elettrica”, in cui i concorrenti, se sbagliano, vengono folgorati; e nel contempo delle prostitute che sono torturate e uccise a seguito di riti efferati. Oscar Fiori, il candido, ha molto a che fare con queste vicende: innanzitutto perché ha conosciuto molto bene Selene LaVita, una delle prostitute uccise, e poi perché, in crisi finanziaria, accetta suo malgrado di partecipare alla mattanza televisiva presentandosi come esperto di figure retoriche.

Accanto a lui una famiglia del tutto anomala, e colleghi da delirio. La sorella Lucia è incinta nonostante giuri e spergiuri di non aver mai avuto rapporti sessuali; i nipotini sono a dir poco geniali: Matteo, adolescente in preda a mutismo, è il ragazzo più intelligente d’Italia e si esprime solo per formule; mentre Silvia riesce a vedere, grazie alle sue polveri, se le persone sono buone o cattive; poi la loro madre che è in giro per il mondo a sostenere le cause più radicali; la quasi novantenne Galatea prima, partigiana sindacalista e ancora accanita rivoluzionaria; la nipote Galatea seconda, sindacalista anche lei e protagonista di una complicata liason con un pingue commissario, un Basettoni di nome e di fatto; Gea, una ballerina ipnotica e ipnotizzata; Karl, un sudanese che si crede danese; una Madonna, quella vera, che appare a Oscar Fiori e gli rivela cose che neanche a Medjugorje. Per non parlare poi dei “perfidi” e “dei cattivi, neri come la pece”, secondo la classificazione della nipotina Silvia; ovvero i tre presentatori della “Sedia elettrica”, il killer e i poliziotti corrotti. Uno scenario stupefacente che quindi diventa strumento per rappresentare, in maniera del tutto peculiare, i più trucidi istinti contemporanei: “- La gente di fronte allo schermo come i romani agli spettacoli dei gladiatori, dice Simona [ndr: la giornalista “contaminata” “Simona SenzaFaccia”] quando, con espressione suadente e adulatrice, invita a parlare una delle persone che siedono con lei in studio […] – Dopo l’homo videns possiamo finalmente parlare di homo cruens. E la televisione si fa davvero verità!” (pp.66). Del resto il filo rosso (sangue) che si scoprirà scorrere tra la “Sedia elettrica” e gli omicidi rituali delle passeggiatrici viene anticipato dalle parole del sempre ingenuo Oscar: “La finzione, Edera, è l’estrema conseguenza della realtà, e io me ne sto accorgendo solo ora” (pp.135). Temi serissimi, a dir poco inquietanti, che però sono osservati dalla prospettiva di un candido, e sempre affiancati da un’ironia inconsueta. I dialoghi volutamente comici (si legga in particolare l’ultimo tra Oscar e la Madonna), sempre molto riusciti, completano il quadro di una famiglia Fiori a dir poco variopinta. Degli strampalati che verosimilmente il lettore ricorderà a lungo, un po’ come succede con i personaggi di Pennac e di Benni, autori che Truini sembra conoscere molto bene. I momenti di umanità, quelli che sono per lo più sopraffatti dal cinismo imperante, e che si insinuano anche tra le situazioni più surreali, rappresentano il marchio di fabbrica del buon Oscar, ma soprattutto di Truini, che così ci regala un romanzo con una sua specificità, efficace amalgama di umorismo a briglia sciolta, lievità, arguzia e – perchè no? – anche di attenzione ai guasti del mondo contemporaneo.

Edizione esaminata e brevi note

Giuseppe Truini, scrittore italiano (1979), vive ad Amaseno, in provincia di Frosinone. Insegna Italiano e Storia, tiene corsi e workshops di scrittura e collabora con le “Officine culturali del Lazio, casa d’arte”. “Di polvere e di altre gioie” è il secondo romanzo di Giuseppe Truini, dopo “Se domani si vive e si muore”, pubblicato nel 2012 con Ensemble.

Giuseppe Truini, “Di polvere e di altre gioie “, Ensemble (collana Échos), Roma 2015, pp. 314.

Luca Menichetti. Lankelot, novembre 2015