Manin Giuseppina

Complice la notte

Pubblicato il: 1 Luglio 2021

Stalin è nella sua stanza nella dacia di Kuncevo, non lontano da Mosca. Siamo ai primi di marzo del 1953 ed è notte. Iosif Vissarionovič Džugašvili ascolta, ancora una volta, il 78 giri con l’incisione del Concerto per pianoforte e orchestra K 488 di Wolfgang Amadeus Mozart, edizioni Melodija. Ad eseguire il brano è una donna, una delle pianiste russe più talentuose di sempre, Marija Veniaminovna Judina. Salto temporale: 1944, nove anni prima, nel pieno della Seconda Guerra Mondiale, l’Uomo d’Acciaio, secondo quanto è stato raccontato poi e che, col tempo, ha assunto il carattere della leggenda, ascolta, attraverso Radio Mosca, il Concerto per pianoforte e orchestra K 488 di Mozart, ne rimane travolto e incantato. La partitura viene eseguita, in diretta radio, dall’Orchestra sinfonica dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche con Marija Judina al pianoforte. Stalin telefona alla radio e, con la determinazione di sempre, chiede di avere la registrazione del Concerto. Una registrazione che non esiste. Per realizzarla, vengono richiamati, all’istante e in piena notte, tutti gli orchestrali e, soprattutto, viene richiamata Marija Judina.

La mattina seguente Stalin riceve al Cremlino il 78 giri del Concerto per pianoforte e orchestra K 488 di Wolfgang Amadeus Mozart con la Judina al piano. Per ringraziare la pianista, da tempo invisa al regime, Stalin invierà una imponente cifra di denaro. Marija risponde a Stalin: “vi ringrazio per il vostro aiuto. Pregherò per voi giorno e notte, chiedendo al Signore di perdonare i grandi peccati che avete commesso nei confronti del popolo e del Paese. Il Signore è misericordioso e vi perdonerà. Quanto al denaro, l’ho dato alla chiesa che frequento“. È questo l’episodio, ormai tramutato quasi in mito, che apre il romanzo storico-biografico di Giuseppina Manin, “Complice la notte”. Una vicenda che definisce, in maniera evidente, il carattere della pianista Marija Veniaminovna Judina, musicista geniale ma anche spirito anticonformista, eclettico, ribelle e sfrontato. Così come lascia trasparire la grande ammirazione che lo stesso Stalin nutre per la Judina alla quale riconosce l’immenso talento artistico ma di cui teme anche le pericolose frequentazioni con artisti che considera nemici: Achmatova, Bachtin, Cvaetaeva, Pasternak, Mandel’štam, Šostakovič, Prokof’ev.

Mescolando l’invenzione letteraria con la documentazione storica, la Manin ha ripercorso le vicende personali e artistiche della pianista russa senza mai dimenticare di contestualizzarle con esattezza nel corpo sociale, politico e storico della Russia del tempo. Ne scaturisce, dunque, un ritratto femminile di estrema modernità e di profonda originalità. Marija Judina è diversa dalle donne del suo tempo. L’essere divenuta una pianista di successo è già, di per sé, un’anomalia. Anche il suo modo di vestire e di muoversi non è comune: “una donna di austero fascino, tutta vestita di nero. Come una suora, non fosse per quelle assurde scarpe da ginnastica bianche che spuntano dalla sottana. O come una contadina, visto il panno grezzo del vestito […] Un abito nero per il giorno, uno nero per la sera, un impermeabile liso, una cappa per l’inverno. Scarpe di tela per ogni stagione. Il suo armadio è tutto lì. Eppure, quando compare nei teatri, nelle sale da concerto, quella sua divisa spartana, ingentilita alla sera da una rouche di mussola bianca intorno al collo, si tramuta in una veste da sovrana“.

La Judina è nata in una famiglia ebrea ma poi si è convertita alla religione ortodossa e fu sempre religiosissima: altro elemento che Stalin, di certo, non poteva gradire. In “Complice la notte” viene spesso messo in luce il carattere intimamente cristiano dell’artista, il suo desiderio inamovibile di aiutare gli altri, la sua scelta di donare sempre a chi ha bisogno anche quando, forse, non era in condizioni di farlo. Visse del suo fare musica, la Judina, seppur tra licenziamenti, allontanamenti e severe penalizzazioni. A causa delle svariate repressioni messe in atto da Stalin, vide sparire diversi suoi cari amici: scrittori, musicisti, poeti. Rimase nubile fino alla morte, avvenuta nel 1970. Anche sentimentalmente non rispettò affatto le convenzioni del suo tempo: era pronta a sposare un suo affascinante allievo, di 15 anni più giovane di lei, ma lui morì a causa di un incidente in montagna.

In Occidente la grandezza di Marija Judina è giunta in ritardo proprio a causa dell’ostilità del regime sovietico che, tra l’altro, le permise di uscire dai confini nazionali solo in una circostanza, per recarsi in Polonia. Il romanzo di Giuseppina Manin è una lettura piacevole e fluida e, più di tutto, è stato per me, come sarà per molti, la scoperta di un personaggio femminile di raro fascino e di travolgente potenza artistica e umana. Non si può non rimanere incantati da un personaggio così inusuale vissuto in un tempo complicato, tra avversità e stenti che oggi facciamo fatica persino a immaginare. Della Judina ci restano splendidi ritratti in bianco e nero oltre, naturalmente, alla sua musica che, per curiosità e affezione, ho provato profanamente ad ascoltare dopo aver concluso la lettura di “Complice la notte”.

Edizione esaminata e brevi note

Giuseppina Manin collabora alle pagine Spettacoli e Cultura del Corriere della Sera. Si occupa di teatro, musica e cinema. Presso Guanda ha pubblicato quattro libri con Dario Fo: “Il mondo secondo Fo. Conversazione con Giuseppina Manin”, “Il Paese dei misteri buffi”, “Un clown vi seppellirà” e “Dario e Dio”. Sempre per Guanda ha pubblicato “Nel giardino della musica. Claudio Abbado: la vita, l’arte, l’impegno” e “Ho visto un Fo”. Nel 2021 pubblica, sempre per Guanda, “Complice la notte”, romanzo dedicato alla figura della pianista russa Marija Judina.

Giuseppina Manin, “Complice la notte“, Guanda, Milano, 2021.

Pagine Internet su Giuseppina Manin: Corriere della Sera / Radio Popolare (audio)

Pagine Internet su Marija Judina: Wikipedia / Ritratto di Gian Antonio Stella / Marija Judina (Sussidiario.net)