Probabilmente fino a pochi anni proporre la recensione di un “fumetto” ad una rivista letteraria sarebbe sembrata un’assurdità; vuoi perché si aveva l’idea che la “nona arte” fosse appannaggio di storie adatte all’infanzia, vuoi perché si pensava che in fondo tutto quel mondo fosse incentrato sul disegno di grandissimi artisti tipo Floyd Gottfredson o Carl Barks. Le parole di Umberto Eco – “quando ho voglia di rilassarmi leggo un saggio di Engels, se invece desidero impegnarmi leggo Corto Maltese” – però ci fanno capire che il fumetto in quanto tale non era da considerarsi semplicemente come un futile passatempo per ragazzini; tanto più da quando l’editoria si è impegnata con le cosiddette “graphic novel”, ovvero magari non storie seriali, pubblicate in un solo volume, destinate ad un pubblico più maturo, con un maggiore sviluppo di scrittura, con argomenti più complessi e meno umoristici. Non vogliamo impantanarci nelle frequenti diatribe sulle diversità tra fumetti e graphic novel; ma di sicuro un’opera come “Tristezza” degli argentini Federico Reggiani (lo sceneggiatore) e Angel Mosquito (l’illustratore) si presta benissimo alle osservazioni da parte di un critico. Si presta perché questa volta oltre che fumetto, visto l’argomento “in equilibrio tra analisi sociologica e avventura post apocalittica”, potremmo tranquillamente considerarla anche una sorta di sceneggiatura illustrata. E come un’opera letteraria che si rispetti anche l’edizione italiana di “Tristeza” ha la sua postfazione, a cura di Andrea Tosti, uno dei più noti esperti di fumetto, che analizza con intelligenza il fulcro del fumetto: “Anche se il doversi confrontare, spesso con scarsa preparazione, con il quotidiano è un leitmotiv che ricorre in Tristezza, la sopravvivenza non è certo il tema principale, che parla soprattutto di nostalgia e rimpianto” (p.132). Che sia sopravvivenza o rimpianto ci troviamo in un’Argentina del futuro, in presenza di una società al collasso, originato da un misterioso virus delle mucche, che come sintomo apporta innanzitutto tristezza, e dove i pochi sopravvissuti si devono ingegnare ad andare avanti in un mondo fatto di desolazione; non sapendo cosa fare per mandare avanti la propria vita senza uno Stato, senza internet, senza un sistema di protezione. Da notare semmai l’inquietante aspetto premonitorio: se giustamente un argomento del genere è facile nel 2021 metterlo in rapporto con l’attuale pandemia, bisogna ricordare che questo fumetto non è stato prodotto sulla scia del Covid 19, bensì tra il 2010 e il 2013, pubblicato a puntate sulla prestigiosa rivista argentina “Fierro”.
È stato scritto che le atmosfere di “Tristezza”, peraltro ben supportate dai disegni ricchi di colori opachi e scuri, ricordano qualcosa di The Walking Dead e in qualche modo è vero soprattutto nel rappresentare alcune reazioni degli umani in situazioni limite, anche e soprattutto di sopraffazione, dove “per aver paura quando, nel fondo della notte, il nemico più pericoloso dell’uomo si rivelerà essere l’uomo stesso” (cit.); ma nel contempo non esistono i morti viventi, semmai dei sopravvissuti, prede di perenne malinconia e nostalgia, che patiscono le fatiche dell’inferno anche soltanto per procurarsi una cena o per arare un campo; che spesso sembrano degli zombi per i loro comportamenti abulici e privi di personalità.
In merito scrive ancora Andrea Tosti: “La catastrofe, silenziosa, progressiva, quasi discreta, non è stata occasione per un ripensamento, per una riscrittura del presente. I vecchi modelli economici, sociali, relazionali, le odiate gerarchie sono rimpiante o riproposte in forme ancora più aberranti […] basta una sottile crepa ed ecco che dal passato recente si riaffacciano mostri e nevrosi: il valore persistente del denaro, anche in una società ormai al collasso, il bisogno di una guida forte. Lo sguardo dei sopravvissuti alla tristezza, pur tenero e malinconico, è sempre rivolto al passato” (pp.133). Forme aberranti e sguardo rivolto ad un passato di prevaricazioni che nel fumetto si concretizza ad esempio nei “ragazzi che ballano”. Quel tanto che ci riporta ancora una volta a The Walking Dead quando, nel commentare gli episodi, si diceva che la cattiveria degli uomini vivi faceva molti più danni della cieca voracità dei morti viventi.
Un fumetto definibile quindi del genere post-apocalittico e con un epilogo giustamente ambiguo, nel quale appare la creatura, probabilmente causa prima della pandemia, che i protagonisti non hanno fatto in tempo a conoscere ed erroneamente credono sia un “grosso cane”. Un’apparizione che potrebbe – forse – rappresentare un briciolo di speranza non tanto nell’umanità, irredimibile, ma nella natura che, come ha tolto, potrebbe restituire.
Edizione esaminata e brevi note
Angel Mosquito, (Buenos Aires). Si è formato nel mondo del fumetto indipendente. Negli anni ’90, la sua rivista Moron suburbio è stata una pietra miliare di quel movimento. Lavora come caricaturista, illustratore per la stampa e agricoltore.
Federico Reggiani, (La Plata). Alterna la sua attività di bibliotecario alla scrittura di fumetti e romanzi. È stato uno dei fondatori del rinomato sito di fumetti autobiografici “Historietas reales”.
Federico Reggiani, Angel Mosquito, “Tristezza”, Neo edizioni (collana “Cromo”), Castel di Sangro 2021, pp. 136. Traduzione di Dario Falconi. Postfazione di Andrea Tosti.
Luca Menichetti. Lankenauta, luglio 2021
Follow Us