“Vi è mai capitato che una lappola – uno di quei piccoli frutti uncinati che crescono su certe piante – vi si infilasse in una calza? Ecco, uno sgrinfio è così, soltanto più grande, all’incirca delle dimensioni di una palla da baseball, di un arancione brillante e con una gran quantità di “occhi”, simili a quelli delle patate. Gli sgrinfi, inoltre, vanno matti per le capre.” (pag. 1-2)
Ecco qui. Cosa fanno dunque gli sgrinfi? Cercano capre cui attaccarsi e, quando le hanno trovate, vi si attaccano, appunto, e gridolano di gioia. Una gioia poco condivisa dalle capre, che sembrano deprimersi e non producono più latte. Un bel problema per quei paesi che vivono del latte e dei formaggi di capra, quindi un bel problema per il piccolo paese che si chiama Frip, dove vivono tre famiglie che allevano capre. Quale soluzione è stata escogitata per porre a riparo le capre dagli sgrinfi?
Purtroppo l’unica che sembra funzionare è quella per cui i bambini e le bambine del villaggio spazzolino questi esseri via dalle capre, li infilino in dei sacchi e li gettino in mare. Ma non finisce qui, perché gli sgrinfi “vanno matti per le capre” e impiegano solo tre ore per tornare alle capre di Frip, quindi ogni tre ore c’è da spazzolarli via, per un totale di otto volte il giorno. E gli adulti? Gli adulti l’hanno fatto quando erano piccoli; ora sono adulti. Tutto cambia quando lo sgrinfio più intelligente (ha infatti una lieve deformità dovuta alla maggiore grandezza del suo minuscolo cervello) convince gli altri a cambiare tattica per approcciare le capre. Si innesca così una serie di reazioni che mostrerà tutto il peggio e il meglio dell’umanità.
Scorrono le pagine e scorrono le immagini, e i toni sono cupi eppure comici, grotteschi, esagerati, in un alternarsi di spigoli e rotondità, e seguiamo la storia degli sgrinfi, delle capre, e della bimba di nome Serena, e sappiamo che ci sarà un fine lieto, ma come sarà?
Oh sì, è un racconto di formazione, d’altronde si tratta di un libro, dice, adatto dagli 11 anni in su (secondo me per una visione/lettura accompagnata va benissimo anche per i più piccoli), ma forse sarebbe da indicare come adatto dai 150 in giù. Per dire che, insomma, forma chi lo legge, qualunque età abbia, perché racconta le possibilità della vita: a volte dalla pioggia non c’è riparo e a volte sì, a volte si finisce nella palude, a volte si riesce a uscirne, e, soprattutto, a volte si è soli e si è soli davvero e a volte si è soli perché si è convinti di esserlo, finché qualcuno non ci dimostra che dandosi una mano si è, almeno un po’, meno soli, e anche, almeno un po’, “relativamente” felici.
Edizione esaminata e brevi note
George Saunders è uno dei maggiori scrittori statunitensi. Noto soprattutto per le sue raccolte di racconti, tra cui Dieci dicembre, Nel mondo della persuasione, Bengodi e altri racconti pubblicate in Italia da minimum fax, con il suo primo romanzo, Lincoln nel Bardo, pubblicato da Feltrinelli, ha vinto il Man Booker Prize. Ha pubblicato racconti, articoli e reportage sul New Yorker, GQ e il Guardian, e ha vinto più volte il National Magazine Award. È stato incluso dal New Yorker nella lista dei «venti scrittori per il 21° secolo» e nel 2013 è stato insignito del PEN/Malamud Award, il più prestigioso premio statunitense per gli autori di short stories.
Lane Smith vive in Connecticut ma è nato a Tulsa, Oklahoma, non lontano dalla mitica Route 66, nel 1959. Da giovane ha lavorato a Disneyland. Nel corso della sua carriera i suoi albi illustrati hanno vinto tutti i più prestigiosi premi di categoria, tra cui, per ben quattro volte, quello conferito dal New York Times.
George Saunders, illustrazioni di Lane Smith, I tenacissimi sgrinfi di Frip, traduzione di Raffaella Belletti, Mondadori, 2002
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