“Il rapporto tra corpo e mente, tra la caducità, l’irruenza, la forza del primo e l’apparente immortalità, l’immutabilità, la distanza dalle cose terrene della seconda, è, a ben vedere, l’oggetto di tutto quello che scrivo. Il corpo è il motore di ogni drammaturgia: cade, si ammala, oppure desidera, brama, vuole. È lui che mette in moto l’azione. La mente, invece, resiste, continuando a inseguire un impossibile ideale di perfezione. Non sempre il dualismo è così esplicito, o così didascalico; ma, di fondo, credo che molte mie storie parlino di una mente incredula di fronte alla violenza che il mondo esercita sul corpo, o alle ineludibili richieste che il corpo porge alla mente”. Così si raccontava Paolo Zardi in un’intervista a Gianluca Garrapa di qualche anno fa, in occasione della pubblicazione di “La gente non esiste”, edito dalla Neo nel 2019.
Adesso con “La meccanica dei corpi” sembra davvero che Zardi abbia voluto andare ancora più a fondo in questo rapporto corpo mente, soprattutto visto dal lato del mistero e dell’incredulità, che, con qualche spunto di trascendenza, va al di là dello scientifico “effetto farfalla”.
È vero che i cinque racconti contenuti nella “Meccanica” vengono preceduti dalla celeberrima citazione di Isaac Newton “A un’azione è sempre opposta un’uguale reazione: ovvero, le azioni vicendevoli di due corpi l’uno sull’altro sono sempre uguali e dirette verso parti opposte”, ma l’impressione è che Zardi, agnostico di formazione scientifica, sia convinto che proprio la letteratura, e non la scienza in quanto tale, possa raccontare, senza alcuna titubanza, il mistero e l’incredulità che inevitabilmente incontriamo nel corso delle nostre esistenze.
Incredulità che, di fronte appunto a corpi devastati, feriti, oppure proprio senza vita, appare una delle connessioni più presenti tra le vicende raccontate in “L’era della dignità borghese”, “Fantasmi”, “Non passa invano il tempo”, “Il risveglio”, “Il signor Bovary”.
Incredulità e grande incertezza in Lucia, giovane donna frustrata e sfruttata che, per ottenere il tanto agognato “15%” e così rilanciare la propria misera carriera, scrive, con una buona dose di cinismo, un articolo fasullo, alludendo a presunto pedofilo abitante nel suo paese d’origine; al punto da provocare l’omicidio di un povero disabile mentale. Poi troviamo l’anziano Armando, rimasto solo col suo cane Zeno e soprattutto col suo immaginario figlio Leonardo, scomparso tanti anni prima, che adesso periodicamente gli riappare; fino a condurlo in un luogo in cui finalmente potrà stendersi accanto al suo “teschio levigato” e a “seguirlo in silenzio verso le acque placide del lago infinito”.
Aspetti in cui il tempo sembra diventare qualcosa che si percepisce nella sua interezza, “su un piano che si estendeva, infinito e immobile, in ogni direzione” (pp.88): in sostanza quello che accade anche a un signore di mezza età, che dopo aver incontrato un vecchio amico, aver discusso sulla scienza, sull’idea di viaggiare nel tempo grazie a una meditazione, si ritrova ad assistere un qualcosa “che poteva essere Nazareth, ammesso fosse mai esistito”, testimoniando il racconto di un’annunciazione tutta molto terrena: “Parlarono ancora, mentre intorno la vita continuava con la consueta fatica. La ragazza teneva sempre la testa china; incapace di sostenere il peso di quella rivelazione: ma poi lui la chiamò per nome, solo due sillabe, un battesimo, e fu come lei nascesse una seconda volta” (pp.87).
Se la mente può vivere momenti al limite del misticismo, il corpo, massacrato, ferito, può cambiare la mente e probabilmente l’intera personalità: è quello che succede ad Andrea, ferito al volto dopo aver tentato di soccorrere una donna da un’aggressione. In bilico tra la vita e la morte, letteralmente risorge grazie alle cure mediche. Ma, testimone la moglie, risorge “in un’altra versione”, e tutt’altro che piacevole: “Cosa aveva provato mentre fluttuava in quella dimensione eterea? Che cosa aveva visto o sentito lì fuori? […] Tra lei e suo marito si era infilata la morte: il punto di partenza di qualsiasi riflessione doveva per forza essere quello. Pensò alle meduse che fuggono di fronte al pericolo. La paura era il motore del movimento” (pp.114).
Corpo che, ovviamente, oltre al dolore può procurare un piacere trasgressivo, ma che in certi casi chiede pegno, come capita al “Signor Bovary”; un giovane direttore di banca, classico rappresentante della buona borghesia, sposato, felice, che si fa l’amante. Fin qui niente di nuovo se non fosse che la storia “senza implicazioni” ha una fine letale: un corpo cede improvvisamente e l’altro corpo, in preda al terrore, si avvia a fare i conti con una coscienza forse sopravvissuta, ma comunque abbandonata tra mille interrogativi: “Non so neanche cosa sono io. Appunto: chi sono e chi sono stato. Ho visto tutto, eppure era come se non fossi mai stato veramente lì: nessuna partecipazione, nessuno dei palpiti che avevano scosso quel corpo” (pp.170).
In sostanza i corpi raccontati nella “Meccanica”, per lo più di poveri sconfitti, sono sì preda di attrazioni, prevaricazioni, emozioni, ma soprattutto sono tutti protagonisti di qualcosa di assolutamente imprevedibile. Quel tanto che – accanto alla scrittura di Zardi, che comunica precisione, profondità e semplicità – potrà appassionare il lettore in cerca di una narrazione tutt’altro che banale e ricca di innumerevoli spunti di riflessione. Riflessioni magari proprio inattese e imprevedibili.
Edizione esaminata e brevi note
Paolo Zardi nato a Padova nel 1970, ingegnere, ha esordito nel 2008 con un racconto nell’antologia “Giovani cosmetici” (Sartorio). Successivamente ha pubblicato le raccolte di racconti “Antropometria” (Neo Edizioni, 2010) e “Il giorno che diventammo umani” (Neo Edizioni, 2013), spingendo molti a definirlo il miglior scrittore italiano di racconti vivente. Suoi il romanzo “La felicità esiste” (Alet, 2012) e il romanzo breve “Il Signor Bovary” (Intermezzi, 2014). Ha partecipato a diverse raccolte di racconti (Caratteri Mobili, Piano B, Ratio et Revelatio, Hacca, Psiconline, Galaad, Neo Edizioni) e suoi racconti sono stati pubblicati su Primo Amore, Rivista Inutile e nella rivista Nuovi Argomenti. È il primo autore italiano ad essere stato tradotto e pubblicato dalla rivista Lunch Ticket dell’Università di Antioch (Los Angeles) con il racconto “Sei minuti” in “Antropometria”, con la traduzione di Matilde Colarossi. Cura il blog grafemi.wordpress.com.
Paolo Zardi, “La meccanica dei corpi”, Neo edizioni (collana “Iena”), Castel di Sangro 2023, pp. 170.
Tutti i libri di Zardi in Lankenauta: qui.
Luca Menichetti. Lankenauta, novembre 2023
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