“A proposito di Mussolini” non è opera di cui sia il caso scrivere più di tanto, pena un’evidente contraddizione: la recensione rischierebbe di essere più lunga del libro stesso.
Il motivo è presto detto: brossura cm. 11 x 16,5, 56 pagine per 20 righe l’una e con caratteri tutt’altro che piccoli.
Il saggio vero e proprio di Mack Smith conta appena 40 pagine; il resto “La cronologia di Mussolini e del fascismo” è a cura di una non ben definita redazione.
Il tutto, potete ben capire, si legge in pochi minuti; non parliamo poi per chi ha la fortuna di essere allenato nelle tecniche di lettura veloce. Eppure la presentazione prometteva bene: “le ossessioni, la retorica, i tradimenti, il tragicomico narcisismo del Duce in un piccolo libro che fa riflettere”.
L’autore, Denis Mack Smith, a rigore sarebbe pure una garanzia: è lo storico inglese più noto in Italia, autore di saggi di successo quali “Garibaldi, una grande vita in breve”; “Le guerre del Duce”, “Il risorgimento italiano – storia e testi”, “Storia della Sicilia medievale e moderna”, “Storia d’Italia dal 1861 al 1997!, “La Storia manipolata”, “Vittorio Emanuele II”, “Breve storia della Sicilia”.
Il Mussolini sotto esame non è quello dei primi anni ’20, durante la fase di costruzione autoritaria del regime, ma il dittatore del ’39 – ’40, una persona che, dopo l’avventura coloniale, già parlava di un’altra guerra “più grande e decisiva” e che soprattutto si muoveva su di un palcoscenico internazionale dove si erano consolidati altri “leader carismatici”.
Un capo con pochi consiglieri di fiducia, solo anche nell’ambito familiare.
Una solitudine non a caso definita “fatale”: il Duce ormai voleva fare tutto da sé nonostante l’imminente pericolo di guerra.
In questo contesto di “mussolinismo” piuttosto che di classico autoritarismo fascista, Smith si sofferma sulle nuove pratiche della vita politica durante il secondo decennio della dittatura: abitudini apparentemente sorprendenti (e risibili) che in realtà volevano mostrare la preminenza del Duce del fascismo su tutte le istituzioni statuali e non, anche su quelle create durante il ventennio.
Un esempio: in quel di Palazzo Venezia era uso, anche per i ministri e generali come il capo di stato maggiore Maresciallo Cavallero, traversare la sala del Duce a passo di corsa verso la sua scrivania per poi ritirarsi sempre di corsa dopo aver preso gli ordini; il motivo ufficiale è presto detto: si risparmiavano dieci secondi al capo supremo.
Smith, nelle strette delle 40 pagine e con un susseguirsi non sempre coerente ed ordinato di aneddoti, vuole descrivere quegli elementi di ordine caratteriale propri di Mussolini, a cominciare dalla sua diminuita capacità autocritica, che hanno contribuito a far crollare miseramente il regime; l’abitudine alle lusinghe non l’aiutò: già nel 1933 il suo periodico personale “Gerarchia” lo aveva definito “l’uomo più grande del mondo”. L’epilogo fu tale che il Duce, pochi anni dopo, venne fuori con simili frasi (ad Alessandro Lessona, ministro per le colonie): “non posso tollerare iniziative prese da altri perché il mio fiuto animale non mi inganna mai”.
Da qui il costume, ben rimarcato da Smith, di circondarsi di ministri mediocri e di non agevolare la carriera di personaggi in gamba, ma rivali potenziali. Gli aneddoti e le “frasi significative” che caratterizzano il brevissimo saggio letteralmente distruggono, sia dal punto di vista politico che morale, la figura di Mussolini, descritto a partire dal 1942 ormai come una sorta di minorato mentale. L’argomento è di grande interesse, motivo di incazzatura disumana per i tanti camerati più o meno palesi ed unti che allignano in questo nostro disgraziato paese di reduci; ma l’operina non approfondisce gli innumerevoli spunti che le frasi e i comportamenti del dittatore, apparentemente soltanto risibili, possono invece apportare ad uno studio istituzionale dell’organizzazione dello stato fascista (soprattutto durante la segreteria Starace): i punti dolenti sono la già ricordata brevità (eccessiva!) e lo stile (o la traduzione) di Smith, questa volta tutt’altro che impeccabile.
Facile definirlo in due parole: tirato via. L’ennesimo mistero dell’editoria italiana.
Edizione esaminata e brevi note
Denis Mack Smith, A proposito di Mussolini, Laterza 2004 (collana Il Nocciolo), pp.55.
Recensione già pubblicata su ciao.it il 12 settembre 2004.
Luca Menichetti. Lankelot, luglio 2006
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