Angelini Sut Adriano

Imago Lux

Pubblicato il: 4 Marzo 2021

“La scienza ci sta dicendo altro… La scienza ci sta dicendo che forse esiste una cosa chiamata materia oscura, che non abbiamo ancora scoperto ma che forse è alla base del mondo visibile. La scienza ci sta dicendo che l’Assoluto non si crea e non si distrugge. Lo sta dimostrando. Un conto è rifarsi al vecchio detto: Nulla si crea, nulla si distrugge, ma tutto si trasforma. Un altro conto è verificarlo in laboratorio. Vedete, la mia idea è che la luce abbia una parte invisibile. Certo, sembra un assurdo, come fa la luce a essere invisibile? Eppure esiste una zona d’ombra molto, molto più potente e pervasiva di quella della realtà visibile, una forza che non ha bisogno di manifestarsi ma altrettanto reale, e che non compie violenza accecante ma ugualmente abbraccia, e condiziona tutto il creato. Io la chiamo ‘luce nera’, e l’ho rappresentata su questa tela; Imago Lux, la Rappresentazione della Luce, la Bestia di Luce”. (p.51)

Esistono eccome le zone d’ombra, le età oscure, i periodi della storia in cui il male è invisibile e immateriale, difficilmente attaccabile, sostanzialmente inafferrabile. Il male è da sempre tra noi, è una tara ancestrale che connota la vita dell’uomo dalla notte dei tempi, che assume forme e modi di rappresentazione sovente manifesti ed inequivocabili; anche se a volte può essere subdolo e mimetico, ancor più terribile quando non ha forma né sostanza, quando disorienta e confonde, quando annienta quelle certezze (incrol)labili che la ragione ci instilla, più o meno consapevolmente, come fossero dogmi. Questo è, in estrema sintesi, il motivo trainante di Imago Lux, terza opera di narrativa di Adriano Angelini Sut, letterato romano classe 1968, il quale trasforma il romanzo di genere in qualcosa di estremamente più complesso e sfaccettato, restituendo al genere stesso quel fascino che, quanto meno alle nostre latitudini, sembrava irrimediabilmente perduto da qualche decennio. E mi riferisco naturalmente al thriller, genere nel quale l’Italia eccelleva negli anni 70 del secolo scorso, anche grazie a brillanti sceneggiatori che divennero, a volte loro malgrado – e il caso di Dario Argento, il quale è ritenuto ancora oggi, nonostante un ultimo ventennio a dir poco artisticamente trascurabile, maestro indiscusso del cinebrivido – registi le cui opere hanno varcato ampiamente i confini della Penisola. Adriano Angelini Sut non si limita però, come forse avrete inteso dalla mia premessa, a ridare lustro alle atmosfere del tempo che fu, ma innesta nel suo romanzo, a volte in maniera esplicita ed altre abilmente dissimulandola, una critica spietata alla debolezza e all’inadeguatezza della decadente società occidentale, la cui resa incondizionata al male endemico palesatosi sotto forma di pandemia è sotto gli occhi di ognuno di noi. Prima di immergerci ulteriormente nell’analisi del testo, vediamone brevemente la trama.

Negli anni Settanta, una Comune dedita ad antichi riti esoterici si riunisce in una catacomba etrusca sull’Aurelia Antica. Si accede alla catacomba dalla villa di Luc Apofi, un ricco pittore francese il cui miglior quadro si chiama Imago Lux – la rappresentazione della luce, l’oscuro simulacro della Luce Vera. Liliana Roscioli, una ragazza della buona borghesia romana, è attratta dal fascino occulto della Comune. Scompare. Quando la sorella Eva si mette sulle sue tracce la ritrova, trasfigurata, nel sud della Francia, in Occitania, una regione attraversata da forti tensioni spirituali, in cui, nel Medioevo, la Chiesa di Roma aveva combattuto l’eresia catara. Cinquant’anni dopo, Eva si è ormai fatta una famiglia ed è una stimata psichiatra, ma l’Imago Lux continua a perseguitarla, tormentando adesso la sua nipote più grande. Mentre il Male flagella una Roma ormai decaduta, un Papa, curvo e solitario, officia ancora urbi et orbi da una desolata terra di mezzo.

Piegare il genere, il thriller in particolare, a motivi più intimi, mi spingerei a dire a tratti filosofici, o comunque decisamente esistenziali, è sicuramente impresa degna di lode e d’attenzione, a maggior ragione quando è così ben argomentata e allo stesso tempo scorrevole come lo è senza dubbio un’opera come Imago Lux. Impresa che riesce ad Adriano Angelini Sut, quanto meno a giudizio di chi vi parla, con una disinvoltura da far invidia a romanzieri più esperti e navigati. Imago Lux, per quanto attinga in maniera evidente alle atmosfere delle italiche opere cinematografiche dei Settanta, con tanto di ville isolate, cunicoli e catacombe, riti satanici e quadri inquietanti e maledetti, utilizza questi elementi per andare oltre il mistero in sé, per render partecipe lo stesso lettore di quell’inquietudine che vivono i suoi personaggi. Il romanzo ci interroga, in maniera assai disinvolta e naturale, sul nostro grado di consapevolezza rispetto alle restrizioni che ci siamo autoimposti causa virus, sui limiti, umani troppo umani, che la scienza può e necessariamente deve riscontrare, sul nostro libero arbitrio, sull’eterno conflitto tra ragione e fede. Pur concentrando le sue dinamiche in due periodi in particolare, l’arco temporale in cui sono contenute queste 300 pagine è di oltre un cinquantennio. Si parte, non a caso, nel 1968, fino ad arrivare ai giorni nostri, in piena pandemia. Non a caso perché il 1968, oltre ad ed essere l’anno di nascita dell’autore, è il periodo storico che vede cambiare costumi, valori e credenze della società occidentale. Vi è, da questo momento in poi, un mutamento culturale ampiamente analizzato e celebrato oltremodo, negli anni, da scienziati sociali, storici e media di ogni genere. Adriano Angelini Sut colloca questo tempo come compimento definitivo di quella che Nietzsche aveva definito Umwertung aller Werte, ovvero la “trasvalutazione di tutti i valori”, e lo fa in maniera inequivocabile, efficace e lapidaria, rievocando il Pasolini che, dalle pagine del Corsera, dette vita ai suoi infuocati Scritti corsari e alle sue Lettere Luterane. Si apre con Pasolini e si chiude con una raggelante profezia contenuta in un racconto di Lovecraft, a conclusione del lungo flusso di coscienza della protagonista, che non è altro che la storia che Adriano Angelini Sut ci ha voluto raccontare.

Tra thriller esoterico, horror gotico, romanzo esistenziale e di formazione – una sorta di terrificante coming of age per l’indomita protagonista -, impreziosito anche da puntuali riferimenti storici, in particolare sulle eresie medievali, si snoda con sorprendente agilità Imago Lux, opera dalle molteplici suggestioni e dalle conclusioni non così indirizzate o scontate come potreste erroneamente immaginare, data la vena critica e a tratti apertamente polemica dell’autore. Angelini Sut è un brillante romanziere, non vi è dubbio alcuno che voglia anzitutto intrattenere, non scrive per “vendere” le sue verità preconfezionate, e nella migliore tradizione autoriale lascia sul campo diversi interrogativi. Il grande pregio di Imago Lux è in effetti quello di palesarsi come un thriller d’atmosfera costruito con i giusti tempi narrativi, che come un abile incantatore il suo autore riesce a far interiorizzare, a seconda della sensibilità del lettore, come un’appassionante cavalcata verso la soluzione di un mistero e, allo stesso tempo, come uno specchio attraverso il quale “esorcizzare” le nostre più intime paure, le nostre più inconfessabili ossessioni, i nostri incubi primordiali, tutti quei mostri di gaberiana memoria che si annidano subdolamente nell’inconscio.

 “ ‘La salute prima di ogni altra cosa’ ripetevano le autorità dal palco televisivo vuoto. Chi potrebbe obiettare su questo punto? L’abilità del Maligno sta esattamente in questo. Ti costringe a metterti da solo le manette, per il tuo bene, e ti obbliga a essere contento della privazione dell’unica cosa che pensavi di avere: la libertà. In un colpo solo ti fa rendere conto che non soltanto si nasce schiavi, del proprio corpo che non si è scelto, dei propri organi, di cellule e tessuti e del sistema nervoso che non controlliamo, ma l’unica cosa che pensavamo di poter gestire, almeno in parte, il libero arbitrio, viene meno per via di nemici invisibili che provengono da ogni parte, in ogni momento. Quando il nemico è lì fuori, nell’aria che respiriamo, il colpo finale è sferrato”. (p.277)

Federico Magi, marzo 2021.

Edizione esaminata e brevi note

Adriano Angelini Sut (Roma, 1968). Ha collaborato con Il Foglio e Radio Radicale. Ha pubblicato, tra gli altri, i romanzi “L’ultimo singolo di Lucio Battisti” (selezionato al Premio Strega 2018) e “Jackie”, e il saggio “Mary Shelley e la maledizione del lago”.

Adriano Angelini Sut, Imago Lux, Edizioni Ensemble, 2020.