Tutti ormai, in maniera diretta o indiretta, conoscono o sanno di qualcuno che ha lasciato l’Italia per cercare fortuna in altri paesi. Si tratta di un fenomeno che ci può sembrare nuovo, ma solo perché abbiamo la memoria corta: gl’italiani sono stati un popolo di emigranti per la maggior parte della loro storia e oggi questo fenomeno, dopo qualche generazione d’immigrazione proveniente da altri paesi, è tornato in auge.
Questo libro, Expat, come già ci fa capire il titolo, è la storia di una di questi giovani che appunto lascia la città natale e comincia a girovagare per il mondo, alla ricerca di un futuro che non è riuscita a vedere in Italia. Il suo nome è Sara e leggendo la biografia dell’autrice, Isabella Sorace, qui al suo esordio letterario, si capisce che ci sono molti spunti autobiografici in questo libro: lei stessa infatti, classe 1989, dopo aver studiato a Milano, ha lasciato il Bel Paese per il Regno Unito, poi Israele e infine la Svizzera, collezionando una lunga serie di traslochi e cambi di vita che però sono la normalità per migliaia di giovani come lei.
Già dalle prime pagine, si capisce che abbiamo a che fare con qualcuno che queste situazioni le ha vissute e sa raccontarle nei dettagli. In particolare il paragrafo che riguarda le continue feste di addio che capitano a cadenza regolare nelle comunità di espatriati: “Da quando ha lasciato casa, più di tredici anni fa, è stata invitata a così tanti party di addio da averne perso il conto. Quando vivi con la comunità locale di expat, dire addio a qualcuno è all’ordine del giorno. Almeno una volta al mese c’è una partenza e, se le cose sono organizzate per bene, ci sta che lo stesso party di addio è organizzato per tutti gli expat che hanno in programma di lasciare le città nel mese a venire.”
Il libro quindi segue Sara in vari paesi, la linea temporale va avanti e indietro tra le sue prime esperienze e quelle più recenti e il rischio in casi come questi è di avere una narrazione confusa e frammentata, ma l’autrice è molto brava a darci tutte le coordinate necessarie per poter orientarci nello spazio e nel tempo, creando un flusso regolare che rende il tutto molto leggibile e scorrevole. Bella anche l’idea di connettere tutte le varie esperienze con un filo conduttore che si capirà solo verso la fine. Oltre a Sara, abbiamo anche una serie di personaggi che probabilmente sono ispirati da persone realmente incontrate dall’autrice e che in certi capitoli magari parlano in prima persona e solo in un secondo momento incontrano la protagonista. Questo stratagemma arricchisce molto la narrazione e ci dà diverse microstorie che si allacciano poi alla trama principale.
Lo possiamo senza dubbio definire un romanzo di formazione, la protagonista cresce e matura e conclude il libro con una bella riflessione su cosa significhi casa per una generazione come la sua, che ha vissuto la globalizzazione e ha sentito la necessità di andare lontano per avere un futuro, com’era successo ai loro bisnonni prima di loro.
Consiglio questo libro a chi vuole cercare di capire un po’ meglio cosa si nasconde dietro il famoso fenomeno dei “cervelli in fuga” e chiaramente anche a tutti questi cervelli fuggiti. Lo scrivente, seppur non proprio un gran cervello, vive in Irlanda da ormai 3 anni e quindi si è ritrovato spesso in molte delle pagine di questo libro.
Edizione esaminata e brevi note
Isabella Sorace, bergamasca di Ciserano, classe 1989, dopo la laurea in Commercio Estero all’Università di Bergamo e un master in Finanza presso l’Università Bocconi di Milano, ha vissuto e lavorato all’estero, nel Regno Unito, in Israele e in Svizzera. Attualmente vive e lavora a Zurigo, dove gestisce progetti per una Società di consulenza strategica e gestionale leader nel settore. Nel 2020 crea insieme a Gregory Brown la piattaforma web di crowdliquidity LiUU.world, un servizio innovativo per le piccole realtà imprenditoriali in crisi di liquidità a causa della pandemia di Covid-19.
Isabella Sorace, “Expat”, MnM Amolà, 2022, Poggio Rusco (MB).
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