Levi Lia

Ognuno accanto alla sua notte

Pubblicato il: 7 Agosto 2023

Quest’anno ricorrono 80 anni da quello che fu ricordato come Sabato Nero. Era il 16 ottobre del 1943, e dall’alba fino al primo pomeriggio nel ghetto di Roma, in particolare nelle zone adiacenti a via del Portico d’Ottavia, le SS coadiuvate da funzionari del Regime Fascista arrestarono 1259 uomini, donne e bambini appartenenti alla Comunità Ebraica di Roma. Dopo il rilascio di circa 200 persone, identificate come persone straniere o dal sangue misto, i rimanenti furono deportati nel campo di sterminio di Auschwitz. Di queste ne sopravvissero soltanto sedici.

Ognuno accanto alla sua notte (Ed. e/o 2021), dalla delicata e sensibile penna di Lia Levi, rintraccia la memoria del dolore scritta nella triste storia di quei giorni. Lo fa con l’abile maestria di una scrittrice che più volte si è cimentata nella scrittura per ragazzi. L’età anagrafica dei protagonisti che incontriamo nel cuore del racconto, i temi universali che la Levi attraversa: l’amore quasi impossibile tra due ragazzi, il coraggio e l’ardore di un adolescente ribelle e la sfida e l’ostinazione di un giovane commediografo ebreo innescano un immediato coinvolgimento dei giovani lettori a cui Lia Levi si rivolge. Con l’obiettivo di appassionarli, portandoli a desiderare di conoscere una storia drammatica, tuttavia scritta lievemente, che i ragazzi di oggi non hanno vissuto e che c’è bisogno di ripercorrere per non dimenticare.

E dunque Ognuno accanto alla sua notte, accanto al suo buio interiore, accanto a ciò che non ha confidato a nessuno per non rievocarlo, per non farsi stringere nel brivido nero di una notte senza luna, quindi una sfida a rievocare per sorpassare quel tremore, per vincere le proprie paure.

L’incipit del libro è tiepido, il lettore ci mette un po’ ad orientarsi tra i tre personaggi che lo animano.

Siamo in una vecchia villa in cima a un’esile collina “Eccola lì, la porta gonfiata dagli anni e dalla pioggia che, insieme alla chiave arrugginita, si coalizzava per opporre resistenza. Ogni volta bisognava aiutarsi con una sorta di spallata, un rituale che aveva immaginato non la dovesse più riguardare” così ne parla Doriana, che presa dalla sua solitudine di donna matura e divorziata ha deciso di invitare nella settimana delle vacanze pasquali, due compagni del corso di inglese che sta frequentando. Non sono scelti a caso, Doriana, Gisella e Saul condividono l’origine ebraica e forse altro, che scopriremo nel corso della lettura, ma Doriana non si sente vicina a nessuno dei due, neanche a Gisella che in realtà tanti anni prima era stata una sua compagna di scuola, poi mai più rivista. In questa improvvisata convivenza si respira un certo imbarazzo, quasi un senso di fastidio che provano i personaggi a muoversi nei piccoli riti quotidiani, fare la spesa, cucinare, parlare. Hanno dei modi affettati, c’è qualcosa che li distanzia, li invita a diffidare da quella complicità che alla loro età non sentono più. La piccola figura di Fiammetta, una sorta di inusuale governante incaricata dall’ex marito di Doriana a riposizionare i tanti quadri, aleggia per la casa. Lei conosce tutti i segreti della vecchia dimora di campagna, ma conosce anche le leve in grado di sbloccare quei tre personaggi facendoli finalmente fluire insieme, approfittando della pioggia che li costringe a sedere in salotto, guardarsi intorno, guardare fuori dalla finestra per osservare il temporale e alla fine a guardarsi negli occhi. Fiammetta è l’anima della casa, è lei che con maestria conduce gli abitanti temporanei a esporsi, condividere i pesi del cuore, i non detti conservati per anni e lì insospettabilmente inizia un crescendo. Un pathos diviso in tre parti, quali sono le tre storie che a turno Doriana, Gisella e Saul si raccontano e ci racconteranno. Quasi fossero tre racconti brevi che catturano il lettore, il quale empatizza immediatamente con i personaggi. Ogni storia arricchisce di dettagli quella precedente e si congiunge abilmente alla seguente, sono tre storie indissolubilmente intrecciate.

Nel primo racconto che ci racconta Doriana troviamo Giulio Limentani, giovane commediografo di successo, che con “quella capacità di rendere nitide le parole senza svuotarle di significato” affascina i ragazzi. Giulio non rinuncia a scrivere e preferisce affidare le sue opere a un prestanome piuttosto che accettare l’idea che i suoi scritti potrebbero non vedere mai la luce. Giulio è ebreo, questo il motivo per cui non può più pubblicare. Nel fondo del suo cuore sappiamo che la sua speranza non muore mai, la luce che lo alimenta è Lucilla, sua moglie. In tutte le storie ritorna il ricatto nazista che illuse gli animi di tanti ebrei verso la fine del settembre ‘43. Le SS avevano chiesto la raccolta di un ingente quantità d’oro, la quale avevano promesso avrebbe impedito qualsiasi ritorsione sugli ebrei. Tutti gli ebrei romani si affannarono a recuperare ciò che trovarono in casa per fare arrivare la bilancia al numero esatto, qualcuno consegna anche le fedi nuziali. Tra gli ebrei corre la voce confortante che i nazisti dopo l’oro non oseranno torcergli un capello, in fondo è la città del Papa e la comunità ebraica di Roma una delle più antiche. Ma dopo l’oro nulla impedirà lo svolgersi del sabato nero.

Il secondo racconto, quello di Gisella, è la storia d’amore tra Colomba ebrea e Ferruccio, figlio di un gerarca fascista. Hanno quindici anni e nulla riesce ad impedire il mutarsi del loro sentimento, che è forte e supera ogni pericolo come solo i primi amori sanno fare, senza il minimo sentore del rischio che corrono.

Nell’ultimo racconto, che ci racconta Saul, troviamo invece il giovane e grintoso Graziano. È il primogenito maschio di un Dirigente della Comunità Ebraica, preso dall’inevitabile contrasto generazionale in mille modi rinfaccia al padre l’inadeguatezza, la remissione dimostrata dalle cariche ebraiche verso i tedeschi. Lui si sente forte, non vuole starsene in silenzio in un cantuccio aspettando l’ultima parola, vuole intervenire. È lui che insieme ad altri ragazzi va a distribuire volantini negli androni dei palazzi, è sempre lui che invita alla fuga e che all’alba del 16 ottobre si sveglia solo in una casa vuota, qualcuno sta bussando con violenza alla porta.

È l’attimo prima della catastrofe, l’aria quel mattino si ferma, è uno scenario ovattato, senza più colori ne suoni è la vigilia di un dramma. L’epilogo fa venire le lacrime, trascina il lettore nell’emozione con abile sapienza. Il lettore resta lì impaurito e desolato, ma in fondo ancora speranzoso in una fine diversa dalla storia che si è realmente consumata.

Edizione esaminata e brevi note

Lia Levi nasce a Pisa il 9 novembre 1931da una famiglia piemontese di origine ebraica. Agli inizi degli anni ’40 la famiglia si stabilì a Roma dove Lia Levi vive ancora oggi. Ha diretto per trent’anni il mensile ebraico Shalom. Nel 2012 le è stato conferito il Premio Pardès per la Letteratura Ebraica. Autrice di diversi libri, molti dei quali per ragazzi e per bambini Una bambina e basta (Premio Elsa Morante opera prima), Quasi un’estate, l’albergo della Magnolia (Premio Moravia), Questa sera è già domani (Premio Strega giovani 2018).

Lia Levi, Ognuno accanto alla sua notte, Edizioni e/o, 2021

età di lettura suggerita: young adult (12-18 anni)