Alvino Gualberto

Rethorica novissima

Pubblicato il: 18 Dicembre 2021

Con il titolo eloquente di Rethorica novissima, richiamo esplicito alla Rhetorica novissima di Boncompagno da Signa, opera con la quale sembra condividere un certo spirito giocoso e provocatorio, Il ramo e la foglia edizioni ha da poco dato alle stampe l’ultima prova poetica di Gualberto Alvino, una singolare raccolta di rime in cui a farla da maggiore è senza dubbio la spiccata propensione alla sperimentazione linguistica e alla ricerca formale, nonché un notevole ed esibito amore per la parola, vista la ferma volontà di restituire a quest’ultima, in ogni pagina di questa preziosa edizione, la dignità poetica che gli era propria prima che fosse svilita e svenduta dal poetichese, dall’insignificante, standardizzata, iperproduzione di versi odierna (“e comunque la questione si eterna / sciogliersi dalle grinfie del poetichese” ci vien detto a chiare lettere in Questioni preliminari)

Assai nobili sono le intenzioni che la animano e che la rendono a ben vedere unica, come il lettore ha modo di capire all’istante. Innanzitutto appare evidente, se non preponderante, l’intento di parlare del mondo, di esprimerlo senza mediazioni presso quel consesso a cui tutti, almeno in teoria, partecipiamo per nascita e a cui allude, non a caso, il particolare dell’affresco situato su una parete della Libreria Piccolomini del Duomo di Siena riportato in copertina, in cui dotti e chierici riuniti in un cenacolo leggono e discutono con garbo e pacatezza, al fine di giungere insieme alla verità ultima. Al tempo stesso appare travolgente e strabordante il desiderio di fornirci le nuove chiavi di lettura, i nuovi strumenti, la materia lessicale e poetica con i quali poter interpretare questo medesimo mondo che ci circonda, di leggerlo nelle sue sfaccettature poliedriche e polisemiche, decifrarne i cortocircuiti linguistici e mediatici, cogliere la sua essenza prettamente ossimorica e, perché no, anche la sua santissima s(c)emenza (vedi Da gauche à droite).

                                                mettre en texte il chiodo fisso del mattino
                                                velut in arcem scrutando il pacco delle nuvole irregolari
                                                viene a luce un fatto di gran rilievo vale a dire
                                                la santissima s(c)emenza del mondo

A questo progetto di de-scrizione del mondo, a cui si accompagna quello di eversione del linguaggio costruito sulla norma e sulla costante riproposizione della stessa, risulta funzionale l’abbandono delle forme e delle regole della tradizione (in questo caso il superlativo novissima del titolo non può non richiamare l’esperienza dei Novissimi) che non viene ignorata o rifiutata a priori ma ripresa e rimodulata in una voce del tutto originale (“Ogni scrittore è costretto a farsi una sua lingua, come ogni violinista è costretto a farsi un suo suono” ci ricorda Alvino in epigrafe, citando Proust), forgiata attraverso il recupero di lingue vive e morte, con l’uso di una pluralità di registri, che contempla quello basso-colloquiale e quello tecnico-specialistico della filologia, la disciplina che disseziona e ricompone il testo-mondo per meglio comprenderlo, e in cui gran peso hanno le citazioni dotte, i recuperi desueti e singolari, i tecnicismi anatomici (come in Humanitas) nonché i frammenti discorsivi e gli inserti riflessivi, ricomposti con un esito che è l’esatto specchio di una realtà non arginabile, non circoscrivibile, perennemente fluida e prismatica.

                                                be’ no la faccenda è diversa
                                                si tratta fondamentalmente di una congettura
                                                sin da una prima letta risulta infatti evidente
                                                l’emendatio ex ingenio causa copista sciatto sciagurato
                                                ci sono a volte codici non descripti che però
                                                si rivelano di nulla utilità e allora si cena asciutto

Capita quindi di essere travolti, e con piacere, dalla forza irrefrenabile di una versificazione spesso a tutta pagina che trapassa i limiti consueti, in cui elementi di varia natura, non sempre decifrabili, a volte usurati e resi vuoti dall’abuso dei media, si fondono e si sovrappongono, interagiscono e si giustappongono senza soluzione alcuna, dando vita sulla pagina ad una sorprendente disarmonia prestabilita, restituita con costruzioni sintattiche sospese e irregolari, che non disdegnano l’effrazione alla regola e l’incorrere nell’errore (vedi Italiano martini-pop e Affetti di scanner e, più diffusamente, tutta la sezione Salvo trasgredir norma).

                                                 stendemo le maglie alsole accominciarono
                                                 a caminare che parevano tutti bersallieri
                                                 e stammo lì fino in maggio
                                                 in maggio accominciò lazione del montesanto
                                                 montecucco e montevodice che il vodice mi ricordo

È una poesia che di certo non si presta a una lettura pacata e dimessa, operata sottovoce, in cui a più riprese all’aperta contestazione del poetichese imperante, quello dell’emotività esibita e stucchevole, del linguaggio piano e banale, privo di slanci, di energia catartica e di autentica ispirazione – si legga Questioni preliminari (esacalogo per aspiranti poeti) – si accompagna la decostruzione del linguaggio omologato e imperante dei media, con i suoi slogan, le sue frasi ormai fatte e prive di senso, che mai giungono a cogliere la verità delle cose (Dolce traverso).

Con il suo effetto spiazzante, destabilizzante, il suo tono spesso irriverente e l’amabile inclinazione al gioco, Rethorica novissima è insomma il prodotto colto e raffinato di chi, con intelligenza e alta consapevolezza dei propri mezzi, mette con coraggio in discussione l’ordine e le certezze costituite senza alcun timore di apparire un irregolare.

Edizione esaminata e brevi note

Gualberto Alvino, Rethorica novissima, Il ramo e la foglia edizioni, 2021, p. 96.

Come critico e filologo, Gualberto Alvino si è particolarmente dedicato agli irregolari della letteratura italiana, da Consolo a Bufalino, da Sinigaglia a D’Arrigo, da Balestrini a Pizzuto, del quale ha pubblicato in edizione critica “Ultime e Penultime” (Cronopio 2001), “Si riparano bambole” (Sellerio 2001; Bompiani 2010), “Giunte e Caldaie” (Fermenti 2008), “Pagelle” (Polistampa 2010), nonché i carteggi con Giovanni Nencioni, Margaret e Gianfranco Contini (tutti editi dalla Polistampa). Fra i suoi lavori più recenti la curatela di “Sconnessioni” di Nanni Balestrini (Fermenti 2008), il romanzo “Là comincia il Messico” (Polistampa 2008), “Peccati di lingua. Scritti su Sandro Sinigaglia” (Fermenti 2009), la raccolta di versi “L’apparato animale” (Robin, 2015), “«Come per una congiura». Corrispondenza tra Gianfranco Contini e Sandro Sinigaglia” (Edizioni del Galluzzo per la Fondazione Ezio Franceschini, 2015), “Per Giovanni Nencioni”, con Luca Serianni, Salvatore C. Sgroi e Pietro Trifone (Fermenti 2017) e la raccolta di scritti critici “Dinosauri e formiche. Schegge di critica militante” (Novecento, 2018). Suoi scritti poetici, narrativi, critici e filologici appaiono regolarmente in riviste accademiche e militanti, cartacee e online («Strumenti critici», «Studi e problemi di critica testuale», «Filologia e critica», «Studi di filologia italiana», «Italianistica», «Studi linguistici italiani», «Filologia italiana», «Ermeneutica letteraria», «Letteratura e dialetti», «Giornale storico della letteratura italiana», «Moderna», «L’Immaginazione», «Il Caffè illustrato», «L’Illuminista», «Fermenti», «Osservatorio Bibliografico della Letteratura Italiana Otto-novecentesca», «Microprovincia», «Le reti di Dedalus», «Avanguardia», «Alfabeta2», «In limine», «Italian Poetry Review», «Per leggere», «Malacoda», «il verri», «La lingua italiana»), di alcune delle quali è redattore e referente scientifico. Collabora stabilmente con l’Istituto della Enciclopedia Italiana.

Recensione apparsa sul blog www.gianlucamassimini.it