Travaglio Marco

Colti sul Fatto

Pubblicato il: 1 Marzo 2012

Se non ricordo male in una delle sue ultime interviste Giorgio Bocca, ispido da par suo, ha avuto parole tutt’altro che benevole  nei confronti di Marco Travaglio: troppi editoriali non sarebbero stati indice di serietà. Non entro nel merito della maggiore o minore serietà di un giornalista prolifico e onnipresente sulle pagine di un quotidiano, non fosse altro che mi sfugge la logica della diatriba. Più interessante semmai è cogliere, anche grazie a libri come “Colti sul fatto”, il ruolo del tutto peculiare di Travaglio nel panorama giornalistico italiano. Fondatore, insieme a Padellaro, del “Fatto Quotidiano”, fin da quel  primo numero del 23 settembre 2009 la sua firma ha campeggiato sulla prima pagina del giornale quasi ogni giorno e, come ha ben scritto Barbara Spinelli nella sua ampia prefazione al libro (praticamente un vero e proprio saggio), i suoi editoriali narrano “un pezzo di questa storia italiana, che appunto è storia criminale e noir essendo tempestata di leggi ad personam, di giornali e giornalisti che non fanno il loro lavoro cui sono chiamati, della privatizzazione del nobile e rischioso compito che è la politica. Il filo conduttore che lega i testi è il rispetto dei fatti, la lotta contro le verità (e le falsità) ridotte a opinioni […]. Grazie a Travaglio, siamo in grado di percepire ancor meglio e di temere quella che Hannah Arendt chiamava defattualizzazione della realtà”. Ormai in Italia tra editorialisti e cronisti (ammesso facciano davvero il loro mestiere) pare si sia creato un abisso: gli uni, personaggi come Ostellino, Panebianco e compagnia, intenti a descrivere un mondo che non esiste, magari con tanto di ditino alzato; gli altri intenti a raccontare quella realtà che troppo spesso è relegata nelle pagine interne dei quotidiani e a volte senza troppi approfondimenti. Travaglio, e questa è la sua particolarità e il suo pregio, scrive editoriali col piglio del cronista; e con il gusto perfido di sbugiardare quei  suoi presunti “colleghi” che amano pontificare prescindendo dalla realtà dei fatti.

“Colti sul Fatto”, evidente gioco di parole, è la raccolta dei suoi articoli apparsi sul “Fatto Quotidiano” dal primo giorno di pubblicazione: operazione editoriale, magari facile facile, già avvenuta con “Per chi suona la banana”,  con “Uliwood party” ma non del tutto inutile, non fosse altro che il più delle volte gli editoriali di Travaglio non hanno rappresentato soltanto risposte polemiche ai Battista di turno, ma proprio brevi excursus, pieni di ironica perfidia, su quanto di laido viene omesso dagli organi di informazione. Possiamo leggerne due esempi rispettivamente in “Lo stiamo perdendo” del 5 agosto 2010, dedicato a Sandro “James” Bondi, e in “Farepassato” del 20 agosto 2010. Queste le parole dell’ex ministro della cultura: “nei momenti di più aspra contrapposizione fra la sinistra e Berlusconi io devo mettere il mio corpo in mezzo” e “lui mi dà del tu ma io del lei, però dentro il mio cuore il lei si trasforma in tu” (pag. 390).

E poi un modo diverso di declinare quel servilismo che ha voluto dire inciucio perenne per oltre diciotto anni: “l’autocritica dei figiani, per quanto tardiva, è comunque in anticipo rispetto a tanti “intellettuali” sedicenti liberali e/o terzisti che da sedici anni tengono il sacco e fanno da palo a B. paraculeggiando e pompiereggiando con una finta indipendenza che è anche peggio del berlusconismo, perché non ci mette neppure la faccia. Per non parlare dei dirigenti e delle teste d’uovo del centrosinistra “riformista” e della sinistra radicale che hanno screditato il valore dell’antiberlusconismo come “demonizzazione” e “giustizialismo”, l’hanno sacrificato sull’altare delle bicamerali, del “dialogo” sulle “riforme condivise”, delle ospitate a Porta a porta e dei libri Mondadori, non riuscendo o non volendo immaginare una destra diversa da quella abusiva di B. e garantendo così lunga vita a B.”. Articoli di qualche mese fa ma sempre attualissimi perché le vicende che Travaglio ha continuato a ricordare con accanimento nei suoi interventi sul Fatto sono storia italiana, malaffare condiviso tra governo e opposizione, procedimenti giudiziari volutamente dimenticati, dove le prescrizioni diventano, non soltanto per intervento di Minzolini, assoluzioni. Insomma editoriali nei quali le opinioni di Travaglio, discutibili ed impietose quanto si vuole, si alimentano però di puri fatti. Accertati ed evidenti a tutti coloro che vogliano vedere. Ormai, visti i precedenti e soprattutto le attenzioni rivolte ai cosiddetti “terzisti” del “Pompiere della sera”, possiamo intuire quale sarà l’argomento del prossimo editoriale, probabilmente presente nella prossima raccolta di un “Colti sul Fatto- l’inciucio parte seconda”.

Oggi domenica 26 febbraio 2012, il giorno dopo l’annuncio della prescrizione nei confronti dell’ex premier per il caso Mills, già prontamente spacciata come una sorta di assoluzione ed esito necessario di una vile persecuzione, proprio sul Corriere troviamo il solito “Pigi” Battista con il suo “La guerra infinita da archiviare” e un’intervista a Renzi titolata “Ora si chiuda la stagione degli ultrà”. Cambia il governo e si dice, con una certa disinvoltura, che il berlusconismo è finito; ma poi le tesi degli editorialisti, o almeno di alcuni di loro, e le affermazioni dei presunti “nuovi” politici sono sempre quelle: praticamente le stesse parole degli esponenti di governo e opposizione che fino a poco tempo fa si affannavano, collaborando con impegno tra loro, affinché al cavaliere fosse assicurata l’impunità dai processi che lo vedevano coinvolto.

Anche per questa ragione gli editoriali di Travaglio, pur con i loro eccessi di cabaret e nella loro ripetitività, rappresentano qualcosa di più di una semplice opinione: sono semmai interventi dove l’indignazione e il grottesco rappresentano la cornice di una cronaca politica e criminale che altrove viene edulcorata od addirittura omessa. Come giustamente scrive Barbara Spinelli nell’introduzione “il libro dedica non poco spazio al tradimento degli intellettuali impiegati nella carta stampata o nella televisione”. Quindi proprio facile profetizzare che da domani il nome di “Pigi” Battista, col suo “La guerra infinita da archiviare” sarà oggetto delle amorevoli attenzioni di Travaglio. Vogliamo scommettere?

Edizione esaminata e brevi note

Marco Travaglio scrive per Il Fatto, l’Espresso, A, Micromega, dopo aver collaborato per anni al Giornale diretto da I. Montanelli, Repubblica, l’Unità. Tra suoi più recenti successi “Mani sporche (Chiarelettere 2007, con Gianni Barbacetto e Peter Gomez). Altri suoi libri, tra i tanti, sono La scomparsa dei fatti, Montanelli e il cavaliere, Intoccabili, L’odore dei soldi, Bravi ragazzi, Se li conosci li eviti, Italia anno zero, Papi, Uliwood Party, Promemoria, Colti sul Fatto.

Marco Travaglio, Colti sul Fatto. Nani e pagliacci, muffe e lombrichi di fine regime sul «Fatto Quotidiano», Garzanti, Milano 2010, pag. 449

Recensione già pubblicata su ciao.it il 26 febbraio 2012 e qui parzialmente modificata

Luca Menichetti, per Lankelot, febbraio 2012.