Può essere capitato a tutti (e c’è da augurarselo) di volgere gli occhi al cielo, magari in una notte stellata, magari essendo accompagnati da un indefinibile sentimento di qualcosa che assomiglia alla nostalgia, un senso di appartenenza a qualcosa di molto più grande di noi. Forse questo esprime al meglio il senso di questo affascinante volume saggistico dal titolo Dal Caos al Cosmo – introduzione al cosmismo russo (prefazione di Armando Torno, Sandro Teti Editore 2021, pp. 128 euro 15,00) di Silvano Tagliagambe, filosofo, fisico ed epistemologo, già allievo di Ludovico Geymonat, uno dei nostri più illustri pensatori e storici della filosofia del secolo scorso. Il senso di questo volume può anche essere riassunto nel concetto di dono che è quello che dovrebbe contraddistinguere al di là di ogni considerazione “mercantile” legata al “do ut des”, ogni più alta manifestazione dello spirito umano, sia nella scienza, nelle arti e nell’attività politica e sociale, per creare o ricreare quella bellezza di cui parla Dostoevskij, l’unica concreta possibilità di salvezza capace di risvegliare lo spirito sopito, come nota giustamente l’autore in chiusura del volume.
Il riferimento a Dostoevskij non è certo casuale in un volume che parla di un fenomeno culturale e una corrente filosofica poco approfondita alle nostre latitudini e nata nella sterminata Russia a fine ‘800, con sviluppi di vario tipo nel secolo scorso, alla quale all’editore va il merito di aver dedicato altri testi all’interno della collana ove appare anche quello di Silvano Tagliagambe accompagnato dalla prefazione di Armando Torno, giornalista, saggista, autore di opere letterarie e saggi di carattere filosofico e teologico tradotti in più lingue. Nella collana Historos diretta da Luciano Canfora sono presenti altri testi sul cosmismo oltre a saggi filosofici, politici e storici anche sulla storia più recente con una particolare attenzione a un universo spesso misconosciuto come quello russo.
Il più autorevole teorico del cosmismo è Nikolaj Fëdorov che con la sua opera filosofica Opera comune segnerà la nascita del movimento che influenzerà in vario modo anche giganti della letteratura russa quali Tolstoj e Dostoevskij, senza mancar di notare che la biblioteca di Lenin vanterà titoli di quello che può essere considerato il padre fondatore del cosmismo.
Il saggio di Tagliagambe, al di là dello specifico interesse che può suscitare una disciplina filosofica che sconfina nella teologia e nell’esoterismo mandando suoi echi nel mondo delle arti e delle scienze è importante anche per capire, o provare a farlo, qualcosa circa l’assoluta particolarità della cultura russa. Alcuni versi di una poesia di Fëdor Tjutčev (tradotti da Tommaso Landolfi) lo testimoniano:
La Russia non si intende con il senno
Né la misura col comune metro:
la Russia è fatta a modo suo,
in essa si può credere soltanto
Torno fa notare nella sua puntale prefazione che la Russia “ha il viso occidentale e il cuore orientale”. L’olismo ne è uno dei suoi tratti caratteristici e il cosmismo, questo strano mostro ove convergono temi filosofici, teologici, arti figurative, letteratura, scienza e persino architettura, lo esprime al meglio.
Per comprendere il cosmismo bisogna infatti focalizzarsi su dove esso sia nato, la sterminata terra russa con le sue immense steppe e distese pianeggianti dagli Urali fino alla sponda del Pacifico, e comprendere che lo spazio è l’elemento più importante della sua esperienza culturale, grandi spazi che rimandano al concetto di nomadismo come categoria dello spirito, che non viene dall’impulso a superare le frontiere ma dalla nostalgia dell’integrazione con il cosmo. Fëdorov nella sua teorizzazione propugna la vittoria dello spazio sul tempo, l’instaurazione di un diverso rapporto tra l’uomo e il suo ambiente, non solo dal punto di vista sociale ma anche naturale e cosmico fino a più ardite teorie quali l’auspicata coesistenza delle generazioni passate tramite la resurrezione degli antenati defunti, che si concretizzerà (secondo Fëdorov) nelle “tessere ospitali della materia”, riappropriazione delle particelle dei corpi per la resurrezione. Si porrà però il problema spaziale dei limiti terreni e dell’approvvigionamento di risorse e mezzi, diventando quindi l’orizzonte l’intero universo. A questo si associa una sorta di messianismo e una specie di missione che Fëdorov sembra assegnare al suo popolo e che è una delle caratteristiche che troviamo in tanta letteratura e arte del popolo della sconfinata terra di Russia.
I temi teologici, in molti casi mutuati dalla teologia di Gregorio di Nissa, la tradizione esicastica (dal greco calma, pace, tranquillità), uno dei cardini della teologia bizantina e della fede ortodossa, si legano nella speculazione di Fëdorov, al quale è giustamente dedicato ampio spazio nel saggio di Tagliagambe, ad altri che costituiscono alcuni dei principali della tradizione ortodossa, quali il principio della divinizzazione, la relazione tra esseri umani e entità divina, esseri umani quali specchi imperfetti che a loro volta rispecchiano l’entità divina, una composita teoria di entità, ombre e immagini umane che creano nel vivente un caleidoscopio della verità intangibile di Dio, con richiami a passi biblici e alla teologia di Paolo di Tarso. Concetti complessi e che possono apparire astrusi ai profani ma che rivestono un’importanza particolare nella spiritualità russa, quali quello della divinizzazione della terra, della contemporaneità dello spirito nello spazio, che hanno l’aspetto dell’utopia, al confine con l’esoterismo ma che per il suo divulgatore è ritenuta una realtà possibile con il contributo della scienza e delle arti, in particolare l’architettura che ha il compito di rappresentare la congiunzione tra terra e cosmo e ricreare ciò che era stato perduto, ideale che trova concretizzazione anche nella liturgia: “Il cielo sulla terra”, la congiunzione tra l’alto e il basso nella visione cristologica ben rappresentata nel culto delle icone, una delle massime espressioni dell’arte russa.
Il volume passa ad esaminare autori, tendenze e situazioni che fanno parte del cosmismo che viene definito da alcuni suoi studiosi come una teoria dell’evoluzione attiva della nostra specie o auto diretta, una filosofia sostanzialmente ottimista che arriva e preconizzare la salvezza universale, fondata sullo sviluppo della conoscenza umana, passando in rassegna pensatori come Vladimir Sergeevič Solov’ëv, filosofo, teologo e critico letterario alle cui conferenze assisteranno anche Tolstoj e Dostoevskij. Una delle basi della sua speculazione è quella sull’amore come restaurazione dell’unità della persona umana, della creazione di un’individualità assoluta e dell’umanità come un unico essere o organismo. Il suo pensiero segna la rinascita del pensiero religioso in un’epoca di dominio del positivismo.
Non mancano tuttavia nell’universo del cosmismo, e il merito del volume di Tagliagambe è quello di mettere in luce tutti gli aspetti dalle varie angolazioni, nozioni scientifiche per quanto possano apparire spericolate ed eterodosse. È il caso delle teorie di Vladimir Vernadskij con il suo concetto di noosfera, teorizzazione dello stadio attuale di evoluzione della biosfera, cioè dell’ambiente naturale nel quale l’uomo si trova ad interagire. Suo è lo studio su un nuovo modo di concepire la terra che faccia convergere geologia, chimica e biologia, esaminando la base biogeochimica della biosfera. La biosfera dal punto di vista chimico secondo Vernadskij è in continua trasformazione per opera dell’uomo, può quindi essere considerato uno dei primi teorici dell’antropocene e del ruolo dell’uomo in seno ai cambiamenti ambientali e quindi anche climatici che ci riguardano da vicino, temi ora di dominio pubblico nel nostro occidente ma che erano già presenti nel blocco sovietico ai tempi immediatamente successivi alla Rivoluzione di Ottobre.
Questo intreccio tra evoluzione naturale e culturale si riscontra anche nell’utopia possibile preconizzata da Pavel Florenskij, il filosofo, teologo e matematico vittima dei gulag staliniani con il quale si chiude il volume e sul quale è da poco uscito un saggio monografico dello stesso Silvano Tagliagambe. Con il termine di pneumatosfera viene sintetizzato il luogo di circolazione dello spirito, un’utopia possibile nella quale la tecnologia diventi biotecnologia, al servizio della vita e di tutto il vivente, nel senso più ampio.
I cosmisti russi hanno cercato di metterle in pratica queste utopie. Il giusto tributo è dato a Konstantin Ciolkovskij, teorico e uno dei pionieri della cosmonautica, oltre che dell’aeronautica, lo scienziato che vedeva la conquista dello spazio inteso come evoluzione di tutta la materia del cosmo verso uno stato di perfezione, una grande, ottimistica filosofia anche la sua, tanto utopica da spingersi nella convinzione di poter vincere la gravitazione terrestre per poter viaggiare in tutto il sistema solare ove operare nuove colonizzazioni. Gli studi teorici di Ciolkovskij sul volo e le sue prime progettazioni di velivoli aeronautici e spaziali per il volo sia terrestre che spaziale sono più che un tentativo di rendere possibile l’utopia, il volo che è il modo di abitare lo spazio, e non potevano mancare in tal senso i richiami a uno dei capolavori della letteratura russa e universale: Il Maestro e Margherita di Michail Bulgakov. Il volo di Margherita, incarnazione del sentimento dell’amore che accompagna il Maestro nel suo ultimo viaggio e che costituisce l’unica possibilità di salvezza, Margherita che dirà “Io so tutto, ho visto tutto” mettendo in gioco il concetto di verità che è intuizione e affonda nell’affettività, nelle emozioni, richiamo della sua manifestazione nello spirito. Lo stesso concetto formulato da Malevic, capostipite del suprematismo, il movimento artistico di avanguardia nato all’inizio del XX secolo in Russia al quale è tributato il giusto omaggio. Dirà Malevic: “Solo la sensibilità è essenziale”. I bianchi assoluti delle sue tele è negli esiti più avanzati della sua pittura la massima espressione del concetto puro dell’immateriale, della “non-oggettività pura”. Potremmo aggiungervi, sempre per rimanere nell’arte figurativa Vassilij Kandinskij, con tutte quelle creature sospese in aria e svolazzanti dei suoi dipinti, per dirci che l’anima russa, se esiste una cosa del genere, è legata come forse non accade altrove all’etereo e allo spazio.
Il volume di Silvano Tagliagambe esso stesso un affascinante volo nell’universo del cosmismo russo, una piccola guida a una sfaccettata corrente filosofica che ha parlato di evoluzione attiva e consapevole, in un percorso interdisciplinare tra spiritualismo, misticismo, scienza, arte, letteratura e la fede nella conoscenza umana, forse unico argine contro la barbarie.
Edizione esaminata e brevi note
Silvano Tagliagambe (Legnano, 1945) Filosofo, fisico, accademico, epistemologo. Allievo di Ludovico Geymonat, si laurea in Filosofia all’Unversità statale di Milano e prosegue gli studi specializzandosi in Fisica quantistica prima alla prestigiosa Università degli studi Lomonosov di Mosca, poi presso l’Accademia delle Scienze dell’Urss. La sua attività scientifica e didattica si sviluppa attraverso un variegato percorso universitario che lo porta a insegnare presso diversi atenei dal 1974 al 2008 e a collaborare con differenti centri di ricerca ed enti istituzionali come consulente scientifico. È autore di più di trecentocinquanta pubblicazioni.
Silvano Tagliagambe, Dal Caos al Cosmo – introduzione al cosmismo russo, prefazione di Armando Torno, Sandro Teti Editore 2021, pp. 128 euro 15,00
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