“Il miglior modo di onorare i santi è di imitarli”. Così la pensava Erasmo da Rotterdam circa sei secoli fa. E fin qui niente di strano; anzi. Ai nostri giorni semmai il problema che si è posto Marco Travaglio – e molti di noi, non precisamente simpatizzanti del defunto Silvio Berlusconi – è proprio l’auspicata imitazione di un personaggio che, malgrado appunto l’attuale santificazione, non si può proprio definire un “santo”. È evidente che ancora oggi ci sono tanti italiani che considerano S.B. un esempio di rettitudine e di buongoverno, come altrettanti aderiscono all’idea di Montanelli “è un mentitore professionale. Mente a tutti, sempre, anche a se stesse, al punto di credere alle sue stesse menzogne”. Ma il problema posto da Berlusconi non sono mai state le menzogne in quanto tali, complice, come sempre accade, la mancanza di onestà intellettuale di coloro che, vuoi per spirito di fazione, vuoi per ingenuità congenita, vogliono credere oltre ogni ragionevolezza; semmai, i fatti nudi e crudi, quello che ha fatto o non ha fatto.
“Il Santo”, l’ennesimo saggio dedicato alle gesta del cavaliere, è stato molto ben motivato nell’introduzione: “Non per sfregiare il Berlusconi morto: pace all’anima sua, ha finito di scappare, lascia un grande vuoto soprattutto nei tribunali e nelle casse dell’erario. Ma per fermare i berluschini vivi, che sono – se possibile – infinitamente peggiori di lui […] Che poi è l’unico modo per capire perché sono accaduti, perché tanti si affannano a farceli dimenticare e che cosa possiamo fare per evitare che si ripetano” (pp.12). Sappiamo bene che Travaglio si è sempre speso, con ammirevole accanimento, per informarci sulle imprese berlusconiane. E questa volta, con “Il Santo”, mi pare abbia sfornato una delle sue opere migliori in termini di sintesi, chiarezza e completezza.
La prima parte di questa biografia infatti è una cronologia che inizia dal 29 settembre 1936, anno di nascita del defunto, per poi proseguire lungo tutto l’arco della vita, passando per le prime prove da palazzinaro in combutta con don Luigi Verzè, fino all’acquisto truffa di villa San Martino ai danni di Annamaria Casati Stampa, l’affiliazione alla P2, i rapporti con Craxi, con i boss e col mafioso Mangano, i decreti salva – Fininvest di Craxi, lo scippo Mondadori, la discesa in politica, il conflitto d’interessi, le sessanta leggi ad personam e ad aziendam, le epurazioni di Montanelli, Biagi e Santoro, i processi per tangenti, fondi neri, frodi fiscali, falsi in bilancio, la compravendita di senatori andati in cavalleria causa prescrizioni e/o modifiche legislative, i rapporti con le minorenni e i bunga bunga a Villa San Martino, a Palazzo Grazioli e a Villa Certosa; e tante tante altre “marachelle”. Insomma fatti accertati da anni che tutti dovrebbero già conoscere; se non fosse per le sindromi del “Cavaliere” e del “Caimano” di cui ha scritto tempo addietro Paolo Ceri e che, a quanto pare, hanno contagiato milioni di italiani.
La seconda parte, “Le sentenze. Lo chiamavano impunità” (“dalle assoluzioni per aver commesso il fatto alla condanna”), è ovviamente dedicata alle vicende giudiziarie del defunto. A seguire una panoramica soltanto parziale del capitolo: tangenti alla Guardia di finanza, All Iberian-1 (finanziamento illecito ai partiti), Iberian-1 (falso in bilancio), Medusa Cinema (falso in bilancio), Caso Lentini (falso in bilancio), Consolidato Fininvest (falso in bilancio), Bilanci Fininvest 1988-1992 (falso in bilancio e appropriazione indebita), Lodo Mondadori (corruzione giudiziaria), Sme-Ariosto1 (corruzione giudiziaria), Sme-Ariosto 2 (falso in bilancio), Mazzette a Milss (corruzione in atti giudiziari), Diritti Mediaset (falso in bilancio, frode fiscale, appropriazione indebita), Mediatrade (appropriazione indebita), Caso Sanjust-Armati (abusi d’ufficio e maltrattamenti), Telefonata Fassino-Consorte (rivelazione di segreto investigativo e ricettazione), Caso Saccà-1: compravendita di senatori (istigazione alla corruzione), Caso Saccà-2: compravendita di Saccà (corruzione), Caso Ruby (concussione e prostituzione minorile), Bugia a pagamento di Tarantini (induzione a mentire), Acquisto del senatore De Gregorio (corruzione), Mafia (concorso esterno in associazione mafiosa e riciclaggio di denaro sporco). Tutte vicende finite nel nulla per lo più causa prescrizione (grazie alle leggi emanate dai governi Berlusconi), oppure perché “il fatto non è più previsto dalla legge come reato” (grazie alle leggi emanate dai governi Berlusconi).
La terza parte è dedicata invece ai governi Berlusconi e soprattutto alle sue riforme. Riforme che, se andiamo a leggere l’elenco proposto e sempre ben illustrato, in gran parte riguardano interessi molto vicini al premier e ai suoi sodali. Tra i tanti esempi: il Decreto Biondi (1994), la Legge Tremonti (1994), il condono fiscale (1994), il condono edilizio (1994), la legge sulle rogatorie (2001), il rifiuto della ratifica del mandato di cattura europeo (2001), legge sul falso in bilancio (2002), la legge Cirami (2002), il condono fiscale (2002), il condono ai coimputati (2003), il patteggiamento allargato (2003), Lodo Maccanico-Schifani (2003), legge ex Cirielli (2005), legge Pecorella (2006), le due norme “anti-Caselli” (2004-2005), legge “pro Carnevale” (2004), il nuovo 41-bis (2002), gli illeciti contabili condonati (2005), il “condono per le tangenti” (2006), la Legge Frattini (2002), le Leggi Gasparri 1 e 2 (2003-2004), il “Decreto salva-Rete 4” (2003), il Salva-Milan (2002), Salva-diritti tv (2006), legge sulla tassa di successione (2001), Autoriduzione fiscale (2004), Plusvalenze esentasse (2003), condoni alla villa abusiva, legge “pro Mediolanum” (2005), legge “pro Mondadori I” (2005), due scudi fiscali (2001-2003), Lodo Alfano (2008), legittimo impedimento (2010), “più Iva per Sky” (2008), “meno spot per Sky” (2009).
Per finire in bellezza – si fa per dire – quasi centocinquanta pagine in cui si possono leggere le “parole” di Berlusconi e le “intercettazioni”, ovviamente tutte pubbliche e agli atti giudiziari, che probabilmente rappresentano al meglio la personalità del defunto e dei suoi sodali. Insomma, una sorta di indagine sociale e antropologica. Alcune perle: “Sono un imprenditore che non ha mai fatto affari” (Porta a Porta, 11 gennaio 2006); “Solo Napoleone ha fatto più di me” (Corriere della Sera, 11 febbraio 2006); “Noi di Forza Italia abbiamo una moralità di livello così elevato che gli altri non possono nemmeno percepirlo” (29 maggio 1995); “Io non ho mai insultato nessuno, su nessun giornale è stato mai trovato un mio insulto” (10 settembre 2005); “Non posso pensare che ci siano in giro così tanti coglioni che votano a sinistra” (3 aprile 2006); “Vi assicuro che non ci sarà alcun condono edilizio” (30 maggio 1994); “Ho dato incarico ai miei manager di avviare le dismissioni delle mie proprietà” (23 marzo 1994); “Non venderò mai le mie televisioni” (1° aprile 1994); “Faremo una legge sul conflitto d’interesse entro i primi cento giorni di governo” (Corriere della sera, 27 aprile 2001); “Vladimir Putin è un dono del Signore” (10 settembre 2010); “Putin è un vero democratico, uno riflessivo, profondamente rispettoso degli altri, il leader numero uno al mondo” (26 settembre 2015). E poi tanti stralci da intercettazioni titolati: “Montanelli è una merdolina”, “La bomba affettuosa” (riguardo il mafioso Mangano che aveva in casa); “La cassata mafiosa” (“Cinà anticipa a Marcello che spedirà tre cassate per Natale: una a lui, una a Confalonieri e la più grande a Berlusconi”); “Poi ti ricambierò dall’altra parte”; “Via da questo Paese di merda”; “La patonza deve girare”; “L’harem del sultano”; “Un puttanaio allucinante da Bagaglino”; “Culo flaccido e altre delizie”.
Di una sola cosa possiamo dirci certi: “Il Santo”, come e più di altri libri di Travaglio, farà incazzare come bestie tutti coloro che lo leggeranno. Ovviamente per motivi completamente diversi a seconda che si sia propensi o meno alla santificazione del Cavaliere o Caimano che dir si voglia.
Edizione esaminata e brevi note
Marco Travaglio, (Torino, 1964), scrive per Il Fatto Quotidiano, A, Micromega, dopo aver collaborato per anni al Giornale diretto da I. Montanelli, Repubblica, l’Unità. È l’attuale direttore del Fatto Quotidiano. Tra suoi più recenti successi “Mani sporche” (Chiarelettere 2007, con Gianni Barbacetto e Peter Gomez). Altri suoi libri, tra i tanti, sono “La scomparsa dei fatti”, “Montanelli e il cavaliere”, “Intoccabili”, “L’odore dei soldi”, “Bravi ragazzi”, “Se li conosci li eviti”, “Italia anno zero”, “Papi”, “Uliwood Party”, “Promemoria”, “Colti sul Fatto”, “BerlusMonti”.
Marco Travaglio, “Il Santo”, PaperFIRST, Roma 2023, pp. 522.
I libri di Travaglio recensiti sul sito: qui
Luca Menichetti. Lankenauta, agosto 2023
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