Travaglio Marco

Bugiardi senza gloria

Pubblicato il: 5 Aprile 2021

“Travaglio semina odio e violenza”: così parlò Matteo Renzi, il capo di un piccolo partito ultimamente  ribattezzato “Italia Saudita”. Adesso poi con la pubblicazione di “Bugiardi senza gloria” non osiamo pensare cosa potrebbe accadere. Di sicuro il libro, anche senza averlo letto, farà imbestialire i tanti rivali di Travaglio.

In effetti conosciamo bene la sua fama di spietato “giustizialista” che lo contrappone ai tanti giornalisti “garantisti” dei più noti quotidiani. Usiamo le virgolette perché in questo campo le definizioni sono le più varie: c’è chi considera il giustizialista un feroce persecutore senza morale, c’è chi lo considera semplicemente persona che pretende che la legge sia rispettata a prescindere, anche da politici a noi ideologicamente vicini; c’è chi considera il garantista una persona che si preoccupa del rispetto dei diritti di tutti, c’è chi lo considera un ipocrita che usa la parola garantismo per sollevare dalle sue responsabilità chi pare a lui. Travaglio, che dirige un quotidiano chiaramente d’opinione, è noto per i suoi editoriali nei quali è tutto un perculare senza remore; e questo inevitabilmente qualche rodimento lo provoca. Il punto semmai è che il risentimento, almeno quella più profondo, ci sta nasca non tanto dalle opinioni e dallo scarso bon ton di Travaglio & C. quanto dai fatti e dalle  inchieste proposte dal suo quotidiano.

Difatti “Bugiardi senza gloria”  potremmo definirlo la seconda parte, aggiornata, del precedente “La scomparsa dei fatti”, feroce atto d’accusa nei confronti di una casta di giornalisti troppo appecoronata agli interessi del loro editore; che così esordiva: “I fatti separati dalle opinioni. Era il motto del mitico Panorama di Lamberto Sechi, inventore di grandi giornali e grandi giornalisti. Poi, col tempo, quel motto è caduto in prescrizione, soppiantato da un altro decisamente più pratico: Niente fatti, solo opinioni. I primi non devono disturbare le seconde. Senza fatti, si può sostenere tutto e il contrario di tutto. Con i fatti, no […] Oggi sono spesso le opinioni a trasformarsi in fatti” (pag. 1).

La sostanza di “Bugiardi senza gloria”, autentica enciclopedia di mistificazioni, spesso al limite del ridicolo, perpetrate ai danni dei lettori e quindi dell’opinione pubblica, può essere sintetizzata con queste parole: “Tutto parte ancora dai quotidiani ‘di carta’. Per questo continuano a uscire in edicola, anche se hanno quasi tutti i bilanci in rosso. Convengono ai loro rispettivi padroni. Non per i ricavi, spesso magri o inesistenti, anche con finanziamenti pubblici e/o gli introiti pubblicitari. Ma perché condizionano la percezione della realtà, dunque l’opinione pubblica, quindi la politica, l’economia la magistratura. I padroni dei giornali e delle tv non hanno nulla a che fare con gli editori, anche se si fanno chiamare così: usano i loro media come bastoni e carote. Bastoni per malmenare chi ostacola i loro interessi (in tutt’altri campi: quelli dei loro veri business). Carote per nutrire chi li asseconda e si mette al loro servizio” (pp.12). Tutto questo per dire che “In Italia il problema numero uno non è la politica, né l’economia, né la giustizia: è l’informazione”. E sugli episodi, spesso ridicoli, che “a colpi di censure, bugie, invenzioni, calunnie, doppiopesismi, giravolte, ipocrisie, hanno alterato la percezione di quel che accade sotto i nostri occhi” (pp.16), è stato ricostruito un repertorio davvero impressionante.

Il tutto con una meticolosità che ci fa ricordare le parole, ironiche ma non troppo, di un celeberrimo giornalista: “Certo, per un direttore di giornale, avere sottomano un Travaglio, che su qualsiasi protagonista, comprimario e figurante della vita politica italiana è pronto a fornirti su due piedi una istruttoria rifinita nel minimo dettaglio è un bel conforto. Ma anche una bella inquietudine. Il giorno in cui gli chiesi se in quel suo archivio, in cui non consente a nessuno di ficcare il naso, ci fosse anche un fascicolo intitolato al mio nome, Marco cambiò discorso” (dalla prefazione di Indro Montanelli al “Il pollaio delle libertà” – Vallecchi 1995).

Repertorio che, viste le affermazioni di Travaglio, non dubitiamo potrà indispettire i militanti di quasi tutti i partiti, da sinistra a destra: “L’idea che esista un primato della Legge, al di sopra di tutto e di tutti, non ha mai sfiorato i portatori delle varie culture illiberali allergiche al senso dello Stato e alle sue regole, che infestano l’Italia dall’Unità a oggi: quella clericale, quella catastale e braminica della politica illegale, quella impunitaria dell’imprenditoria criminale, quella anarcoide dell’estrema sinistra gruppettara e della destra eversiva. Infatti ritroviamo sulle stesse posizioni il giornale dei vescovi e l’ex capo del servizio d’ordine di Lotta Continua. I quali, per giustificare l’Ong tedesca beccata con lo scafista in bocca, copiano gli stessi argomenti del peggior berlusconismo” (pp.424). Peraltro la citazione di alcuni capitoli fa intendere lo stile irridente del nostro giustizialista: “Allarme atomico: evacuato Giannino”, “Sallusti si arresta da solo”, “La sai quella della nipote di Mubarak?”, “Scajola e gli insaputi”, “B. e Dell’Utri innocenti: l’ha detto la mafia”, “Quel gran pezzo della Leopolda”, “Due pesi e due migranti”, “Benvenuti in Culonia”, “L’ingegner Cementir”, “Berlusconi e le stragi: che sarà mai”, “Spelacchia e Spelacchio”, “Insider Renzing”. E, di paradosso in paradosso in “Del Turco condannato, quindi assolto”: “Ma c’è  ancora chi non demorde. Siccome è stato condannato per un reato e assolto per un altro, si finge che sia stato assolto da tutto. Come se un rapinatore processato per due rapine venisse assolto per una a condannato per l’altra e tutti dicessero: lo dicevo io che era innocente!” (pp.34).

Possiamo aggiungere che “Bugiardi senza gloria” è titolo in qualche modo fuorviante perché i bugiardi ripetutamente citati, di gloria ne hanno ricevuta parecchia, tutt’ora direttori ed editorialisti dei più noti quotidiani; che però pensiamo difficilmente potrebbero rispondere in maniera plausibile alle domande di Travaglio: “Perché Spelacchio, l’albero di Natale sfigato nella Roma targata Raggi, ha attirato più titoli sui giornali e sui giornali della trattativa fra lo Stato e la mafia? Perché la maggioranza degli italiani s’è fatta l’idea che Andreotti, salvato dalla prescrizione per associazione per delinquere con la mafia, reato ‘commesso fino alla primavera del 1980’, sia stato assolto e quindi perseguitato?” (pp.11). Al di là del fatto che Travaglio possa suscitare furori inenarrabili, al di là delle sue discutibili posizioni politiche, credo che chiedere conto di queste ed altre domande sia più che legittimo. Una volta si diceva per onestà intellettuale. Anzi, in un tempo in cui si fa un gran parlare delle cosiddette “fake news” (da parte di chi?), “addirittura” doveroso.

Edizione esaminata e brevi note

Marco Travaglio, (Torino, 1964),scrive per Il Fattoquotidiano, dopo aver collaborato per anni al Giornale diretto da I. Montanelli, Repubblica, l’Unità. E’ l’attuale direttore del Fattoquotidiano. Tra suoi più recenti successi “B. come basta” (2018). Altri suoi libri, tra i tanti, sono “La scomparsa dei fatti”, “Montanelli e il cavaliere”, “Intoccabili”, “L’odore dei soldi”, “Bravi ragazzi”, “Se li conosci li eviti”, “Italia anno zero”, “Papi”, “Uliwood Party”, “Promemoria”, “Colti sul Fatto”, “BerlusMonti”.

Marco Travaglio, “Bugiardi senza gloria”, PaperFIRST, Roma 2020, pp. 576.

Luca Menichetti. Lankenauta, aprile 2021