Lo scrittore inglese David Almond, noto per i suoi romanzi e racconti dedicati ai ragazzi, ha scritto che “ogni parola scritta, ogni frase, ogni storia è un atto di ottimismo e di speranza, un puntello contro le forze della distruzione. Questo è particolarmente vero quando le parole vengono scritte per i bambini”. Lo stesso intento, peraltro del tutto esplicito, di Ermanno Detti nel pubblicare “Le altre facce della guerra” per i tipi di Chiaredizioni, casa editrice appunto specializzata in libri per giovanissimi. Lo scrittore toscano questa volta ci presenta cinque brevi racconti ambientati nel secondo conflitto mondiale, oppure subito dopo la fine della guerra quando i rancori e i ricordi più sanguinosi erano più che mai vivi. Narrazioni che in gran parte vedono protagonisti dei ragazzini, con tutte le loro ingenuità, ma – in “Bela Zeje” – anche dei giovani adulti che hanno vissuto la guerra del tutto consapevoli dei disastri materiali e morali che ne sono derivati.
Semmai l’aspetto specifico di questa breve raccolta sta in un intento che potremmo definire rivolto a costruire delle speranze proprio in tempi di estrema ferocia. Come scrive Detti nella sua introduzione: “Dopo la guerra resta il dolore che in parte si supera guardando al futuro. Più difficile appare la rimarginazione delle ferite dell’anima: ricostruire case e dimenticare i dolori e le sofferenze fisiche risulta alla fin fine possibile, mentre per rimarginare le ferite dell’anima c’è bisogno di tempi più lunghi […] Domandiamoci se i veri eroi siano per caso quelli che combattono contro le guerre” (pp.8).
Speranze interpretate dai ragazzini, dai giovani protagonisti di “Bela Zeje”, ma anche da parte dei cosiddetti nemici. In “Cometè” leggiamo la storia di un disertore tedesco, protetto da una famiglia contadina, che in qualche modo anticipa l’obiezione di coscienza: “Così quando Barbanera gli aveva chiesto, con la mediazione di mio padre, di aiutare a capire come si usa l’esplosivo per isolare i tedeschi e far finire prima la guerra non aveva potuto e voluto rifiutare. Aveva però rifiutato di imbracciare le armi per la questione dell’orticaria. Questione che dopo la guerra arrivò nel Parlamento italiano, dove però non la chiamarono orticaria, ma obiezione di coscienza” (pp.51). Salvo nel già ricordato “Bela Zeje” e in “Rivoglio il mio nome”, non a caso ambedue ambientati nel dopoguerra, i protagonisti sono quei bambini che continuano a vivere senza rinnegare le proprie speranze.
Si comprende bene quindi il tentativo, probabilmente riuscito, di Ermanno Detti di rappresentare dei punti di vista diversi da quelli che siamo abituati a considerare in tempo di guerra; ma soprattutto dove emergono dei sentimenti umani autentici e positivi sia nei confronti del prossimo, sia nei confronti della natura e degli animali. Se poi è vero che agli occhi di un lettore adulto questi racconti, vuoi per il loro esibito candore e apparente ingenuità, potranno sembrare fruibili tutt’al più da dei ragazzini, si potrebbe considerare che tutto questo candore e ingenuità siano soltanto apparenti ed anzi un esercizio di grande realismo. Basti pensare, proprio di questi tempi, come le guerre vengono interpretate dai media e da gran parte della comune gente occidentale: con la grande superficialità e spettacolarità di un grande gioco cow-boy contro indiani, buoni contro cattivi.
In “Le altre facce della guerra” la drammaticità degli avvenimenti, di quanto accade magari a insaputa dei ragazzini, non viene certo negata. Ma l’ottica rimane quella di un atteggiamento che non vuole distruggere, per sentimenti di vendetta, quel poco di umanità che ci rimane.
Ottica rappresentata in maniera esplicita – come del resto si conviene ad un libro per giovanissimi – al termine dell’ultimo racconto, quando la protagonista motiva la sua rinuncia a vendicarsi: “Nemmeno io credo che sia meglio dimenticare, come dicono in molti. La vita è come un libro: per andare avanti bisogna pur girare pagina, ma non si può dimenticare quello che c’è scritto nelle pagine precedenti se vuoi capire il seguito… E mi sembra che noi la pagina stiamo per girarla” (pp.114).
Edizione esaminata e brevi note
Ermanno Detti, è nato a Manciano (GR) nel 1939. Giornalista, saggista e scrittore. Ha scritto molti romanzi e saggi, tra cui il noto studio “Il piacere di leggere”. Vincitore e finalista di numerosi premi letterari. Attualmente dirige la rivista di riferimento dell’editoria per ragazzi “Pepeverde. Letture e letterature giovanili”.
Ermanno Detti, “Le altre facce della guerra”, Chiaredizioni (collana Chiara Young), Vignate 2023, pp. 118.
Luca Menichetti. Lankenauta, settembre 2023
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