Castle William

Passi nella notte

Pubblicato il: 7 Ottobre 2006

“Ti prego, amore mio, non lasciarmi mai…”.
Le parole di Irene, pronunciate nel sonno, non potevano che insospettire suo marito Howard: lui uno scienziato cieco dall’aspetto inquietante, lei una matura signora, che probabilmente nutre un sentimento non proprio fraterno nei confronti di Barry, l’avvocato di famiglia, e i cui repressi desideri sentimentali si svelano nel corso di sogni molto agitati.
Howard non si limita alle scenate di gelosia, ma decide di andare al fondo della questione registrando le parole della moglie; fino al momento in cui un’esplosione nel laboratorio metterà fine alla sua vita.
Adesso Irene è sola, non più vessata dal fare sadico del marito, ricca e libera di accompagnarsi a Barry, con cui fino ad allora c’era stata una relazione puramente platonica e di reciproco affetto.
O meglio “sarebbe” sola: i sogni continuano, ma non hanno più nulla di sentimentale; Howard, orribilmente sfregiato dall’esplosione è presente nelle sue notti, in situazioni che richiamano circostanze e luoghi fin troppo reali.
Irene, perseguitata nella notte da occhi implacabili, urla spaventose e da figure mostruose, in poco tempo pare cedere definitivamente alla follia, cui neppure la vicinanza di Barry pare opporre rimedio.
Soltanto alla fine con il lento svelarsi di una maschera..…..
Lo schema base del film a rigore è quanto di più ordinario e prevedibile ci si possa aspettare: basta richiamare alla mente “Merletto di mezzanotte” di David Miller e soprattutto “I diabolici” di Cluzot per capire dove si andrà a parare. Il dubbio potrà essere sul “chi” ma non su cosa ci sia sotto alle orribili apparizioni. Anche la logica, ad essere pedanti, fa acqua: i repentini passaggi veglia – sogno, popolati di improbabili personaggi, seguono uno schema razionale molto approssimativo, come non si comprendono alcuni snodi narrativi, forse tralasciati per la brevità della pellicola (86′).
In realtà il valore aggiunto del film, sta tutto nell’atmosfera che i suoi artefici sono riusciti a creare: da qui la celebrità della pellicola, autentico “cult” di genere.

“Passi nella notte” è stato girato con pochi mezzi, a basso costo, per lo più in interni: probabile che anche questa sua nascita precaria sia stata uno dei motivi che hanno reso il film degno di essere ricordato dopo tanti anni di assenza dai palinsesti; forse il fascino mai spento per quella che è stata definita la serie B d’autore, vedi alla voce Roger Corman. In questo caso serie B più che mai presunta. Pensiamo allo sceneggiatore Robert Bloch, autore di quello “Psycho” da cui fu tratto il capolavoro di Hitchcock, presto affermatosi come eccellente specialista nella letteratura horror e che in questo film contribuisce a fondere un’efficace struttura di giallo ad enigma con autentiche atmosfere da incubo: tentativi ambiziosi di molte pellicole a basso costo che, a differenza del nostro “Passi nella notte”, si sono spesso infrante in svolgimenti banalmente sanguinosi ed epiloghi scontatissimi, privi di qualsivoglia suspence; qui siamo di fronte ad un “film de’ paura”, come direbbe qualcuno, che, in linea con la produzione al risparmio, privo di effetti speciali di rilievo, quanto meno c’ha risparmiato schizzi di pummarola davanti alla cinepresa.
Robert Taylor, già bello di Hollywood, qui cinquantaquattrenne, è al sestultimo film, mentre la cinquantaseienne ed ottimamente restaurata Barbara Stanwyck è all’ultima pellicola cinematografica (l’aspetterà a breve la lunga saga western della “Grande Vallata”): anche qui un’atmosfera da rottamazione che rende il tutto di sicuro interesse.
Protagonisti e comprimari che non si distaccano dal consueto professionismo hollywoodiano, ma è anche vero che “The Night Walker” probabilmente non è nato come film tale da consentire particolare sfoggio delle proprie abilità interpretative (da citare Lloyd Bochner, Marjorie Bennett
e Hayden Rorke).
William Castle, il regista, dopo alcuni mediocri western, negli anni si è dedicato con successo prima alla fantascienza e poi a titoli molto eloquenti: “Macabro”, “La casa dei fantasmi”, “Homicidal”, “Mostro di sangue”, “Il castello maledetto”, “Cinque corpi senza testa” (con una stregonesca Joan Crawford e che in qualche modo anticipa il nostro “Passi nella notte”), “Gli occhi degli altri”, “Bug insetto di fuoco” (sceneggiatura); per non dimenticare una sua comparsata sul set di “Rosemary’s Baby”: un cameo ad hoc per un autore a buon titolo ormai identificato come uno specialista di genere.
Bisogna anche intendersi sulla parola “cult”.
Il termine in sé, visti gli abomini trash che sono stati iscritti di diritto alla categoria, vorrebbe dire poco o nulla. E’ un dato di fatto però che parte della critica più recente e non pochi fans del thriller variegato di horror hanno così definito”Passi nella notte”: “cult” è forse la dizione più adeguata per quelle opere poco note al grande pubblico, frutto di piccole – medie produzioni in grado di compensare gli scarsi mezzi con inventiva e caratteristiche gradite agli appassionati.
Facciamo l’esempio della colonna sonora che in un’opera cinematografica, qualora sia presente e non omessa a fini di maggiore realismo, è dettaglio tutt’altro che secondario; e difatti nel film di Castle la musica assolve pienamente alla sua funzione.
Autore è Vic Mizzy, noto per il tema della “Famiglia Addams”, che fin dagli anni ’60 pare aver avuto un feeling particolare con le pellicole di carattere horror; dai titoli di testa, per passare al “Weird wedding”, a “Fright in the night” per giungere a “”Scary Barry” (dal Cd edito dalla Percepto), l’uso di organo, percussioni, contrabbassi e fiati, che in parte mi ricorda la lezione di Bernard Hermann (il compositore prediletto da Hitchcock), si dimostra perfettamente funzionale al clima ambiguo e profondamente inquietante della vicenda.
Dettagli, ammesso si possano definire tali, che fanno grande un piccolo film.

Edizione esaminata e brevi note

Passi nella notte (The Night Walker)
USA – 1964 Regia William Castle
Sceneggiatura Robert Bloch
Fotografia Harold E. Stine
Musica Vic Mizzy
Cast: Robert Taylor, Barbara Stanwyck, Lloyd Bochner, Rochelle Hudson, Judi Meredith, Hayden Rorke, Marjorie Bennett, Jess Barker, Tetsu Komai.
Durata: 86′

Già pubblicato su ciao.it il 26 novembre 2005

Luca Menichetti. Lankelot, ottobre 2006