Un libro che racchiude in sé una testimonianza molto preziosa di un pezzo di storia recente, ossia i troubles irlandesi, o “la guerra sporca” come la chiama l’autore.
Michael Phillips, giornalista nordirlandese oggi residente a Bologna ma nato e cresciuto proprio a Belfast e dintorni durante quegli anni e che quindi ha vissuto sulla propria pelle la loro durezza e violenza, passando anche molti mesi in un carcere inglese di massima sicurezza con l’accusa di terrorismo.
Phillips affronta la questione percorrendo la sua vita, partendo chiaramente dall’infanzia ma facendo anche dei salti temporali più avanti, mantenendo come evento spartiacque, quindi con un prima e un dopo, proprio la sua esperienza in carcere. Abbiamo così un prezioso ritratto dell’Irlanda di allora e dell’atmosfera fondamentalmente di guerra che si respirava.
L’autore cerca di mantenere un tono il più possibile neutrale ma essendo cresciuto come maschio cattolico, chiaramente dimostra una certa inclinazione verso quell’interpretazione dei fatti. Siamo comunque ben lontani da toni estremisti e bisogna anche tenere a mente che il libro non si pone come saggio storico bensì come autobiografia. In generale comunque riesce molto bene a rendere l’idea di inquietudine, pericolo e segregazione che gli abitanti hanno vissuto. Tant’è che i paragrafi diciamo più “leggeri” dove l’autore racconta per esempio della sua esperienza di lavoro in Spagna o delle sue scorribande infantili, danno al lettore quasi una boccata d’aria e di normalità, un modo per uscire da quella realtà malata e pericolosa.
L’ultima parte del libro è dedicata all’esperienza in prigione e al processo. Anche qui una serie di capitoli con informazioni interessanti e una lista di personaggi dalle storie che sembrano uscite da serie televisive.
L’epilogo è dedicato alla Brexit e a quello che potrebbe significare per l’Irlanda di oggi: un paese che, dagli accordi del Venerdì Santo del 1998, è cambiato radicalmente e soprattutto si è arricchito moltissimo. In vent’anni il PIL della Repubblica d’Irlanda è stato tra quelli che sono cresciuti di più in tutta Europa, per la prima volta nella sua storia l’Irlanda non è un paese povero e anzi attira migliaia di migranti ogni anno, tra cui moltissimi giovani italiani. La Brexit e la conseguente creazione di una barriera fisica tra le due irlande potrebbe veramente far tornare l’isola nel caos, come scrive proprio l’autore: “Un confine duro: un’opposizione fisica presieduta da forze dell’ordine causerà irrimediabilmente allarmismi e condurrà gli estremisti di entrambe le parti a corteggiare le giovani generazioni per guadagnarsi potenziali reclute. Non appena i lealisti verranno a sapere che i repubblicani stanno riprendendo le loro attività, risponderanno con gli stessi toni, poiché il loro obiettivo è sempre quello di contrastare un’Irlanda del Nord repubblicana opponendole un’Irlanda del Nord britannica.”
Questo non è certo un libro leggero, ma d’altronde non lo è neanche il suo argomento centrale. Ha sicuramente il pregio di farci entrare in un contesto di storia recente che potrebbe ripresentarsi in un prossimo futuro, in un paese per niente lontano da noi. Lo consiglio agli appassionati di storia recente e a tutti quelli che vogliono saperne di più sull’Irlanda.
Edizione esaminata e brevi note
Michael Phillips, giornalista nordirlandese attualmente residente a Bologna.
Michael Phillips, “A Belfast Boy”, traduzione di Silvia Agogeri, Homeless Book, 2020.
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