La “pazza d’amore” del titolo è proprio lei, Adèle Hugo, figlia del grande scrittore francese Victor Hugo. Pazza Adèle lo fu davvero anche se oggi verrebbe definita schizofrenica. In questo libro, curato da Manuela Maddamma e pubblicato da Fandango Libri, attraverso una serie di testi e di stralci tratti dal diario di Adèle, dalle sue lettere ma anche dalle lettere dei suoi familiari (padre compreso), viene ricostruita la storia della sua follia. Il suo è il percorso di decadimento mentale insanabile, un crollo verso un’inesorabile rovina emotiva e psichica. Manca qualcosa però, in questo libro. Manca, forse, un po’ di empatia, manca lo scavo interiore, manca la “letteratura” da scrivere e circoscrivere attorno a un abisso. C’è il distacco documentale, che seppur legittimo, ai miei occhi di lettrice è apparso più vicino alla sterilità, all’assenza d’anima.
Adèle è nata nel 1830. È una dei cinque figli di Hugo, l’unica, tra l’altro, a essere vissuta più a lungo di suo padre. C’è un’altra sorella, di cinque anni più grande, Léopoldine, che “muore annegata insieme all’uomo che aveva appena sposato“. Un’immensa tragedia per la famiglia Hugo. Un immenso dolore per Adèle che sembra trovare conforto nella fede. Adèle è una giovinetta bellissima e, tra l’altro, sa di esserlo. Sembra avere una profonda consapevolezza del suo essere incantevole e del suo essere ammirata dagli uomini. A sedici anni s’innamora di Auguste Vacquerie, fratello di suo cognato. Scambia con lui qualche effusione e pare invaghita. Cresce, Adèle ed è una creatura del suo secolo. “Giovane ragazza al passo coi tempi, è riservata, pia, elegante, musicista, ha un certo brio nella scrittura e compone racconti che pubblica a puntate sul quotidiano L’événement, fondato da Vacquerie e i due figli del Poeta“.
Poi, quando Adèle ha venti anni, nella sua vita e nella sua famiglia, qualcosa inizia a vacillare. Suo padre è costretto a lasciare Parigi e a trovare rifugio altrove: dal 1855 al 1870 fu in esilio sull’isola di Guernsey, in mezzo alla Manica. Anche la fede in Dio, in Adèle, comincia a mostrare i primi tentennamenti. Dall’estate del 1852 al novembre del 1855, Adèle è costretta a restare sull’isola di Jersey. Dal suo diario, riportato nel libro: “Talvolta ho delle violente aspirazioni verso il grande ideale, una morte pura e grandiosa, altre volte verso una vita dolcemente fastosa, dove ho solamente Auguste. Talvolta sogno una vita bruciata, ardente, violenta, viva, nella quale via via Clésinger, Delacroix, Arnould si susseguono, come amanti, nella quale mi vedono come la figlia di Victor Hugo, giovane, bella, radiosa, alla moda, supremamente intelligente, supremamente bella, radiosa, supremamente civetta, che schiaccia con tutto il suo splendore le sue rivali, passate, presenti e future; intellettuale, grande musicista, applicando e facendo applicare i miei paradossi, vivendo tutte le vite, la vita dell’amore, la vita del mondo“.
Adèle sa di piacere ai giovani che la circondano e pur mantenendo vivo il suo rapporto con Auguste, seduce altri uomini. Poi, non si sa esattamente dove e quando, Adèle incontra Albert Pinson, ufficiale dell’esercito britannico. Costui “un pomeriggio la nota seduta su una panchina della terrazza di Jersey. Legge, Adèle, lui la osserva, lei scivola in una passione estrema e semicosciente come un sogno pomeridiano“. I due saranno amanti per qualche tempo, evidentemente. In una lettera del 17 ottobre 1861, Adèle implora Pinson di sposarla evocando addirittura il suicidio se ciò non dovesse avvenire. Adèle non è una ragazzina, ha 31 anni. Solitamente le donne della sua età, ai tempi, sono già sposate e hanno dei figli.
La follia di Adèle, dunque, sembra nascere da un’ossessione nei confronti di un uomo che la rifiuta. Lei ottiene persino il consenso alle nozze da parte di suo padre, ma Pinson non ha alcuna intenzione di sposarla. Lei non demorde, non si arrende e continuerà per anni a seguire e a perseguitare Pinson. Nel 1863 fugge e lo segue ad Halifax, in Canada. Le numerose lettere dei fratelli e dei genitori attestano lo sgomento di fronte a una scelta così improvvisa. Per alcuni anni Adèle resta lì dove si trova anche l’uomo che vorrebbe sposare ma è più che evidente che il suo equilibrio mentale è compromesso. Le lettere dei genitori e dei fratelli non fanno che girare attorno alla volontà di ricondurre Adèle in Europa, in un modo o nell’altro. Temono il rischio di uno scandalo pesantissimo, sono consapevoli delle condizioni drammatiche in cui vive Adèle, eppure nessuno della famiglia andrà in Canada a soccorrerla. Sua madre prova ad avanzare l’idea ma il marito, Victor Hugo, la dissuade.
Adèle patisce per tutta la vita la maniacale convinzione, del tutto infondata, che Pinson provi sentimenti amorosi nei suoi confronti. Lo seguirà fino alle Barbados, nei Caraibi. Adèle tornerà in Francia solo nel 1872. Ha 42 anni e una mente devastata. “I medici sistemano Adèle nella casa di cura di Madame Rivet: 106, Grand’Rue, Saint-Mandé“. Qui morirà il 22 aprile del 1915 a 85 anni.
Edizione esaminata e brevi note
Adèle Hugo, “Pazza d’amore“, Fandango Libri, Roma, 2020. A cura di Manuela Maddamma.
Pagine su Adèle Hugo: Wikipedia
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