Vannicelli Andrea

Roman! Breve elogio del romanzo in terra di Francia

Pubblicato il: 5 Aprile 2023

Con un’estrema chiarezza e una piacevole leggerezza – insolita si direbbe, vista la veste spesso severa indossata dai più in ambito saggistico – Roman! Breve elogio del romanzo in terra di Francia di Andrea Vannicelli, edito da Oligo, si propone di ripercorre la storia del romanzo francese degli ultimi due secoli attraverso rapidi, sferzanti ritratti dei suoi autori maggiori: Balzac l’immaginifico, Stendhal l’avventuriero, Flaubert l’antiromantico, Hugo lo storico, Zola il sociologo, Jules Verne l’inventore della fantascienza, e ancora, a seguire: Marcel Proust, Albert Camus, Jean Paul Sartre, fino ad Annie Ernaux, recente premio Nobel, a Houellebecq e a Carrère.

La guida, o meglio la rassegna, che non ha ovviamente alcuna pretesa di esaustività e che nel risvolto di copertina viene definita anche “viaggio sentimentale”, sembra riuscire appieno nel suo intento divulgativo, si presta infatti a una facile e rapida lettura, fornisce una soddisfacente visione d’insieme delle storia della forma letteraria oggetto d’indagine, e ha tutte le carte in regola per intercettare la curiosità del lettore, anche qualora sia inesperto e poco aduso alle lettere.

Tra le figure proposte, che qui non possiamo menzionare nella loro totalità, si può apprezzare dunque quella di un Balzac alle prese con la sua opera monumento (“Secondo Blaise Cendrars […] Balzac non è un precursore. Egli è il creatore del mondo moderno. Perciò ogni giovane autore moderno deve passare da lui.“), si può altresì indugiare nel leggere le riflessioni di Flaubert sul canone dell’impersonalità (“Madame Bovary non ha nulla di vero. È una storia completamente inventata, non vi ho messo nulla né dei miei sentimenti né della mia vita. L’illusione, se c’è, deriva il contrario dal impersonalità dell’opera. […] l’artista deve essere nella sua opera come Dio nella creazione, Invisibile e onnipotente; dappertutto deve sentirsi la sua presenza, ma senza mai apparire.“), ci si può perdere dietro le avventure dell’Angelo Pardi di Jean Giono, che ci riporta alle vicende del nostro Risorgimento (“Angelo partecipa alla prima guerra d’indipendenza, Da Goito fino a Custoza, con un importante soggiorno a Milano durante le gloriose Cinque giornate, durante le quali tra l’altro si innamora. Come ha acutamente osservato Daria Galateria, se da un lato Angelo è una figura stendhaliana, dall’altro c’è in lui una brusca e giocosa accelerazione che deforma il racconto in stilizzazioni novecentesche.“), si resta colpiti dall’estrosa immaginazione di Jules Verne, giustamente ricordata (“Molto spesso, Verne descrisse oggetti che sarebbero stati inventati di lì a poco. In un suo libro, ad esempio, si inventò che il vecchio telegrafo era stato sostituito da un apparecchio in grado di portare la voce da un capo all’altro del mondo: ancora non lo sapeva, ma stava parlando del telefono.“), si vien toccati dal dolore devastante e sordo delle pagine di Modiano (“Indagatore del passato, modiano sa risuscitare con grande precisione l’atmosfera e i dettagli di luoghi ed epoche ormai trascorse, come la Parigi dell’occupazione, sin dal suo primo romanzo, La Place de l’Étoile; Il titolo ha un doppio significato: La piazza dell’Étoile, piazza parigina, e il posto della Stella, quella che dovevano cucirsi sul petto gli ebrei durante l’occupazione.“), così come pure dalla figura imponente di un Sartre scrittore impegnato (“la cultura è sempre Liberatrice, e una letteratura che non abbia come obiettivo di funzionare come strumento di liberazione di promuovere cause giuste non ha senso.“) o da quelle altrettanto notevoli di Aragon e di Camus.

Frequenti sono i rimandi ad autori francesi contemporanei, le segnalazioni di debiti e prestiti più o meno evidenti tra le opere, cosa che permette a Vannicelli di delineare brevemente filoni e generi letterari, la loro genesi e l’evoluzione, nonché “i passi in avanti e i ritorni all’indietro” della forma romanzo.

Il colpo d’occhio finale che ci viene restituito, di ampio respiro, appare senza dubbio significativo, poiché consente di apprezzare il valore e la bellezza di due secoli interi di produzione letteraria costellati di opere monumento, di personaggi memorabili, di intellettuali e scrittori dediti a spendere la propria vita per proporci la loro lettura del mondo e della società francese, spesso con l’intenzione di cambiarli.

Netta è inoltre l’impressione che questo saggio di estrema agilità possa dare più di un aiuto a tutti coloro che, privi di un approccio di tipo storicistico e formale, vogliano affrontare per la prima volta lo studio della letteratura francese e della forma del romanzo in primo luogo, e fornire magari anche lo spunto per approfondire in un secondo tempo autori e opere, per imbarcarsi così in un viaggio, breve o lungo che sia, di sicuro straordinario.

Edizione esaminata e brevi note

Andrea Vannicelli, Roman! Breve elogio del romanzo in terra di Francia, Oligo editore 2023, pp. 88

Andrea Vannicelli è docente titolare di Lingua e Letteratura Francese nei Licei. Dopo la laurea in Francesistica e un dottorato di ricerca in Letterature comparate presso l’Università di Lovanio (Belgio) ha pubblicato numerosi saggi in riviste e volumi di ambito accademico. Collabora con vari periodici, tra cui “Studi Cattolici”. Tra i libri più recenti ricordiamo Il tramonto dei Lumi. Storia della letteratura francese da Chateaubriand a Houellebecq (GOG).