Ratto Patricia

Piccoli uomini bianchi

Pubblicato il: 22 Aprile 2021

Piccoli uomini bianchi

A José de San Martín non c’è molto. Case dai colori sgargianti e senza gusto, campi spelacchiati, alberi scheletrici e pochi abitanti. Siamo in Patagonia, dove le stagioni sono capovolte rispetto all’emisfero boreale e dove, in inverno, le temperature precipitano parecchi gradi sotto lo zero. Il tempo è quello della dittatura militare argentina, potrebbe essere la fine degli anni Settanta o l’inizio degli Ottanta, la Ratto non lo specifica. D’altro canto la Ratto non specifica granché, lei fa parlare le persone e le cose perché tanto basta a raccontare e far capire. Non ci sono dimensioni di spazio o di tempo, tocca a chi legge rintracciare le ombre, intuire i tempi, concepire i nessi. Uno stile essenziale, quasi chirurgico col quale la scrittrice di Tandil pone il lettore dentro agli eventi senza premesse né spiegazioni: molto avviene in un dialogo, in un affastellamento di botta e risposta, in una rincorsa di parole dette o lasciate in sospeso.

Da Tandil giunge anche Gabriela, la professoressa di matematica che ha scelto di arrivare nel desolato paese di José de San Martín forse perché fugge da qualcosa. Adela lo dice da subito: “Tutti quelli che arrivano qui scappano da qualcosa: dagli sbirri, dalla famiglia, da un amore infelice, dal fidanzato“. La presenza dei gendarmi si manifesta fin da subito e l’arrivo di una sconosciuta non può passare inosservato. Gabriela è la novità ma è anche un soggetto da tenere sott’occhio, come sono sott’occhio tutti a José de San Martín. L’oppressione militare è costante, più o meno tangibile e si respira ogni istante. Gli sbirri vengono odiati e rispettati perché, come in ogni regime, si impongono con un’autorità fatta spesso di abusi e sopraffazioni.

Gabriela abita con Monica, un’insegnante come lei, in una casa con il tetto di lamiera. Fin dall’inizio il vicecomandante della guarnigione, Ángel Blanco, posa lo sguardo su di lei. Non è raro che i militari intessano relazioni con le donne che conoscono nei luoghi, anche remoti, in cui vengono spediti. Capiterà anche a Gabriela. Ed è forse proprio conoscendo intimamente Blanco che la giovane docente di matematica percepirà, più di quanto non abbia mai fatto prima, il peso di una dittatura militare che opprime e terrorizza spesso in maniera subdola e nebbiosa. Infatti la caratteristica essenziale di questo romanzo, opera prima di Patricia Ratto, è quella di aver rappresentato quell’impalpabile e tragica relazione che si genera tra vittime e carnefici, una relazione che si confonde con le banalità del quotidiano in una sorta di adattamento silente alla sofferenza e all’ingiustizia.

È ciò che hanno prodotto i “piccoli uomini bianchi” riportati nel titolo del romanzo. “Piccolo uomo bianco, è un’espressione mapuche” spiega Monica a Gabriela: “tutti noi che veniamo da fuori: bianchi insignificanti persi in un territorio sterminato“. Uomini bianchi, ancora una volta piccoli, ancora una volta estranei, ancora una volta insignificanti. Insignificanti rispetto a un territorio immenso, aspro, inospitale. Elementi alieni per chi in quei luoghi vive e muore da millenni, quelli che, invece, i “piccoli uomini bianchi” chiamano “piattole”, una definizione che Gabriela non ama: “Sicuramente sono stati quelli di fuori, forse i primi arrivati, a chiamarli così, come modo per dimostrare chi teneva il potere, il potere delle armi, il potere economicoe il potere della parola: la prova è che qua nessuno parla mapuche e che i ragazzi si vergognano di questo nome“. Anche se il militare Blanco è di un altro parere: “Non credo che ci sia tanta ideologia dietro a queste cose: li avranno chiamati così perché sono bassi e lenti, a lavorare, a parlare, a pensare… perché arrivano sempre solo fino a un certo punto“.

Edizione esaminata e brevi note

Patricia Ratto è una scrittrice e docente di letteratura argentina, vive e lavora a Tandil, a sud di Buenos Aires. “Piccoli uomini bianchi” è il suo primo romanzo. Il titolo allude a un’espressione della lingua mapuche, “pichi huinca”, che significa letteralmente “uomo bianco”. Nel 2008 ha pubblicato “Nudos”, seguito da “Trasfondo” nel 2012, già edito da Elliot nel 2018. Nel 2017, l’autrice ha pubblicato la raccolta di racconti “Faunas”.

Patricia Ratto, “Piccoli uomini bianchi“, Elliot, Roma, 2019. Traduzione dallo spagnolo di Massimo De Pascale. Titolo originale: “Pequeños hombres blancos” (2006).

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