Lozano Brenda

Streghe

Pubblicato il: 25 Maggio 2021

Di streghe, in senso classico e “occidentale”, in “Streghe”, in realtà, non ce ne sono. Ci sono donne, questo è vero. E sono donne che sanno sanare e proteggere, percepire e seguire atavici impulsi. Ci sono donne nate donne ma c’è anche chi donna lo è diventata dopo. Come Paloma che, in realtà, è nata Gaspar. Una creatura speciale che in certe parti del Messico chiamano muxe, un individuo di genere maschile che si veste e si comporta come appartenente al genere femminile. Paloma è stata uccisa con una coltellata alla schiena ed è da qui che inizia il romanzo della scrittrice messicana Brenda Lozano. Sembra un giallo “Streghe” ma, in realtà, non lo è affatto, non in senso puro quanto meno.

In un’altra parte del Messico c’è Zoé che fa la giornalista e andrà a finire nella remota zona di San Felipe per indagare e scrivere a proposito dell’omicidio di Paloma. Qui Zoé incontra Feliciana, una curandera. È lei la strega? Non esattamente. Nel romanzo le due voci, quella di Feliciana e quella di Zoé, si susseguono alternandosi costantemente. La voce di Feliciana è fatta di frasi che sembrano litanie, sequenze di immagini, parole e memorie che si accavallano come una nenia, spesso ridondante e ipnotica e ciò si rileva fin dall’incipit: “Erano le sei del pomeriggio quando Guadalupe venne a dirmi hanno ucciso Paloma. Non ricordo mai le ore, non ricordo gli anni, non so quando sono nata perché sono nata così come nasce la collina, ci provi a chiedere alla collina quando è nata, però so che erano le sei quando Guadalupe venne a dirmi hanno ucciso Paloma mentre si preparava per uscire, l’ho vista nella stanza, ho visto il suo corpo sul pavimento con i brillantini degli occhi tutti sparsi sulle mani e nello specchio sembravano in due e tutte e due avevano i brillantini sulle mani come se si fosse appena messa i brillantini sugli occhi, come se Paloma potesse alzarsi da un momento all’altro per mettere i brillantini anche a me“.

Un procedere narrativo che incanta e sfinisce allo stesso tempo perché le parole, in questo romanzo, godono di ogni potere, anche quello di svuotarsi fino a diventare solo suono. Persino la tragedia di Paloma arriva a sfibrarsi come fosse fatta di sogno, i dialoghi si dileguano tra altri mille rivoli e le stesse protagoniste parlanti perdono forza rispetto a ciò che dicono. La storia di Feliciana, così come quella di Zoé, in realtà è fatta non da se stesse ma da ciò che sono divenute attraverso gli eventi vissuti. Zoé procede fissamente attorno alla persona di sua sorella Leandra tanto che, alla fine, è Leandra a spiccare: la sua irriverenza, la sua ambiguità, le sue violenze, la sua arte.

Se Zoé arriva da un Messico contemporaneo, Feliciana appartiene a un Messico più arcaico e magico. Il Messico incarnato da Feliciana è fatto da allucinazioni e conoscenze ancestrali. Ha ricevuto gli insegnamenti da suo padre e dai suoi avi, le hanno spiegato l’uso delle erbe e quello dei funghi, oltre alle pratiche di guarigione che l’hanno resa famosa. Molti personaggi importanti si recano da Feliciana per cercare la guarigione e lei, se può, guarisce. Non vede nel futuro Feliciana ma sa capire immediatamente il passato. “Io sono una sciamana, però è più facile che mi chiamino curandera, mi conosco così. Alcuni mi chiamano strega. Si, c’è una differenza tra essere curandera ed essere sciamana, una curandera cura la gente con intrugli ed erbe, e una sciamana anche, però una sciamana può curare anche le cose che non sono del corpo, può curare le cose che sono delle acque profonde, io curo quello che la gente ha vissuto nel passato e, per questo, curo quello che vive nel presente“.

Feliciana non sa leggere ma il suo dono le ha permesso di comprendere Il Linguaggio e di interpretare Il Libro. È stata Paloma ad aver insegnato tutto a Feliciana: “Mi ha detto questo si fa così, questo non si fa così, tu porti Il Linguaggio, amore mio, è stata lei a dirmi Feliciana tu sei la curandera del Linguaggio perché tuo è Il Libro“. La morte di Paloma ha causato la perdita del Linguaggio da parte di Feliciana. Il dono che la donna aveva ricevuto dagli uomini della sua stirpe sembra essersi estinto con l’uccisione di Paloma che era nata Gaspar. “Streghe” è un romanzo sui legami profondi che legano le donne alle altre donne e le stesse donne una dimensione ignota e sfuggente della condizione umana. Lo scrivere della Lozano, come detto, seppur interessante e studiato può diventare asfissiante, le frasi si fanno infinite, gli accadimenti si susseguono spesso in una maniera che ho sentito greve. Sono una lettrice che propende per il minimalismo e la sintesi, elementi che in “Streghe” non si rintracciano in nessun caso.

Edizione esaminata e brevi note

Brenda Lozano è nata a Città del Messico nel 1981. È narratrice, saggista e editor. Ha studiato in Messico e negli Stati Uniti e ha partecipato a residenze letterarie negli Stati Uniti, in Europa, in Sud America e in Giappone. È stata coinvolta in progetti di cinema e arte contemporanea e ha tenuto corsi universitari e workshop. Pubblica sulla rivista letteraria “Make” di Chicago e collabora con la casa editrice Ugly Duckling Presse di New York. Cura, inoltre, una rubrica quindicinale sul quotidiano “El País”. I suoi lavori sono stati pubblicati in diverse antologie. Ha esordito con il romanzo “Todo nada” (2009), seguito da “Cuaderno ideal” (Alfaguara, 2014) e dalla raccolta di racconti “Cómo piensan las piedras” (Alfaguara, 2017). È stata riconosciuta da Conaculta, dal Hay Festival e dal British Council come una delle più importanti scrittrici under quaranta del Messico. Fa parte di Bogotá39, una selezione dei più importanti nuovi autori dell’America Latina. Streghe è il suo primo romanzo pubblicato in Italia.

Brenda Lozano, “Streghe“, Alter Ego Edizioni, Viterbo, 2021. Traduzione di Giulia Zavagna. Titolo originale: “Brujas” (2019).