Ci sono libri che, dopo un po’ di tempo che li hai letti, ti accorgi che sono ancora lì. Magari non ti ossessionano con la loro presenza, non sono di quelli cui non fai altro che pensarci e ripensarci e ripensarci, ma ci sono. Se ne stanno in disparte, in un cantuccio forse, forse persino rannicchiati per non occupare troppo spazio, in silenzio per non dare fastidio, ma se ti capita di volgerci lo sguardo li vedi, e sorridi. Se ti capita di parlarne, non puoi farne a meno di enumerarne le qualità, e i difetti, certo, ma più le qualità. Tu li hai letti e li hai trovati piacevoli, anzi, li hai trovati davvero buoni, ma sei così sicuro del tuo giudizio? Forse è stato il particolare momento che te li ha fatti considerare così, forse sono qualcosa di meno di quel che hai pensato, eppure. Così fai passare un po’ di tempo, e ti accorgi che non svaniscono. Non sono di quelli che appena chiusi dici “Uau!” e dopo un mese ricordi a malapena qualcosa della trama, di un personaggio.
Ecco, Animali migratori, di Piero Balzoni, pubblicato da Edizioni La Gru è uno di questi libri, di questi che non svaniscono dopo un po’, di questi che rimangono.
Animali migratori è una raccolta di undici racconti che rappresenta l’esordio di questo autore poco più che trentenne. Undici racconti legati tra loro da personaggi che ricordano il famigerato gabbiano Johnathan Livingstone. Racconti d’avventura e di formazione, anche se non tutti i protagonisti hanno l’età canonica della formazione.
Parte il primo (Forme semplici): “Francesco usciva di notte per ululare alla luna. L’avesse saputo Lorenzo, suo fratello più grande, lo avrebbe preso per il culo per tutta la vita. Ma Lorenzo era morto da diciotto mesi, quindi non c’era pericolo.” (pag. 11)
In queste tre frasi è quasi tutta la raccolta: c’è un essere umano che si comporta da animale e al tempo stesso pensa da essere umano. Esseri umani animali. Così sono i personaggi dei racconti, un’umanità sospesa, se così si può dire, tra bisogni e istinti che non si possono controllare, e le convenzioni sociali che vorrebbero invece programmarli. C’è lo stormo da seguire per arrivare nei paesi caldi, ma qualcosa che trattiene dove non dovremmo, che fa restare quando gli altri partono e partire quando gli altri restano. C’è uno sforzo di trovare qualcosa di positivo nella tragedia. Uno sforzo per scoprire l’ignoto, l’ignoto esterno e l’ignoto interiore.
È un libro compatto, denso, ben costruito, con temi che ricorrono dall’una all’altra storia, qualità non semplici da trovare in un esordio. Più che un esordio, infatti, sembra quasi una seconda prova, per l’attenzione, la cura, la scrittura.
Dal giovane che cerca di andare avanti nonostante la morte del fratello, all’uomo malato che tenta un autocongelamento casalingo nell’attesa che si trovi una cura alla sua malattia, all’attrice di successo che usa un rospo esotico per i suoi viaggi, alla donna-tartaruga, l’anziano che non ricorda, i giovani che vogliono un gatto, al lavoro degli angeli, Balzoni riesce a dare uno sguardo di sbieco a situazioni più o meno “normali” facendole diventare altro. Altro e, al tempo stesso, esattamente ciò che sono: reali.
Edizione esaminata e brevi note
Piero Balzoni nasce a Roma nel 1980. Script editor e sceneggiatore per TaoDue Film. Da regista ha realizzato cortometraggi e documentari per la televisione, tra cui: Tradire e I tre lati del cerchio. Allergico al pelo di gatto dal 2001, vive con la sua gatta e con la colonia felina del cassonetto per la raccolta differenziata. I suoi abitanti, ultimi degli ultimi, hanno tutti nomi che iniziano per zeta.
Piero Balzoni, Animali migratori, Edizioni La Gru, 2012, prefazione di Boris Sollazzo, pag. 178 euro 13,50, progetto grafico Omnibus
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