Un libro particolare, forse non per tutti ma di certo interessante per i lettori che prediligono la letteratura surreale e a tratti onirica.
Ci troviamo a Bucarest, Romania, più o meno ai tempi nostri. La protagonista è Laura Iosa, una quarantenne in cerca di una casa editrice per il suo dizionario ma che per il momento ha avuto poca fortuna. Delusa da questo e un po’ da tutta la società che la circonda, che nelle donne sembra apprezzare solo altre qualità, Laura decide di raccontarsi su un blog chiamato “Oh_brother”, uno spazio aperto a tutti i tipi di visitatori. Proprio qui conosce l’Omino Rosso, da cui il titolo, una figura saggia ma anche controversa che ci accompagnerà per tutto il libro e che la porterà in una sorta di mondo parallelo virtuale, alla ricerca di quell’amore che non riesce a trovare nella vita reale. Molto bello è il paragrafo dove questo personaggio prender vita: “poi hai iniziato a prendere consistenza. All’inizio ti sei colorato di rosa, traslucido, e mano a mano che ti facevo delle domande su questa trasformazione tu ti riempivi di vita, assumevi sembianze umane, come se una mano invisibile ti stesse modellando, vedevo il tuo busto farsi sempre più netto, rosso, le spalle come due mirtilli, le guance illuminate da lampi ramati. Le ali erano sparite, ora eri un uomo giovane e ironico. Un omino rosso.”
Lo spirito di frustrazione e di disillusione di Laura, ormai ben noto alle ultime due generazioni, è ben illustrato proprio nel paragrafo inziale: “Avevo passato l’estate a cercare un lavoro, non dico alla mia altezza, ma almeno accettabile, qualcosa che mi facesse se non altro stare tranquilla. Ma dappertutto è la stessa storia: negli istituti, nei musei, nelle redazioni delle riviste, nelle case editrici, insomma, all’Accademia o a teatro, è sempre un lavoro da impiegata: ti alzi, corri a timbrare il cartellino, a farti vedere dal capo, cercando di entrare più presto che puoi per poter scappare il prima possibile. E poi, uffici, caffè, discussioni velenose e inutili, pettegolezzi, scontento, miseria e, su tutto, il calderone comune dell’impostura”.
L’autrice, Doina Ruşti è una delle scrittrici romene contemporanee più conosciute e il talento nel bilanciare tutta la narrazione, nella descrizione dei personaggi e delle situazioni è chiaro fin dalle prime pagine. Tra le righe sembra quasi dipanarsi una critica verso la società romena, i rimandi al suo passato turbolento e agli anni del comunismo sono molteplici, così come quelli verso le problematiche più attuali. Molto interessante è l’immagine che si crea della città di Bucarest, un luogo complesso, con volti molto diversi tra loro e spesso contrastanti.
Ho trovato questo libro interessante da molti punti di vista, ma dato lo stile decisamente onirico e a tratti allucinato, risulta molto facile perdere il filo e trovarsi intricati in un labirinto di personaggi e luoghi di Bucarest
Lo consiglio agli appassionati di letteratura romena e a coloro a cui interessa il genere onirico.
Edizione esaminata e brevi note
Doina Ruşti, scrittrice, sceneggiatrice e docente dell’Università di Bucarest. Autrice della famosa “trilogia fanariota” composta da Manuscrisul fanariot (2015), Mâța Vinerii (2017) e Homeric (2019) e di molti altri romanzi di successo caratterizzati da una forte componente sociale tra cui, in traduzione italiana, Zogru (Bonanno, 2010) e Lisoanca a 11 anni (Rediviva, 2013). Ha ricevuto il Premio per la prosa dell’Unione degli scrittori romeni (2008) e il Premio “Ion Creangă” dell’Accademia di Romania (2009).
Doina Ruşti, “L’Omino Rosso”, traduzione di Roberto Merlo, Sandro Teti Editore, 2021, Roma.
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