“Anche se non è sempre facile – tutt’altro -, restando rigorosamente fedeli al proprio approccio, interagire con gli altri. Perché, in fondo, la pluralità degli approcci tende a interpretare in modo coerente e proficuo per tutti la realtà come qualcosa che è unitario, in sé e per noi, anche se si esprime in una serie di livelli differenti” (pp.97). Le parole di Piero Coda, presbitero e teologo, sono forse quelle che meglio sintetizzano il fine ultimo di “Determinismo e libero arbitrio”, pubblicazione a cura di Fabio Scardigli, raccolta di tre saggi scritti dal teologo, dal fisico teorico Gerard ‘t Hooft e dal filosofo Emanuele Severino. Excursus multidisciplinare estremamente singolare e, in un certo senso, pure confortante tanto più in un tempo in cui si assistono a diatribe infinite tra accademici gelosi del proprio orticello. Tre saggi scritti per un convegno, tenutosi presso il Centro Congressi della Fondazione Cariplo di Milano il 13 maggio 2017, le cui ragioni concettuali, le origini di questo incontro, risiedono innanzitutto nel percorso di ricerca di Gerard ‘t Hooft volto a dare un fondamento deterministico alla meccanica quantistica. Fine del resto già inseguito da Einstein. Ma questa ricerca, come ben si potrà leggere, porta con sé altri interrogativi cui si sono dedicati anche Severino e Coda: “L’uomo è davvero libero? Noi umani possiamo arrogarci la facoltà del libero arbitrio, senza attribuirlo anche alle particelle elementari, cioè al micromondo che ci circonda? Inoltre, nella vita quotidiana sperimentiamo davvero l’esercizio della volontà, oppure l’incapacità di prevedere le nostre decisioni future implica che quella che chiamiamo libertà di scelta è solo un’illusione? E il concetto di libero arbitrio può coesistere con quello di grazia divina?”.
Da questo incontro, indubbiamente complesso e stimolante, possiamo trarre qualche considerazione che Fabio Scardigli, fin dall’introduzione, ci presenta con grande chiarezza: “La MQ [ndr: Meccanica Quantistica] lungi dall’essere l’unico modello funzionante, appare qui invece sotto la strana prospettiva di essere quel modello che soddisfa il (naturale) desiderio degli esseri umani di attribuirsi il libero arbitrio [….] In qualche modo, poiché noi umani vogliamo avere il libero arbitrio, dobbiamo attribuirlo alle particelle elementari […] Da questa prospettiva la MQ appare quasi come una scelta” (pp.18).
Coerentemente Severino, nel suo breve e densissimo saggio “Fenomenologia, libertà, casualità e origine dell’Occidente”, afferma che “è impossibile che l’esperienza abbia a mostrare ciò che non appartiene all’esperienza”; e di conseguenza “determinismo e libero arbitrio sono tesi che devono esser fondate su strutture concettuali diverse dall’esperienza” (pp.69). Ma soprattutto, tornando alla nostra storia “il mondo sta andando verso il tempo della dominazione della tecnica, reso possibile dal prevalere del sottosuolo del pensiero filosofico sul pensiero della tradizione occidentale (e a maggior ragione orientale). Il mondo sta cioè andando verso la forma più rigorosa del nichilismo” (pp.89).
Infine Piero Coda, nel suo “Grazia, libertà, relazione”, si propone di illustrare il contributo dell’esperienza e della comprensione biblica cristiana alla questione del rapporto tra libertà e necessità; di fatto promuovendo un dialogo tra scienza, filosofia e teologia. Difatti, proprio al termine della sua dissertazione, Coda ci ricorda come la teologia più attenta e sensibile alle istanze poste dalle interpretazioni dell’universo aperte dalle nuove prospettive scientifiche (teoria della relatività, principio d’indeterminazione, teoria dei quanti) si sia aperta, “soprattutto a partire dal secolo scorso, a un dialogo tendente a superare le barriere ideologiche che, da entrambe le parti, avevano determinato secoli d’indifferenza se non di ostilità”.
A conti fatti potremmo dire che è proprio la condivisione di una prospettiva ontologica che, nel dibattere, o anche soltanto toccare brevemente argomenti capitali – il divenire, gli automi cellulari, la metafisica influente, i modelli matematici, la filosofia della natura, l’evento singolo in meccanica quantistica, il teorema del libero arbitrio, la disuguaglianza di Bell, l’indipendenza di misura, il superdeterminismo, l’illusione del libero arbitrio, l’interdisciplinarità, eternità e libera scelta, le distribuzioni probabilistiche – ha permesso di accostare in un unico testo le visioni dei tre illustri studiosi.
Edizione esaminata e brevi note
Fabio Scardigli (1963), fisico teorico, è affiliato al Dipartimento di Matematica del Politecnico di Milano e all’Istituto Lorentz per la Fisica Teorica dell’Università di Leida. La sua ricerca si concentra sulla fisica quantistica dei buchi neri e sul principio di indeterminazione generalizzato.
Gerard ’t Hooft (1946), fisico olandese Premio Nobel 1999, ha contribuito ai principali sviluppi negli ultimi quarant’anni della fisica teorica fondamentale. È noto anche per la sua controversa interpretazione deterministica della meccanica quantistica.
Emanuele Severino (1929-2020), Accademico dei Lincei, è stato uno dei più importanti filosofi teorici contemporanei. Tra i suoi saggi ricordiamo Essenza del nichilismo (Adelphi, 1982), La tendenza fondamentale del nostro tempo (Adelphi, 1988) e Storia, Gioia (Adelphi, 2016).
Piero Coda (1955), filosofo e teologo, è stato Prelato Segretario della Pontificia Accademia di Teologia e professore della Pontificia Università Lateranense. Nel 2014 è stato nominato da Papa Francesco membro della Commissione Teologica Internazionale, di cui dal 2021 è Segretario Generale.
Fabio Scardigli, Gerard ‘T Hooft, Emanuele Severino, Piero Coda, Determinismo e libero arbitrio, Carbonio Editore (collana “Zolle”), Milano 2022, pp. 136
Luca Menichetti. Lankenauta, dicembre 2022
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