Molti di noi – generalmente tacciati di essere “burattini del sistema” – si chiedono quali siano le reali motivazioni di tanti conoscenti, amici, ex amici, palesi ignoranti, oppure intellettuali o presunti tali, ad inneggiare al “complotto sanitario”. Nemmeno spendersi a criticare pesantemente la gestione della pandemia, aspetto peraltro più che legittimo visto come stanno andando le cose, ma proprio perseverare con accuse di “dittatura sanitaria”. Nemmeno mettere in conto che molti fallimenti siano stati dettati magari dall’improvvisazione, dalla cialtroneria, dall’egoismo dei singoli, od anche dall’imprevedibilità di un virus che non ragiona come noi umani. Invece la narrativa preferita, come ben sappiamo, è quella di una volontà criminale di chi, nel contesto di un grande complotto mondiale, ci vuole soggiogati, vuoi alle case farmaceutiche, vuoi alle trame di Bill Gates, vuoi al mantenimento del potere col pretesto della pandemia; con tutte le ovvie minimizzazioni e i negazionismi conseguenti.
Luca Mencacci, col suo “Dis-Obbedienza”, ci propone la sua lettura di questo autentico fenomeno psicologico, mentale, sociale che dir si voglia, sicuramente con un linguaggio accademico, ma anche andando a toccare degli aspetti che molti “ingenui” avevano già ben intuito. Potrà sorprendere il fatto che gran parte del saggio sia incentrato sulla storia della cinematografia cospirazionista, per lo più hollywoodiana, ma tutto questo, a detta di Mencacci, serve per meglio inquadrare le tendenze culturali di una società, poi arrivata a gestire il web che “ha accelerato in modo esponenziale la diffusione del controverso messaggio” (pp.58). Società, come ci ricorda ancora il nostro autore, citando la Hannah Arendt di “Le origini del totalitarismo”, in cui una delle principali caratteristiche delle masse moderne si rinviene nella peculiarità che esse “non credono nella realtà del mondo visibile, della loro esperienza; non si fidano dei propri occhi e orecchi, ma soltanto della propria immaginazione [….] Quel che le masse si rifiutano di conoscere è la casualità che pervade tutta la realtà. Esse sono predisposte a tutte le ideologie perché spiegano i fatti come semplici esempi di determinate leggi ed eliminano le coincidenze inventando un’onnipotenza tutta comprendente che suppongono sia alla radice in ogni caso” (pp.14). Il passo poi alla “Gratificazione narcisistica della disobbedienza” è breve; ed in cui il web diventa protagonista: “la rete ha finito con l’esaltare questa narcisistica avventura mitopoietica, volta a colmare il vuoto di ignoranza e il senso di impotenza verso quella complessità sociale che la globalizzazione sembra voler imporre. Ma lo fa a partire dall’esaltazione del soggetto tralasciando del tutto la plausibilità dei contenuti” (pp.16). Per di più – osservazione ovvia ma sempre da tenere a mente – “i social media hanno cambiato il nostro modo di informarci e di formare le nostre opinioni, inducendo gli utenti verso una polarizzazione che contribuisce a incentivare la disinformazione” (pp.17). Pensiamo a coloro che, su facebook, postano con accanimento i link scovati in quel gran mercato della rete dove è un attimo trovare quello che può gratificare i propri giudizi o pregiudizi. Infatti “il criterio di selezione più influente nella scelta dei contenuti online è il cosiddetto confirmation bias. La navigazione online per mezzo dei social network non serve per informarsi, ma per avere conferme a quello che già si presume di conoscere. Si creano così tribù dove il ricevimento di un Like alimenta il protagonismo narcisista dei partecipanti” (pp.18).
“Narcisismo”, “disobbedienza”, e alla fine anche “egoismo”, rappresentano quindi il fulcro di questo saggio che con queste parole, pur senza mai citare la sindrome Dunning-Kruger, potrà descrivere una categoria personaggi con i quali molti di noi si sono imbattuti in rete e fuori rete: “Una disobbedienza tenace, ma quanto mai appagante nel fornire un profilo identitario anticonformista e autoindulgente, capace di appagare quel desiderio di unicità che viene visto come l’antidoto al disagio di una esistenza individuale non all’altezza delle ambizioni coltivate”.
Le conclusioni di Mencacci, dopo questa breve analisi del fenomeno complottista tra cinematografia del passato e attualità a base di social network, sono molto pessimistiche in quanto “internet sembra aver riacceso la luce della antica lanterna magica dell’egoismo di quanti cercano nella paranoia l’antidoto al confronto, nella disobbedienza incivile la parodia della manifestazione democratica del dissenso” (pp.62).
Edizione esaminata e brevi note
Luca Mencacci, è docente di Scienza Politica e Analisi delle Politiche Pubbliche presso l’Università degli Studi Guglielmo Marconi di Roma, giornalista e saggista, collaboratore della rivista Azioni Parallele.
Luca Mencacci, “Dis-Obbedienza. Il fascino narcisistico del complottismo”, Asterios (collana Volantini Militanti), Trieste 2021, pp. 64.
Luca Menichetti. Lankenauta, aprile 2021
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