Amabile Flavia

Elvira

Pubblicato il: 8 Luglio 2022

Nelle pagine di questo libro c’è la «mia» Elvira Coda Notari, una ricostruzione puntuale finché è stato possibile. Dove non è stato possibile, ho provato a immaginare come si sarebbe comportata in alcune situazioni, rispettando la sua personalità, il carattere che appare dai pochi aneddoti riportati da Eduardo nelle rare interviste rilasciate“. Così Flavia Amabile nella nota che chiude “Elvira“, romanzo biografico che racconta la vita, il talento, le passioni di Maria Elvira Coda, sposata Notari, la prima regista del cinema italiano. Il trascorrere del tempo e la scarsa attitudine a conservare la nostra memoria storica sembrano aver cancellato la figura di Elvira Notari, quasi come non fosse mai esistita. Il libro di Flavia Ambile ha il merito di restituire dignità, forza e vitalità a una donna straordinaria che fu in grado, nella prima parte del Novecento, di inventare da zero il suo cinema. La Notari fondò una casa di produzione, la Dora Film, che realizzò pellicole che raccontavano, con trasporto e autenticità, un mondo fatto di scugnizzi e popolane, di vendette e suicidi, di vicoli napoletani e vedute di Posillipo, di titoli dialettali e ispirazioni musicali.

Una pioniera, una visionaria, una creativa nel senso più ampio ed estroso possibile. Questo fu Elvira Coda Notari. Ma fu anche moglie e madre, donna capace di vivere con slancio e trasporto ogni momento della sua esistenza. Flavia Amabile ci ha riconsegnato un personaggio letterario, ma anche umano e artistico, di estremo fascino e infinita intraprendenza. Elvira nasce a Salerno nel 1875 e si trasferisce a Napoli, al seguito della famiglia, nei primissimi anni del nuovo secolo. È una maestra ma lavora come modista. Il cinema irrompe nella sua vita quasi per caso, entrando in un baraccone allestito per le vie di Napoli con un imbonitore che annuncia la “meraviglia“, qualcosa che Elvira non sa immaginare: “Il cigolio di una manovella e il ronzio del proiettore invadono la grande stanza. Un fascio luminoso investe la tela bianca. Qualche secondo dopo appaiono le prime immagini. Tremolanti, a tratti sbilenche e interrotte da scatti improvvisi. Grandi, vere, in cammino verso gli spettatori. Elvira non riesce a frenare un grido. Un prodigio, un sogno, un incantesimo realizzato, non sa decidere che cosa pensare“.

Siamo abituati a ogni forma di riproduzione video, oggi. Siamo assuefatti e annoiati, pure. Le sequenze filmate, sotto varie forme, ci circondano e ci inondano in ogni momento. Eppure non è difficile figurarsi lo stupore di Elvira che, per la prima volta, osserva scene in movimento, riprodotte, seppur con tecniche approssimative, su un telo bianco. Un’illusione e una vertigine insieme. Uno smarrimento che diventa sogno e poi, nel tempo, essenza vitale. Siamo agli albori del cinema muto, in Italia, e tutto è ancora da concepire e da ideare. Elvira sposa Nicola Notari e con lui dà vita a un’impresa legata a quell’arte tutta nuova che sa incantare la gente. Ed è alla gente della sua Napoli che lei vuole rivolgersi: sa come coinvolgerla, sa come affascinarla, sa come rappresentarla, sa come commuoverla. Quindi inventa storie strazianti, spesso ispirandosi a fatti realmente accaduti o a testi di canzoni amatissime, scrive sceneggiature, dirige i suoi film, li produce, li prepara e li mette sul mercato. È una donna dal carattere forte, ambiziosa e irresistibile. Nicola gira le sequenze che servono, Elvira le utilizza per creare le sue pellicole.

Elvira gira più di sessanta film e un centinaio di documentari che, in parte, negli anni Venti, sbarcarono anche negli Stati Uniti. Dei tanti lavori della Dora Film, oggi, ci resta pochissimo: le pellicole di quel tempo non erano fatte per resistere. Non fu facile sostenere il peso della censura del Fascismo. L’immagine della città di Napoli che Elvira traspone nei suoi lavori non è gradita al regime che vuole mostrare solo il lato sano, eroico, nazionalista e patriottico dell’Italia. “Riprodurre le didascalie in corretta lingua italiana, ordinano i censori in uno stile ormai militare. Cambiare il titolo. Smussare il più possibile capricci e libertà delle protagoniste. Tagliare. Ridurre. Eliminare“: le regole che impone la dittatura sono sempre più stringenti e asfissianti. Elvira non vuole e non sa snaturarsi. Anche per questo, nell’arco di alcuni anni, il suo modo di fare cinema entra in crisi. Il Fascismo e i suoi censori causeranno la fine dell’arte cinematografica di Elvira Coda Notari. Lei si ritirerà e abbandonerà definitivamente il cinema e Napoli (morirà a Cava de’ Tirreni il 17 giugno 1946), lasciando la Dora Film a Nicola e a suo figlio Eduardo. Flavia Amabile ha condotto un importante lavoro di ricerca e di scrittura per raccontare Elvira Coda Notari di cui, negli anni passati, hanno scritto solo pochi, esperti e appassionati conoscitori del cinema muto.

Edizione esaminata e brevi note

Flavia Amabile è nata a Salerno e vive a Roma. È scrittrice e giornalista de «La Stampa». Con La Lepre Edizioni ha pubblicato “Fiordamalfi” e “I baroni di Aleppo” (2009); ancora in coppia con Marco Tosatti ha scritto “Mussa Dagh. Gli eroi traditi” (Mursia, 2005). Per i tipi di Perdisa ha invece pubblicato “Mangiare per strada” (2004). Per Arkhé “I contadini volanti” (2015). Con Einaudi “Elvira” (2022).

Flavia Amabile, “Elvira“, Einaudi, Torino, 2022.

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