Quando la realtà supera la fantasia: una vicenda che sembra venir fuori da un libro di spionaggio ma che è realmente accaduta e ha pure imperversato le cronache italiane del 1909-1910 e che viene qui raccontata dal giornalista Giorgio Dell’Arti.
Ci troviamo a Roma, anno 1909, il generale Tancredi Saletta, ex Capo di Stato Maggiore dell’esercito, passa a miglior vita nella sua casa di Roma. Ecco allora che l’opinione pubblica viene a conoscenza della sua relazione con Eleonora Füsli, altresì conosciuta come la vedova Siemens: una figura centrale della vita mondana capitolina di quegli anni, giovane, affascinante, intelligente e vedova appunto di un magnate tedesco.
Si viene così a sapere che suddetta signora intrattiene rapporti di amicizia con diversi importanti membri dell’esercito italiano, tra cui il generale e senatore Luigi Fecia di Cossato. Sono gli anni della Triplice Alleanza e della Triplice intesa, l’Italia si è ufficialmente schierata con il blocco Austro-Tedesco ma questo a molti sembra un insulto visto che le guerre risorgimentali furono combattute proprio contro l’impero Austro-Ungarico. La vedova Siemens viene da più parti additata come spia al soldo dei novelli alleati e viene aperta un’interrogazione parlamentare per verificare come i vertici dell’esercito tengano al sicuro le informazioni sensibili da possibili agenti stranieri. Questa interrogazione vede tra i suoi principali promotori l’Onorevole Eugenio Chiesa, repubblicano, milanese, filo-francese, nota testa calda e con una non celata antipatia per l’apparato militare e le sue sempre più crescenti spese. Il governo si rifiuta di rispondere durante la sessione in aula, ne segue una “bagarre” parlamentare durante la quale l’On. Chiesa insulta diversi membri del governo, trovandosi così a fronteggiare cinque richieste di duello per le offese arrecate.
Il libro segue la vicenda fin dall’inizio, dandoci anche maggiori informazioni sui protagonisti e fermandosi spesso a spiegare a noi, poveri lettori del 2020, quale potesse essere il punto di vista di un lettore del 1909 perché chiaramente, le cose cambiano. Veniamo così a scoprire che il confronto fisico tra parlamentari, che oggi talvolta accade ma che viene sempre criticato da tutti, a quei tempi era invece molto più frequente e tollerato e si parla proprio di cazzotti e zuffe da osteria. Verso la fine del libro abbiamo anche un interessante excursus sulla storia del duello e di come in quegli anni molti paesi europei avevano cercato di vietarlo, con alterne fortune, si trattava quindi di un’usanza ancora viva e vegeta.
Scelta narrativa assolutamente brillante è quella di utilizzare un linguaggio simile a quello dell’epoca, concetto spiegato nell’introduzione. Un italiano assolutamente comprensibile ma che se letto oggi ricorda un atto notarile o giudiziario. Questa scelta dà un tocco di autenticità ma anche di sottile umorismo, che si sposa benissimo con una serie di situazioni assurde e degne di una commedia teatrale che hanno caratterizzato questa vicenda.
La narrazione termina con appunto la descrizione del duello, i fatti immediatamente successivi ed una rapida cronaca delle vite dei protagonisti fino al loro decesso. Un finale abbastanza felice per tutti, con una ritrovata pace anche nell’ambito del parlamento, che viene così descritto:”…i deputati a furia di vedersi, di incontrarsi, di parlarsi, di attaccarsi, magari d’ingiuriarsi, finiscono col darsi del tu col diventare amici e scambiarsi dei favori. E la cosa è tanto più naturale in quanto è perfettamente italiana: cioè un po’ scettica e un po’ umanistica.
Un libro che sfiora il tragi-comico ma che ha il valore aggiunto di essere una storia vera che vale assolutamente la pena raccontare e che ha trovato in Giorgio Dell’Arti un eccellente cronista.
Consiglio questo libro a chi vuole fare un salto nella politica italiana d’inizio ‘900 e a chi interessano le storie d’intrighi, ricche vedove ereditiere e generali.
Edizione esaminata e brevi note
Giorgio Dell’Arti, giornalista, fondatore e direttore di Anteprima (anteprima.news), scrive su “la Repubblica”, “Oggi”, “Vanity Fair”. Ha collaborato, prima o poi, con tutti i più grandi quotidiani e settimanali italiani. Ha fondato “Il Venerdì di Repubblica”, ha scritto due biografie di Cavour, manipolato le Note azzurre di Carlo Dossi (Corruzioni), raccontato i miti greci tutti di seguito, come fossero un unico romanzo (Bibbia pagana). Vive a Roma, ha due figlie e quattro nipoti.
Giorgio Dell’Arti, “Gli Onorevoli Duellanti”, La Nave Di Teseo Edizioni, Roma, 2020.
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