“Mentre conoscevo una vita di cui non sospettavo l’esistenza e incontravo e sostenevo gli sguardi interrogativi di tanti di fronte alle mie scoperte e racconti – è davvero incredibile quanto molti laici si sentano superiori a un mondo femminile e religioso che ritengono sorpassato – mi è capitata per le mani la storia delle suore e delle monache che durante l’occupazione nazista di Roma avevano nascosto e salvato migliaia di ebrei. Tra i quattromila e i cinquemila, dicono le ricerche“. L’ultimo romanzo di Ritanna Armeni prende vita, ancora una volta, da una ricerca sull’universo femminile che la brava scrittrice e giornalista ha deciso di intraprendere avvicinandosi, per la prima volta in vita sua, al mondo delle religiose. Figure che, solitamente, in pochi si soffermano a considerare. “Ero curiosa, ma, per pigrizia, fretta, o non so cosa, la mia conoscenza delle suore e delle monache sarebbe rimasta superficiale e si sarebbe sempre limitata a qualche saluto e a qualche chiacchiera se non avessi avuto l’opportunità di iniziare a collaborare a Donne Chiesa Mondo, il primo mensile del Vaticano sulle donne nella Chiesa“, spiega la Armeni in postfazione.
“Il secondo piano” è il secondo piano di un quasi anonimo convento francescano femminile che si trova a Roma, verso la via Salaria. Al secondo piano del convento delle francescane della Misericordia, per nove mesi, hanno trovato accoglienza e rifugio un gruppo di ebrei scampati al rastrellamento nazista nel Ghetto di Roma. Il 16 ottobre 1943 qualcuno suona al campanello del convento, suor Lina va ad aprire e si trova di fronte sette persone. “Un uomo anziano, la lunga barba più bianca che grigia a coprirgli il volto, gli occhi scuri, infossati, la bocca secca, il cappello ben calcato sulla testa; una donna anche lei non più giovane, il soprabito grigio avvolto da uno scialle; un ragazzo alto, l’espressione di leggera spavalderia sul viso. Accanto a loro c’era una coppia più giovane, poi una ragazzina impaurita, lunghe trecce scure e un borsone. E un bambino, l’unico che non guardava verso l’alto e si stringeva all’uomo“. Le suore sanno cosa significhi, sono consapevoli dei gravi rischi che corrono, capiscono però che la vita di sette esseri umani è in pericolo e decidono immediatamente di accoglierli nel loro convento.
Lo scorrere degli eventi legati alla scelta delle religiose e al destino degli ebrei rifugiati nelle stanze oscurate del secondo piano del loro convento viene regolarmente intervallato da brani in corsivo in cui Ritanna Armeni si sofferma sui fatti accaduti dall’ottobre del 1943 al maggio del 1944 a Roma ma anche nel resto d’Italia: il lento avanzare degli alleati, le violenze dei tedeschi, i bombardamenti, gli attentati, le rappresaglie, le sparatorie, i giustiziati. La storia minima della quotidianità delle francescane, che cercano di sopravvivere in una città ormai spogliata, ferita e impoverita a causa della spietata morsa nazista, procede parallelamente alla grande Storia di dittatori, eserciti e generali. Per le sorelle tutto diventa più complicato quando i tedeschi impongono la realizzazione di un’infermeria, necessaria alle medicazioni di soldati feriti, al piano terra del convento. In un unico edificio, quindi, per mesi i tedeschi convivono, senza saperlo, con un gruppo di ebrei romani, gli stessi che hanno braccato, arrestato, violato, deportato e ucciso.
La sopravvivenza, all’interno del convento, diventa un velo fragilissimo, è una questione di finzioni, di parole non dette, d’inganni sottili ma indispensabili. E per le francescane si pone fin da subito il problema etico e spirituale legato all’obbedienza dovuta alla Chiesa, al rispetto della verità, agli obblighi a cui ogni donna di fede deve rispondere, nel profondo del proprio cuore. La Armeni consente al lettore di avvicinarsi anche a questa dimensione del sentire umano, ai profondi conflitti morali che certe scelte hanno generato nella mente e nell’animo di religiose costrette a scendere a compromessi con le bassezze della Storia. Con il loro silenzio, con la loro discrezione, con la fede espressa nella preghiera, le monache della Misericordia riescono, nonostante la paura e la preoccupazione, a salvaguardare la vita di tante persone innocenti. Un atto di estremo coraggio e resistenza che Ritanna Armeni ha saputo celebrare e ricordare, ancora una volta, con la lucidità espressiva, con l’eleganza e la raffinatezza stilistiche che la contraddistinguono da sempre.
Edizione esaminata e brevi note
Ritanna Armeni è nata a Brindisi nel 1947. È una scrittrice, giornalista e conduttrice televisiva. È divenuta giornalista professionista nel 1976 ed è da sempre attenta a problematiche legate alla condizione femminile. Ha lavorato e collabora con numerose testate giornalistiche italiane tra cui “Il Manifesto”, “Il Mondo”, “L’Unità”, “Corriere della Sera Magazine”, “Liberazione” e “Il Riformista”. Ha condotto il programma “Otto e Mezzo” su La7 assieme a Giuliano Ferrara. Ritanna Armeni ha al suo attivo anche diversi libri. Tra questi: “La colpa delle donne. Dal referendum sull’aborto alla fecondazione assistita: storie, battaglie e riflessioni” (Ponte alle Grazie, 2006); “Prime donne. Perché in politica non c’è spazio per il secondo sesso” (Ponte alle Grazie, 2008); “Devi augurarti che la strada sia lunga” (con Fausto Bertinotti e Rina Gagliardi – Ponte alle Grazie, 2009); “Parola di donna. Le 100 parole che hanno cambiato il mondo raccontate da 100 protagoniste” (Ponte alle Grazie, 2011); “Lo squalo e il dinosauro. Vita operaia nella FIAT di Marchionne” (Ediesse, 2012) e “Di questo amore non si deve sapere. La storia di Inessa e Lenin” (Ponte alle Grazie, 2015). Nel 2018, sempre per Ponte alle Grazie, esce “Una donna può tutto. 1941: volano le Streghe della notte”, nel 2020 il romanzo “Mara. Una donna del Novecento”, nel 2021 “Per strada è la felicità” e nel 2023 “Il secondo piano”.
Ritanna Armeni, “Il secondo piano“, Ponte alle Grazie, Milano, 2023.
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