La collana Montparnasse dell’editore Les Flâneurs si arricchisce in questi giorni di un nuovo titolo, La Notte Padana di Paolo Risi, un giallo dal ritmo incalzante e dalla trama ben congegnata a cui va il merito di non conoscere passi falsi né cali di tensione. Protagonista della vicenda, nonché voce narrante, è il giornalista Greg Stefanoni, un uomo che conduce una vita del tutto ordinaria, fatta di precarietà e di poche soddisfazioni, passata perlopiù a scrivere articoli di poco conto su inaugurazioni, furti e incidenti stradali per il piccolo quotidiano di provincia da cui il romanzo prende il titolo, e ad assistere una madre affetta da demenza senile che non ricorda più neanche il nome del figlio. A ciò, particolare non secondario e utile elemento per una giusta caratterizzazione del personaggio, si aggiungono le tante domande su un matrimonio finito e su di una figlia che ormai vive lontana e con cui ogni possibile legame sembra essersi deteriorato.
A sconvolgere questa routine alquanto grigia ci pensa la quarta vittima della ferocia di un serial killer che firma i suoi orrendi omicidi lasciando una croce formata da due rami di nocciolo assemblati con il fil di ferro, apparentemente un caso misterioso che non sembra offrire alcuno spunto per una sua rapida soluzione, un omicidio però che si rivelerà ben presto un’occasione propizia per il protagonista per rimettersi in gioco, per affidarsi ancora una volta al suo fiuto che, nonostante i tre lustri passati in redazione e i colpi avversi della sorte, non sembra essere affatto svanito e che lo guiderà, tra colpi di scena e una buona dose di ironia, verso un finale inaspettato (“Continuavo come sempre a dibattermi fra rate in scadenza e frustrazioni lavorative, ma le azioni di quel serial killer, che aveva scelto una placida provincia del nord ovest come teatro delle sue imprese, avevano perlomeno riattivato la scintilla della curiosità e ridato vigore alla mia passione per l’indagine giornalistica.“).
Ad arricchire la trama ci sono temi di tutto rispetto, che meritano l’attenzione del lettore. La Notte Padana ci propone infatti anche un’acuta riflessione sul mondo editoriale odierno e, più in generale, sui media e sul ruolo da essi svolto nella nostra società, tra la ricerca dello scoop a effetto e l’attenzione ossessiva, quasi morbosa, riservata allo “schianto dei parenti inconsolabili“, come ad ogni elemento, privato o meno, che possa far leva sugli istinti di un pubblico abulico e assuefatto al dolore (“La voracità di chi si nutriva in maniera voyeuristica di scandali e violenze esigeva sempre nuove fascinazioni, non considerava stuzzicanti le congetture in punta di penna e le tessiture di un’indagine.“). Ne risulta un quadro perfetto in cui non si fatica a riconoscere in controluce gran parte di quelle trasmissioni televisive strapiene di casi umani e tragedie personali in cui non si nega a nessuno, testimone o vittima che sia, la propria parentesi di celebrità (“Hanno individuato una preda attraente e l’hanno trasformato in un prodotto di consumo. Ma come tu ben sai questo tipo di mercanzia una scadenza piuttosto breve.“). Da qui la critica a un format, a una modalità cronachistica che sembra privare l’ignaro spettatore delle capacità intellettive essenziali, di uno sguardo personale sulle cose, quello stesso sguardo che, solo, consente invece al protagonista di intraprendere e battere la propria strada senza fidarsi delle risposte scontate, delle allusioni maliziose e dei titoli fuorvianti.
La redazione de La Notte Padana non si sottrae a tutto ciò. Sotto la guida di un personaggio di dubbia moralità (il direttore “pretendeva carne gocciolante da introdurre nelle fauci dei lettori, assuefatti a violenza, colpi di scena e trasmissioni spazzatura.“), si rivela il luogo prediletto in cui vige lo sprezzo impietoso delle regole, dell’obiettività, del senso della misura e finanche dei lettori, a cui non ci si esime dal proporre un lavoro di fantasia purché si riveli essere “una carta vincente da giocare sul tavolo asfittico della cronaca nera“, e in cui le parole più frequenti sono “infarcire” e “rimpolpare“. Uno scoglio, o una montagna, contro cui va a infrangersi chiunque sia mosso da buone intenzioni e abbia a cuore la verità, chiunque fugga dalla menzogna e non ami affatto la spettacolarizzazione del dolore, come il protagonista, che grazie alla propria tenacia e a un puntiglioso lavoro di ricerca, senza perdersi d’animo, crede fino in fondo alla possibilità di pervenire onestamente alla soluzione del caso.
Ad avere la meglio sarà la volontà di porre fine a una serie di delitti il cui movente risale ad un passato non molto lontano, fatto di luci e ombre, irrimediabilmente segnato da “contrapposizione definitive, paradigmatiche“, un passato sul quale Risi riporta giustamente l’attenzione e con il quale l’Italia forse non ha mai fatto realmente i conti.
Edizione esaminata e brevi note
Paolo Risi, La Notte Padana, Les Flâneurs Edizioni, 2021, pp. 394
Paolo Risi è nato nel 1966 a Varese, dove tuttora abita. Si è laureato in Scienze motorie all’Università Cattolica di Milano. Collabora con il magazine online zestletteraturasostenibile.com e amministra il sito verbanovolant.it (eventi e culture del Lago Maggiore). Un suo racconto è incluso nell’antologia Anatomè – Dissezioni Narrative. La Notte Padana è il suo primo romanzo.
Recensione apparsa sul blog www.gianlucamassimini.it
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